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Sottovalutati e sottopagati: la rivolta silenziosa degli operatori socio-sanitari

In un mondo dove la cura e l’assistenza diventano sempre più centrali, gli operatori socio-sanitari (OSS) svolgono un ruolo fondamentale all’interno delle strutture residenziali assistenziali (RSA) e oltre. Nonostante ciò, la loro figura professionale rimane avvolta in una nebbia di incertezze, con mansioni non chiaramente definite e una retribuzione che non riflette l’importanza del loro lavoro.

Marialuisa De Palo, un’operatrice socio-sanitaria di 53 anni, lavora in una RSA nella provincia di Lodi e porta alla luce la realtà di molti professionisti come lei. Con uno stipendio netto che oscilla tra i 900 € e i 1.100 €, nonostante turni massacranti e l’assenza di festività, gli operatori socio-sanitari si trovano a fronteggiare una professione che richiede dedizione assoluta senza ricevere il giusto riconoscimento.

La questione sollevata da Marialuisa non è solo una questione di equità salariale, ma anche di valorizzazione professionale. La proposta di Bertolaso assumere infermieri dall’estero, sebbene possa sembrare una soluzione immediata, non affronta il problema radicale: la necessità di una formazione definita e accessibile per gli OSS italiani, che permetterebbe loro di acquisire competenze specifiche e di essere adeguatamente retribuiti.

In un paese che ha sempre posto grande enfasi sulla salute e il benessere dei suoi cittadini, è giunto il momento di rivolgere l’attenzione a coloro che sono in prima linea nell’assistenza sanitaria. Gli OSS, come Marialuisa, chiedono di essere ascoltati, di avere la possibilità di crescere professionalmente e di essere compensati in modo giusto per il lavoro vitale che svolgono ogni giorno.

Redazione OssNews24

Fonte: Nurse Times

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