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Oss, quali prospettive per il 2024? Il punto di sindacato SHC e Stati Generali

Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Antonio Squarcella (sindacato SHC) e Loredana Peretto (Stati Generali Professione Oss).

In questo 2023 che sta per finire la professione oss ha fatto i conti con dei cambiamenti dopo due anni di Covid-19; il 2023 ha evidenziato tanti punti di partenza, sono stati proposti diversi disegni di legge; “assistente per la salute – assistente socio sanitario – registro unico nazionale obbligatorio”, confronti con la politica, anche se non si è stati ascoltati fino in fondo, sono punti di entusiasmo e opportunità per iniziare il 2024, intraprendendo un’azione incisiva e concreta per creare il futuro che questa professione merita.

Gli ultimi eventi che hanno creato altri problemi per la categoria ci hanno portato a istituire: ”Gli Stati Generali della professione oss”, a istituire un registro unico nazionale che contribuisce ad arricchire il panorama della professione dell’oss.

Anche se abbiamo provato tante strade, anche senza nessuna esperienza in ambito di crescita, il 2024 ci porterà a sviluppare progetti attuabili che richiedono coesione per respingere gli impatti negativi, e dare risposte alla presa in carico delle persone che hanno bisogno di salute, e si avrà una responsabilità per ottenere dei risultati. Dobbiamo costruire campagne di sensibilizzazione con indagini qualitative alle azioni se vogliamo essere professionisti. E’ evidente, bisogna mettere in risalto la ricchezza e il potenziale della professione oss, in modo da valorizzare e ampliare sul territorio il sostegno di tutti gli oss.

Prima di chiedersi da che parte stare, dobbiamo sapere, dove vogliamo andare. Costruiremo le nostre proposte e valuteremo tutte le proposte che ci saranno poste per una sfida che andrà a coinvolgere tutti gli operatori sociosanitari, per il futuro dell’oss.

Non occorrono bacchette magiche, bisogna focalizzarsi sugli obiettivi, assumersi le responsabilità delle scelte e sui risultati, mettendo in pratica tutto e agire con determinazione. Tuttavia bisogna partire da un aspetto di responsabilità, che deve essere riconosciuta sul piano organizzativo, e la valorizzazione delle competenze, riconoscendo il ruolo socio sanitario e l’area socio sanitaria.

La professione oss, se unita, può farsi promotrice ed essere in grado di anticipare l’esordio e di saper gestire e di saper contenere le conseguenze; prospettive che diventano necessarie per rispondere pienamente alla domanda di salute e verso una professione con esigenze complesse, e non si può continuare guardando al proprio bisogno con assemblee sovrapposte.

Abbiamo una politica che non sostiene gli operatori sociosanitari, che a pari delle altre professioni meritano di essere valorizzate; questo disinteresse non fa altro che dimostrare la volontà di escludere ogni possibile evoluzione nei confronti di questa professione.

Il 2023 non è sicuramente stato un anno facile per l’operatore socio sanitario, né tanto meno la politica non ha preso posizione per questa professione. Anno in cui comunque abbiamo imparato alcune lezioni importanti, tra queste sicuramente il confronto, che ha messo in luce diversi punti di opposizione, rilevando prospettive non in grado di contenere la gestione del cambiamento per la professione dell’operatore socio sanitario.

Prima del Covid il consenso era unanime, dopo una serie di aggressivi atteggiamenti da parte della politica è venuto a mancare per “prevaricazione”. Il confronto è venuto meno anche con la categoria essendo prevenuta e nel voler essere “leader” attraverso “presunzioni e arroganza di se stessi”, rimanendo attaccati a pensieri o sensazioni che non riescono a sganciarsi con facilità, creando una guerra fredda tra gli stessi oss.

Nel corso del 2023 la categoria ha perso attenzione e generatività disconoscendo le richieste e le nuove prospettive che si stanno evocando, attraverso nuove prospettive di un cambiamento non più rimandabile. A spingere la crescita dell’operatore socio sanitario sicuramente sono i nuovi setting d’assistenza e la sanità digitale e un mercato del lavoro che ha aumentato la richiesta di personale per sostituire gli infermieri; il tutto condito da un settore privato flessibile e dinamico che oggi si trova in difficoltà per la mancanza di infermieri.

Guardando al 2024, la dinamica della carenza infermieristica tornerà a contare perché, ci piaccia o no, viviamo in un’epoca modellata da forze macro fuori misura, massicci deficit contrattuali. La lista potrebbe continuare pur prestando attenzione alle metriche tradizionali della politica, anche ai mega forze macro all’opera.

Da tempo sosteniamo che un investimento di successo per l’oss dipende dal mantenere un approccio bilanciato, disciplinato e diversificato nella costruzione degli otto principi per l’oss: (dignità professionale, contratto coerente con lo sviluppo della professione, valorizzazione del ruolo socio sanitario, potenzialità della professione nei contratti, valorizzazione economica tra privato e pubblico con il giusto riconoscimento della responsabilità, pari opportunità professionali per la loro attività nel ruolo socio sanitario, valorizzazione della professione attraverso il registro unico nazionale obbligatorio, salario minimo).

Gli oss sono da sostenere, ma senza la coesione, sotto un registro nazionale unico diventa difficile, perché viene a mancare l’identità che non fa assumere il ruolo attivo. Questa professione non cresce, non riesce a evolversi perché con l’assistenza di base si trasforma in un grande pozzo di competenze con maggior responsabilità e scarso riconoscimento. La Fnopi sta mantenendo la gerarchia della figura infermieristica ponendo di non procedere all’inserimento nel sistema di altre sovra categorie che possano generare solo confusione nei ruoli.

Nulla è previsto per il fenomeno delle inidoneità formative per disporre gli operatori ad aggiornamenti con competenze. Se l’obbligo è comune anche i mezzi per assolverlo devono essere identici. Questa volta è diverso, le regioni impongono una figura per tamponare la carenza infermieristica creando il super oss; super oss in assistenza sanitaria senza riconoscimento economico – professionale – giuridico e senza assicurazione con maggior responsabilità professionale (sempre come operatore d’interesse sanitario e sempre area tecnica).

La molla non è mai scattata completamente però, una popolazione in età lavorativa in declino, crescente disoccupazione giovanile, calo sulle assunzioni, ha fatto sì che la categoria si confrontasse con una grande muraglia di preoccupazioni circa la futura crescita economica.

Il modello di crescita guidato dai vari leader oss dovrà quindi essere rivisto. Se gli oss hanno imparato qualcosa quest’anno e riconoscono i nostri impegni in direzione dei loro obiettivi, nulla impedirà di realizzare i progetti. E’ per questo, che sono stati istituiti gli stati generali della professione oss, un progetto per integrare l’essenziale e la ricchezza della professione, nel sapere e per valorizzarla dal sistema esistente disperso nel social.

Un organo politico per far fronte alla criticità della categoria, raccogliendo il consenso delle lamentele e delle proposte, elaborando o disegnando iniziative da sottoporre alla federazione migep e shc, conducendo campagne che dovranno rispondere ai bisogni della professione con approfondimenti sulla politica, sulla criticità, sui progetti, come il registro nazionale.

Tuttavia, le politiche incentrate hanno relegato l’operatore socio sanitario a una preparazione destinata solo all’assistenza tecnica di base, che lo relega alla figura di ausiliario, con competenze espressamente infermieristiche, utilizzato per risparmiare e sfruttarlo. Così l’incertezza continua sulle prospettive di crescita della professione oss.

Noi non ci fermiamo, andremo avanti per ottenere il valore formativo dei saperi, anche se davvero facciamo fatica a pensare cosa manchi e non abbiamo segnali dalla categoria di azioni importanti che permettano la consolidazione e ulteriormente il rafforzamento, anche se presto, ci sarà un numero sempre crescente di criticità e lamentele. Bisogna ripartire attraverso il registro nazionale.

Il nostro obiettivo è di far crescere questa professione, e sarà necessario il contributo di chi vorrà costruire un tempo nuovo, una nuova forza, e il modello di crescita potrebbe concentrarsi sul registro unico nazionale e qualunque cosa si pensi, come federazione migep, come sindacato di categoria SHC attraverso gli stati generali incoraggeremo gli operatori sociosanitari a condividere come priorità i modelli di crescita professionale per passare all’azione, e impegnarsi. Questa dovrebbe essere la chiave per ottenere risultati concreti e duraturi. 

Il periodo in cui non c’erano scelte alle azioni sembra essere alle spalle. Il 2024 offre l’opportunità dopo un lungo sonno.

Redazione OssNews24

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