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Nuove figure sanitarie, il disappunto degli Stati Generali Oss: “Non siamo tappabuchi”

Riceviamo e pubblichiamo una nota a cura degli Stati Generali Oss.

In questi giorni stiamo leggendo sui social l’istituzione della nuova figura “assistente per la salute e assistente socio sanitario con funzioni infermieristiche”, che sta suscitando interesse nel settore sanitario e socio sanitario, e il via di Veneto e della Lombardia sul super oss.

Promotori delle due iniziative di legge “assistente per la salute e assistente socio Sanitario”, condivisa dal Deputato De Palma (FI), e dalla Deputata Malavasi (PD) facendole proprie, condividendole in tre C. “compreso, condiviso e concertato”, oggi dobbiamo fare delle riflessioni che dovrebbero indurre la professione oss a dare risposte circa la loro collocazione come professione e il loro consolidamento professionale.

Oggi si parla di evoluzione per l’oss, due proposte di legge “Assistente socio sanitario e assistente per la salute”, due progetti importanti per valorizzare la professione dell’oss, non più a supporto, ma in collaborazione con le sue competenze in autonomia e per contrastare le linee che le regioni stanno mettendo in atto. L’oss si trasforma in una professione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera la sicurezza del paziente, un principio fondamentale della salute, sottolineando come l’assistenza centrata sulla persona sia integrata nell’erogazione di servizi sicuri, ponendo i bisogni delle persone e delle comunità al centro dei sistemi sanitari. Questa prospettiva è diventata sempre più un punto focale nel trattamento assistenziale da parte dell’operatore socio sanitario e deve essere valorizzata la sua professione.

Le varie associazioni oss sostengono ed esaltano le proposte della Regione Veneto e della Regione Lombardia, una formula sull’istituire il super oss (OSSFC) per sopperire le lacune delle strutture RSA che non intendono assumere infermieri. Queste associazioni dovrebbero essere capaci di spiegarci come mai non hanno fatto opposizione come hanno fatto la Federazione Migep e i sindacati, facendo triplicare il consenso a utilizzare l’oss come tappabuchi. In Italia, purtroppo, nessuno è in grado di rispondere ai danni che provocherà questa scelta (nessun contratto economico/giuridico, nessuna assicurazione, semplicemente è un super lavoro con carichi di responsabilità).

Gli operatori socio sanitari devono dare un univoco significato agli Stati Generali della professione oss, al registro unico nazionale, alla certificazione delle competenze, per svolgere al meglio le proprie capacità e competenze nel contesto di esercizio professionale, ma soprattutto, nel dare risposte alle due bozze presentate dal ministro della salute “nuova figura xx” e da quella delle regioni “revisione della formazione oss di base”. La Federazione Migep, pur valutando un buon punto di partenza, ha messo in evidenza tante zone d’ombra, si sta aspettando il testo finale.

In qualsiasi organizzazione l’obiettivo generale, è la responsabilità per essere dei professionisti intellettuali in quanto ruolo giuridico e professionale. L’esercizio professionale richiede il possesso di particolari ed idonei requisiti di formazione culturale, scientifica e tecnica ed è caratterizzato da autonomia decisionale nella determinazione delle modalità di perseguimento dei risultati, nonché dall’assunzione di responsabilità dirette e personali in relazione alle prestazioni svolte. Oggi gli Stati Generali della professione oss spingono sulle due proposte di legge “Assistente socio sanitario e assistente per la salute” e sulla certificazione delle competenze, e non sul super oss o sulla nuova figura XX.

Se così è per le regioni e per le necessità della società di istituire un super oss o la figura XX, ogni professionista deve esserne consapevole e perseguire in modo compiuto il suo contenuto professionale contrastando e dando valore al suo ruolo, rafforzando il registro nazionale, e far in modo di sedersi ai tavoli ministeriali per bloccare quanto sta avvenendo a discapito di questa professione.

I professionisti oss devono pretendere di essere riconosciuti, valorizzati, oggi questa professione è molto trascurata e lasciata alla sensibilità della politica regionale che per tutelare le disfunzioni delle RSA utilizza l’oss come tutto fare, e le associazioni oss appoggiando questi progetti regionali fanno credere a un’evoluzione che non c’è.

Il livello di coinvolgimento emotivo dell’operatore socio sanitario pone questa professione a non rendersi conto che oggi è richiesta un’organizzazione professionale diversa, ignorare questa dimensione, ignorare il registro nazionale, ignorare gli stati generali, ignorare la certificazione delle competenze, significherebbe ridurre l’oss ad applicazione di una tecnica, ad una prestazione di servizi e rimanere nell’area tecnica.  Il professionista oss deve educare il proprio “ stile di pensiero “, lo stile di pensiero è il modo che permette di comunicare, gestire, organizzare, agire, auto valutare, qualcuno la chiama anche “saper essere” o addirittura “personalità”.

Si può avere le stesse capacità e conoscenze di un’altra persona, ma si rimane sempre un individuo unico e particolare nel modo in cui fai quello che fai mettendo nel lavoro qualcosa che non è tuo ma, imposto con grosse responsabilità. Occorrono “Scuole d’istituti socio sanitari“, la pratica dell’oss è un campo così ampio e complesso da rendere difficile l’acquisizione dell’intera gamma di conoscenze e competenze necessarie nei differenti setting assistenziali.

Di conseguenza la specializzazione in un campo è diventata la norma del nursing moderno, dando la possibilità all’operatore socio sanitario di concentrarsi sulla nuova evoluzione che potrà acquisire con “l’assistente socio sanitario e l’assistente per la salute”, acquisizione di abilità specifiche di contesto, necessarie a fornire la migliore assistenza alla persona con la propria autonomia professionale. L’oss deve accelerare una vera trasformazione strutturale, organizzativa e culturale, comprensibile alla sua professione.

Molti colleghi oss, stanno a guardare contando i giorni prima che la tempesta si plachi, e si torni alla normalità, quale normalità? Accadrà presto se non ci sforziamo tutti collettivamente di proseguire la lotta contro il definanziamento in generale, contro i salari da fame, la mancanza di welfare, contro le finte evoluzioni. Un mondo lavorativo in cui i colleghi più deboli si fanno guerra tra loro, anziché fare gruppo, creando così quel clima di omertà in cui i “predatori” fanno quello che vogliono tanto “non sono coesi”. Chi ci rimette? Tutti. Una politica che non trova consensi, gli oss ormai inquieti, disinformati e disinnamorati della professione cercano altro.

Occorre iniziare a parlarne, prendere coscienza e coraggio, la professione oss non può essere lasciata alla deriva e in mano ad associazioni oss non credibili e a una politica che invece di far evolvere la professione, per un fatto economico punta a ribasso e allo sfruttamento, o in mano agli infermieri. Bisogna investire sulla formazione in istituti socio sanitari e sancire il registro nazionale unico e obbligatorio, rafforzare gli Stati Generali della professione oss, questa è la strada maestra per il futuro dell’operatore socio sanitario.

Redazione OssNews24

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