Formazione

L’OSS e la Pulizia, Disinfezione, Sterilizzazione delle apparecchiature, delle attrezzature sanitarie e dei dispositivi medici

Per attività di pulizia, disinfezione e sterilizzazione posta a carico dell’ operatore socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria si riferiscono tutte quelle attività che complessivamente hanno come finalità l’igiene dell’ambiente in cui soggiorna l’assistito e degli strumenti utilizzati in ambito sanitario.

Tuttavia vi sono alcune attività che competono all’operatore socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria che riguardano, le apparecchiature, attrezzature e i dispositivi medici che vengono normalmente utilizzati per le pratiche sanitarie rivolte al paziente. La finalità principale di queste attività che consistono in:

  • Pulizia;
  • Disinfezione;
  • Sterilizzazione

Queste procedure consentono di prevenire il cosiddetto rischio biologico che si determina, a carico dell’operatore o dell’assistito allorché, vi sia contatto, di solito accidentale, con materiali biologici (Sangue, feci, liquidi organici in genere, espettorato).

Per evitare ciò occorre assumere:

  • Misure di cautela (cd. Misure barriera);
  • Comportamenti adeguati secondo presi protocolli in uso;
  • Misure di pulizia e sterilizzazione di tutti i prodotti sanitari.

L’OSS e la procedura della Sterilizzazione

Il processo di sterilizzazione è finalizzato a creare le condizioni di aspesi indispensabili per la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere. Con Direttiva Europea 93/42, recepita in Italia con il D.Lgs. 46/1997, si è posto a carico dell’operatore sanitario la responsabilità di svolgere autonomamente tutte le fasi del processo di sterilizzazione delle apparecchiature e delle attrezzature sanitarie e dei presidi e dispositivi in uso nelle diverse pratiche assistenziali al paziente.

Secondo la Direttiva, il processo di sterilizzazione deve essere convalidato da una serie di controlli fisici, chimici, chimici, biologici previsti dai protocolli in uso e registrato in un apposito registro disponibile. Tale documentazione deve essere conservata, ai fini di legge, per 5 anni.

I requisiti per i dispositivi medici che recano l’indicazione <<sterile>> sono contenuti nella norma UNI EN556-1:2002 che, richiamandosi alla UNI EN ISO 9001:2000 e seguita dalla UNI EN ISO 13485:2004, fa riferimento per i requisiti di convalida e per i controlli sistematici dei processi di sterilizzazione alle norme tecniche armonizzate EN e ISO. Essa stabilisce per la prima volta i requisiti generali degli agenti sterilizzati e lo sviluppo di un processo di sterilizzazione per dispositivi (che è<<speciale>> perché il risultato non può essere verificato da un’altra prova sul prodotto.)

Tale norma è destinata sia ai produttori che agli utilizzatori di sistemi di sterilizzazione in ambiente sanitario per i quali non esistono Standard Internazionali. In seguito le norme EN sono state gradualmente sostituiti dalle norme EN ISO, ad es, la n, 17664, relativa alle indicazioni fornite dal fabbricante per i processi dispositivi medici risterilizzati. Il principio fondamentale è che il materiale sterile venga separato ad quello non sterile, cosicché nell’organizzazione distributiva è necessario che il percorso di sterilizzazione si svolga progressivamente dalla zona sporca a quella pulita, in modo da non creare sovrapposizioni di percorso.

Il materiale sporco deve pervenire alla centrale in un punto determinato per la raccolta, passando poi nella linea di produzione per il trattamento di decontaminazioni, lavaggio, risciacquo e asciugatura. La fase di confezionamento deve essere possibilmente effettuata in una zona protetta, onde evitare la ricontaminazione del materiale.

Il dispositivo medico, una volta confezionato, va prima messo in autoclave dalla zona pulita, poi raccolto alla fine del ciclo di sterilizzazione e infine, dopo un adeguato tempo di raffreddamento, trasportato nella zona di stoccaggio del materiale.

Il processo di sterilizzazione si svolge secondo le seguenti fasi:

  • Raccolta;
  • Decontaminazione, intesa come la procedura volta a ridurre la carica microbica;
  • Pulizia Manuale (lavaggio e risciacquo), fase nella quale il materiale riutilizzabile deve essere accuratamente lavato in tutte le sue parti. Nell’eseguire tale fase l’operatore deve indossare i seguenti mezzi protettivi:
  • Camici,
  • Grembiule,
  • Impermeabile,
  • Guanti di tipo domestico,
  • Mascherina monouso,
  • Occhiali,
  • Visiera di protezione;
  • Asciugatura: Il materiale lavato deve essere accuratamente asciugato perché la presenza di acqua residua nello stesso può comprometter il processo di sterilizzazione del vapore;
  • Controllo:del materiale che si integro e funzionante;
  • Confezionamento: Prima di provvedere in tal senso l’operatore deve accertarsi che il materiale sia pulito, integro e asciutto, magari anche provvedendo a smontarlo, quanto composto da più parti separabili;
  • Posizionamento nell’apparecchiatura di sterilizzazione: Delle confezioni di presidi da sterilizzare. Tali confezioni devono essere identificabili tramite un codice composto da un numero, una data di sterilizzazione e un numero di ciclo di sterilizzazione;
  • Sterilizzazione secondo le diverse tecniche d’uso:
  • Sterilizzazione con vapore saturo (Il più usato negli ospedali);
  • Sterilizzazione con l’acido par acetico invece consente di effettuare una sterilizzazione rapida per tutti i dispositivi termolabili, immergibili;
  • Stoccaggio: Il materiale deve essere conservato preferibilmente in armadi chiusi in un ambiente pulito ad umidità e temperatura controllate.

Decontaminazione

E’ l’operazione che precede la detersione vera e propria del dispositivo e ha lo scopo di ridurre il rischio di contaminazione con materiale potenzialmente infetto, costituendo una protezione per l’operatore. Il D.M. Sanità 28 settembre 1990 (recante Norme di potenziamento del contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private), in riferimento alle norme di protezione del contagio professionale da HIV, precisa che i presidi riutilizzabili, una volta adoperati, devono essere immersi immediatamente in un disinfettante chimico di riconosciuta efficacia sull’HIV prima delle operazioni di smontaggio o pulizia, da effettuarsi come preparazione per la sterilizzazione.

In particolare la decontaminazione viene effettuata immergendo i presidi in una soluzione contente agenti chimici, in modo che il materiale organico, insieme col suo carico microbico, entri in soluzione senza che l’operatore lo manipoli direttamente. Affinché la procedura di decontaminazione risulti efficace è necessario che gli strumenti più complessi vengono smontati o aperti, per quanto possibile, prima di essere immersi, assicurandosi che le strutture cave siano pervie.

Dopo la decontaminazione i dispositivi medici devono essere risciacquati per allontanare le sostanze organiche evidenti in maniera macroscopica, a meno che i dispositivi non siano destinati alla detersione meccanica con acqua fredda. In tale evenienza la procedura di prelavaggio deve essere effettuata in un ambiente o spazio dedicato, diverso da quello destinato alla detersione.

L’OSS e lo svolgimento della procedura di Disinfezione

La disinfezione il processo attraverso cui si ottiene la distruzione di microrganismi patogeni quali virus, funghi, etc. presenti in determinati ambienti o su taluni substrati. Può essere attuata attraverso mezzi fisici (calore, raggi UV, ultrasuoni) o chimici (acidi, alcoli, aldeidi), ma in ogni caso va praticata sui materiali precedentemente detersi, in quanto cariche microbiche elevate potrebbero interferire con l’efficacia del disinfettante.

Premesso che la scelta del disinfettante da utilizzare non è affatto semplice, anche in virtù delle differenti caratteristiche e proprietà specifiche dei vari prodotti disponibili sul mercato, si può comunque affermare che il disinfettante ideale è quello che:

  • Distrugge rapidamente e in maniera certa i germi patogeni;
  • Non altera l’oggetto, la superficie, il materiale da disinfettare;
  •  non è tossico né pericoloso per l’uomo;
  •  È poco costoso e facile da utilizzare.

Sulla confezione devono esser riportante tutte le informazioni concernenti i fattori che potrebbero condizionare l’efficacia del prodotto: la concentrazione, il tempo di contatto e d’azione, le specie microbiche per le quali è attivo, le sostanze che lo inattivano.

Vale la pena attenersi sempre alle seguenti indicazioni:

  • ogni disinfezione deve essere preceduta da pulizia e detersione, in quanto lo sporto impedisce il contatto diretto con il microrganismo e ne pregiudica l’efficacia;
  • I disinfettanti possono essere contaminati, specialmente quelli in soluzione acquose;
  • Le soluzioni acquose vanno impiegate entro e non oltre dieci giorni dalla preparazione;
  • I contenitori devono essere sempre ben chiusi e sigillati con il tappo;
  • La bocca del contenitore non deve mai venire a contatto con le mani o con altri materiali:
  • Le soluzioni non vanno mai travasate in contenitori diversi da quelli in cui sono state confezionate;
  • Le soluzioni vanno diluite solo con acqua sterile.

La disinfezione viene effettuata con l’impiego di mezzi fisici e chimici, definiti disinfettanti.

I disinfettanti fisici sono:

  • La luce;
  • Il calore;
  • Il freddo

La luce, e in particolare i raggi ultravioletti, esercitano azione disinfettante e vengono usati per potabilizzare l’acqua, il latte etc. Il calore rappresenta il mezzo fisico di disinfezione di maggiore applicazione e efficacia.

Il calore viene utilizzato in vari modi e sotto varie forme:

  • L’incenerimento, che viene usato su oggetti di poco valore come paglia, letame, stramaglia, carta, medicinali non recuperabili;
  • L’arroventamento, cui si ricorre per disinfettare arnesi metallici, sospendendoli alla fiamma per qualche minuto o, sottoponendo ala fiamma muri screpolati dove si annidano germi patogeni;
  • Il calore secco, utilizzato per la disinfezione di arnesi metallici o di vetro, come oggetti di laboratorio, resistenti ad alte temperature o contaminati solo in superficie;
  • Il calore umido; che viene utilizzato nelle stufe per la profilassi delle malattie della specie umana, negli ospedali, negli ambulatori etc.
  • Il freddo, invece, viene utilizzato generalmente per bloccare ed ostacolare il ciclo vitale dei microrganismi responsabili della decomposizione delle sostanze ( si pensi ad esempio al procedimento di surgelazione dei prodotti alimentari).

La disinfezione con mezzi chimici viene praticata attraverso l’utilizzazione di sostanze chimiche dotate di potere disinfettante.

Le principali sono:

  • Acido cloridrico: in soluzione all 1%, si adopera per la disinfezione di frutta e ortaggi che vengono consumati crudi;
  • Acido Solforico: si adopera puro per la distruzione di carogne di animali infetti che vengono completamente disgregate;
  • Soda Caustica: in soluzione 10%, si usa per pulire superfici molto sporche e agisce nei confronti dei virus e dei batteri;
  • Latte di calce: Si ottiene aggiungendo ad un Kg di calce viva 4-5 litri d’acqua e mescolando in modo da ottenere una sospensione lattescente. Si usa per la disinfezione di pavimenti, pareti, pozzi neri;
  • Sublimato corrosivo (bicloruro di mercurio): disinfettante molto efficace contro i batteri, ma estremamente pericoloso perché tossico per l’uomo. Si usa in soluzioni basse (1%- 3%) e corrode metalli e vernici metalliche;
  • Cloruro di calce: Si usa per la disinfezione di stalle, pavimenti rustici etc (Soluzione: 1Kg, di prodotto in 5 litri d’acqua);
  • Cloro: Adoperato per purificare le acque;
  • Tintura di iodio: Si adopera per usi medico- chirurgici;
  • Acqua ossigenata: si usa per la disinfezione di ferite profonde, sporche di terriccio;
  • Sali quaternari di ammonio: Efficaci vero batteri, virus, spore, muffe, funghi, etc. Sono largamente impiegati perché non sono tossici e non danneggiano gli organismi viventi;
  • Essenze vegetali: Hanno potere disinfettante e decolorante. Frale più note ricordiamo l’essenza di bergamotto, di limone, di menta, di timo etc.

La disinfezione gassosa si base sull’impiego di sostanze come il cloro, il bromo, l’anidride solforica e soprattutto la formaldeide. Si tratta di un gas ad azione disinfettante che si ottiene riscaldando formalina mista ad acqua, in apposite caldaie di rame (cd. Apparecchi di Breslavia).

La disinfezione gassosa formaldeide è indicata:

  • Per la disinfezione terminale dell’ambiente in cui ha soggiornato un ammalato;
  • Per la disinfezione di oggetti indicati che verrebbero danneggiati se sottoposti ad altri sistemi di disinfezione.

La disinfestazione

Sono attività di disinfezione quelle che riguardano il complesso dei procedimenti e operazioni atti a distruggere piccoli animali, in particolare artropodi, sia perché parassiti, vettori o riserve di agenti infettivi, sia perché molesti e specie vegetali non desiderate. La disinfezione può essere integrale se rivolta a tutte le specie infestanti ovvero mirata se rivolta a singola specie

I disinfestanti  si classificano in relazione alle proprietà da essi posseduti e al loro spettro d’azione in:

  • Insetticidi, che agiscono contro gli insetti;
  • Larvicidi, che agiscono contro le larve degli insetti e dei parassiti;
  • Acaricidi, impiegati nella distruzione degli acari (parassiti microscopici responsabili della scabbia dell’uomo, delle rogne degli animali etc.);
  • Antielmintici, che esplicano azione tossica nei confronti degli elminti (parassiti intestinali dell’uomo e degli animali etc);
  • Ixodicidi, usati per la distruzione delle zecche.

I disinfestanti comunemente usati sono: il dicloro difenil tricloroetano (D.D.T.), i derivati degli esteri fosforici (Malathion, Parathion, Diazionone Baytex), l’estatto di piretro, i disinfestanti appartenenti al gruppo dei carbammati (Isolone, Pyrolan,Dimetilan), dei ciclodeni (Octaklor) e dello esaclorocicloesano

(Gammensano e Lindano).

Si distinguono, generalmente, diverse forme di disinfestazione in relazione alla specie di insetto o di animale da abbattere e ai disinfestanti impiegati. Sono attività di derattizzazione quelle che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a determinare o la distruzione completa oppure la riduzione del numero della popolazione dei ratti o dei topi al disotto di una certa soglia.

La derattizzazione può essere effettuata con mezzi meccanici o con mezzi chimici. Il mezzo meccanico di lotta ratticida di più vato uso e rappresentato dalla trappola, mentre la lotta con mezzi chimici si basa sull’impiego di gas tossici (acido cianidrico, anidride solforosa, ossido di carbonio etc.) o di sostanze venefiche da ingestione che vengono somministrate ai topi mediante <<esche>>.

I veleni da ingestione maggiormente usati sono:

  • L’anidride arseniosa,
  • Il carbonato di bario,
  • Il fosfuro di zinco,
  • Il solfato di tallio,
  • L’idrossicumarina

La mosca è uno dei principali veicoli di inquinamento e di infezione per l’uomo e per gli animali quando trasporta batteri e virus responsabili di malattie quali:

  • La dissenteria bacillare,
  • La dissenteria estiva,
  • Il tifo,
  • L’idrossicumarina

Da quanto detto appare evidente l’importanza che assume la lotta alle mosche e alle sue larve nella profilassi delle malattie infettive. La lotta alle larve si pratica cospargendo con calce viva, latte di calce o creolina i cumuli di spazzatura e di letame s cui la mosca deposita le proprie uova. L’insetto viene, invece, eliminato con l’impiego di mezzi meccanici (reticelle alle finestre, protezione delle derrate alimentari) o di preparati chimici tossici quali.

  • dimetil-dicloro-vinilfosfato,
  • dimetil-triclorofenil-trifostato,
  • il malathion,
  • il dimethoate,
  • l’accothion,
  • dithional.

Per la distruzione degli scarafaggi si adopera generalmente il fenoruro di sodio che agisce per ingestione. Si può fare ricorso, in alternativa, alle fumigazioni con l’impiego di acido cianidrico o anidride solforosa. Sempre efficace è, inoltre, l’uso di mezzi meccanici quali le trappole o l’eliminazione dei rifugi e dei nascondigli utilizzati dall’insetto.

Per la disinfezione dei pidocchi e delle relative uova che infestano indumenti e ambienti si fa ricorso all’impiego di speciali stufe che asciugano e surriscaldano l’aria. Per distruggere, invece, i pidocchi del cuoio capelluto (pediculosi) sono attualmente in commercio particolari shampoo e polveri aspersorie di sicura efficacia.

Per l’eliminazione delle pulci e delle loro uova si impiegano i gas tossici (acido cianidrico e cloruro di cianogeno). La distruzione delle larve negli ambienti infestati si ottiene allargando i pavimenti, oppure cospargendo naftalina in scaglie e lasciandovela almeno per dodici ore, oppure irrorando e nebulizzando esteri fosforici.

La lotta contro le zanzare viene praticata tradizionalmente con strumenti meccanici (zanzariere, reti protettive) o mediante cospargendo sulla cute preparati ad azione repellente e fumigazioni (zampirone).

Nel caso di infestazioni massicce si ricorso ai mezzi chimici tra cui ricordiamo:

  • Il verde di Parigi (o acetiarsenicato di rame) che, in una miscela all’ 1% di polvere inerte, viene cosparso sulla superficie delle acque stagnanti;
  • Gli insetticidi, a base di DDT e di estratti di piretro.

Redazione OssNews25

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