Piemonte

Il 30 settembre riapre l’Accademia di Medicina di Torino

L’Accademia di Medicina di Torino riprende il 30 settembre alle ore 17.30, dopo una lunga pausa imposta dalla pandemia; le sue riunioni periodiche di aggiornamento scientifico aperte a tutti, nell’aula magna di via Po 18, con possibilità di seguire a distanza la conferenza collegandosi al sito

“Le terapie cellulari” è il tema dell’incontro che, introdotto da Giovanni Camussi, professore di nefrologia dell’Università di Torino, verrà sviluppato da Benedetto Bruno, responsabile dell’Unità di trapianto di midollo del Reparto di Ematologia delle Molinette e da Franca Fagioli, Professoressa di Pediatria dell’Università di Torino e Direttore del Laboratorio del Centro Trapianti di Cellule staminali e Terapia Cellulare dell’Ospedale Regina Margherita. 

L’argomento trattato è molto innovativo in quanto le terapie cellulari si sono dimostrate in grado di offrire ottime opportunità terapeutiche in molti tumori, soprattutto del sangue, utilizzando preparazioni di cellule o di tessuti che, opportunamente manipolati in laboratorio, hanno mostrato una straordinaria efficacia.

Lo studio

In relazione ai benefici effetti della Vitamina D nel contrastare gli effetti della  pandemia COVID-19 recentemente sono stati pubblicati alcuni studi che  confermano l’ipotesi diffusa nel marzo scorso da Giancarlo Isaia e da Enzo Medico, dell’Accademia di Medicina e dell’Università di Torino,  e pubblicata successivamente anche su Aging in  Clinical and Experimental Resarch (ACER).

In particolare, uno studio randomizzato in aperto condotto all’Ospedale  Universitario di Cordoba (Spagna) e di prossima pubblicazione, ma già  disponibile on line, sulla rivista “The Journal of Steroid Biochemistry and  Molecular Biology” , ha  dimostrato che la somministrazione di elevate dosi di calcifediolo (il metabolita  idrossilato della Vitamina D) è in grado di ridurre significativamente il numero di  pazienti affetti da Coronavirus che hanno successivamente manifestato  importanti complicanze, tali da richiedere il loro ricovero in rianimazione: 76  pazienti, tutti sottoposti a trattamento con idrossiclorochina secondo il protocollo  standard, sono stati suddivisi in due gruppi e 50 di essi sono stati trattati con  calcifediolo, mentre nei restanti 26 pazienti tale farmaco non è stato  somministrato: i risultati hanno dimostrato una differenza molto significativa fra  i due gruppi, segnatamente in ordine alla comparsa di complicanze importanti  della malattia, in quanto fra pazienti trattati con calcifediolo, solo il 2% ha dovuto  poi essere ricoverato in terapia intensiva, a fronte del 50% dei pazienti che non  avevano ricevuto il trattamento. 

Lo studio, che richiede ulteriori conferme su un più elevato numero di pazienti,  mostra che la Vitamina D è in grado di ridurre la comparsa delle maggiori  complicanze della malattia e pertanto suggerisce l’opportunità della sua  somministrazione in tutti i pazienti con COVID-19. 

Redazione InfoNurse

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