“La sfida di oss e assistente infermiere: il 5 luglio entra in vigore la riforma che mette a repentaglio la loro professione”
Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Angelo Minghetti (Federazione Migep), Antonio Squarcella (SHC OSS) e Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss).
Dopo la firma del contratto 2022-2024 presentato come una riforma necessaria per gli 850 mila lavoratori del comparto, il Governo ha ufficializzato attraverso la gazzetta ufficiale n 142 del 21 giugno 2025 con un DPCM l’istituzione della nuova figura dell’assistente infermiere (AI), in attuazione dell’accordo siglato con le Regioni il 3 ottobre 2024.
La creazione della figura dell’assistente infermiere, senza una cornice normativa chiara né una solida copertura assicurativa ed economica così come posta dall’accordo siglato con le regioni, e legalizzata dal contratto di lavoro e dal DPCM, mette a repentaglio sia la figura dell’ e la stessa esistenza dell’oss, creando un vuoto regolamentare che lascia sia gli oss che la nuova figura soli, esposti a responsabilità gravi in un contesto sempre più caotico e disomogeneo sia a livello normativo e amministrativo.
Questa nuova figura nasce in un modello confuso, va a rimodernare la vecchia figura dell’ infermiere generico, senza garanzie come risposta alla cronaca carenza di personale infermieristico, ma si presenta sin da subito priva di una chiara definizione di ruoli, competenze e tutele trascinandosi dietro tutte le funzionalità dell’oss.
Le Regioni e le Aziende con autonomia totale, potranno ora organizzare percorsi formativi disomogenei, creando un sistema formativo nazionale frammentato con ulteriore disuguaglianze anche economiche. La privatizzazione della formazione, rischia di aggravare un sistema già fragile e disorganico.
È evidente che molte aziende useranno questa riforma per legalizzare prassi già in atto, come l’istituzione dell’oss strumentista in sala operatoria, e chissà quale altre specialità, senza assicurazione e senza compensi adeguati. Anche nelle Rsa, nelle cooperative, nei servizi ADI, dove gli oss già svolgono mansioni non di loro pertinenza per coprire la carenza infermieristica, l’istituzione dell’AI verrà vista e usata per ratificare una realtà distorta, in cui la riduzione dei costi viene prima della qualità dell’assistenza, risolvendo anche la non assunzione degli infermieri.
Cosa succederà? Gli oss saranno ridotti a un mero strumento di risparmio economico, senza alcuna tutela e senza alcun futuro, l’assistente infermiere sarà costretta a subire carichi di lavoro sempre più pesanti, senza alcuna garanzia di copertura economica e giuridica e ammnistrativa.
Gli oss, inoltre sono convinti che l’evoluzione dell’assistente infermiere sarà possibile col tempo attraverso i contratti. Ma il tempo, in questo caso, significa anni di bassi salari e di precarietà. Fino al 2030, infatti, la finanziaria ha stabilito i costi contrattuali per i lavoratori, senza alcuna possibilità di aumento reale.
Il nuovo contratto non garantisce né progressione economica né sviluppo professionale, spingendo l’oss verso un pericolo svuotamento professionale, un allontanamento da un riconoscimento strutturato. Ma c’è un altro problema, più profondo e più grave, l’assistente infermiere, non è riconosciuta come categoria a sé, è collocato allo stesso livello dell’oss “operatore di interesse sanitario legge 43/2006 art 1 comma 2 e riconducibile ai profili professionali socio sanitario. (vuol dire che rimane oss incaricato delle attività dell’assistente infermiere). Non essendoci chiarezza sulla definizione rimane sempre un operatore tecnico. Questa mancanza di riconoscimento ufficiale andrà a creare problemi gravi alla nuova figura nel sistema assistenziale.
Inoltre, la creazione di nuove figure professionali, come l’assistente infermiere aggrava la situazione, manca, un piano di integrazione strutturato e ben delineato, il contratto, il DPCM, l’accordo Stato-Regioni, infatti, non ha definito lo stipendio di base, né sono stati stanziati fondi specifici per la sua formazione e l’integrazione nel sistema sanitario. Non si intravede alcun riconoscimento.
Non s’intravede una revisione delle piante organiche, non c’è una chiara quantificazione del fabbisogno. Le Regioni non hanno mai attribuito una specifica valenza numerica; quanti oss, quanti infermieri sono necessari. Oggi, con il DPCM bisogna valutare quanti assistenti infermieri, quanti oss e quanti infermieri sono necessari.
Questo porterà difficoltà nel far accettare l’aumento dell’organico e reperire le risorse da destinare, poiché da una parte si decide di aumentare l’organico, dall’altra di ridurla e subito si manifestano innumerevoli opposizioni e sarà difficile correggere tali storture su un difetto di organizzazione e di risorse economiche, dove verrà redistribuito l’organico esistente in proporzione ai carichi di lavoro effettivi, attribuendo una forza lavoro tale da garantire il medesimo rapporto tra carico di lavoro e personale che si ha, a costo zero.
Se dovesse partire la formazione, la difficoltà e come tutelare questa figura. Necessita una programmazione uniforme su scala nazionale, chiarezza delle competenze e sui limiti operativi, una qualità nell’offerta formativa, una tutela contrattuale delle figure coinvolte, una definizione di uno schema formativo rigoroso e accreditato con adeguati standard di qualità.
Un’analisi e un dialogo congiunto con le parti sociali e professionali, inclusi i rappresentanti degli oss. Inoltre, manca il rispetto dei vincoli normativi europei e nazionali, in particolare per quanto concerne la proporzionalità, la coerenza con la Direttiva 2013/55/UE e il quadro delle professioni sanitarie riconosciute. Senza queste garanzie, il rischio è quello di produrre una figura instabile, destinata a rimanere marginale, esposta a sovraccarichi di lavoro e responsabilità senza diritti proporzionali.
Il dibattito tra i lavoratori, è acceso. C’è chi spera in un’evoluzione professionale, in un riconoscimento retributivo. Altri vedono solo un aumento di responsabilità senza contropartite.
Molti si chiedono, che fine farà l’oss con la terza S? Questa figura andrà in pensione, verrà assorbita gradualmente dall’assistente infermiere. Una prospettiva triste che deve far riflettere sul nostro sistema sanitario. Un sistema che sembra sempre più orientato verso la riduzione dei costi e la riduzione della qualità dei servizi. La storia dell’Ota ci insegna che la cancellazione di una figura può avvenire nel silenzio generale e nell’illusione del progresso. Se non si reagisce ora, la fine dell’oss come professione è solo questione di tempo.
La verità è che oggi gli oss si trovano di fronte a un bivio: accettare passivamente un contratto e un DPCM che non garantisce alcuna tutela, alcun futuro, oppure iniziare una mobilitazione vera per difendere la professione e migliorare? La realtà che sia l’oss che l’assistente infermiere sono stati mercificati, ridotti a un metro di misura per il risparmio economico.
Gli oss non hanno capito, o forse non vogliono capire, che la loro esistenza è stata messa a repentaglio. È tempo di svegliarsi, di reagire e di lottare a questa riforma devastante per l’assistente infermiere e per l’oss, e di costruire una professione più giusto e più equo per tutti.
Non è più tempo di parole, è tempo di fatti. Gli oss non possono farsi la guerra tra loro, né rassegnarsi a essere considerati una professione di serie B. Ma, soprattutto, non serve creare varianti di oss di cui non hanno specifica formazione e riconoscimenti economici e giuridici.
Se si vuole creare varianti di oss, bisogna creare un sistema di carriera più chiaro e più equo, con riconoscimenti adeguati alle loro competenze e responsabilità. In questo modo, potremo riconoscere il valore e il contributo di questi professionisti e garantire loro un futuro più sicuro e più dignitoso, definendo con chiarezza i compiti e le responsabilità per evitare sovramansionamento e sfruttamento.
Siamo stati accusati di manipolazione, senza che nessuno si sia reso conto che la vera manipolazione avverrà proprio da questo DPCM, dal contratto, dagli infermieri e dai politici che lo hanno voluto. Una manipolazione dei fatti, una manipolazione delle parole, una manipolazione delle conoscenze.
Abbiamo sempre cercato di far capire che la creazione di una figura intermedia ha senso solo se nasce da una reale volontà di valorizzare le competenze, non da esigenze di risparmio. Abbiamo presentato anche delle proposte di legge in merito, dove l’oss e la nuova figura veniva slegato dagli infermieri con propria crescita professionale.
Ponendo la creazione di una figura intermedia, seria con un passo fondamentale verso la costruzione di un professionista, riconoscendone il valore e il contributo professionale in un futuro dignitoso. Ma sono ferme nei cassetti della politica, una politica che ha accolto solo il progetto, modificandolo a loro compiacimento. Sarà difficile tornare in dietro. Se si vuole veramente far evolvere il ruolo dell’oss, bisogna farlo con dignità, formazione certificata e tutele contrattuali.
L’ASSISTENTE INFERMIERE RISOLVERA’ LA CARENZA DI INFERMIERI? O SARA’ SOLO L’ENNESIMO CEROTTO SU UNA FERITA CHE AVREBBE BISOGNO DI CURE PROFONDE E STRUTTURALI?
L’assistente infermiere rischia di rimanere un ibrido professionale, senza identità, tutele o rappresentanza reale. Noi non ci arrendiamo, continueremo a lottare per i diritti degli oss e dell’AI. Cercheremo di rappresentarli e di tutelarli al meglio. Continueremo a denunciare le incongruenze e le difficoltà di questa riforma. E continueremo a cercare soluzioni per costruire un sistema sanitario più giusto e più equo per tutti. Continueremo a chiedere ai politici e ai decisori che hanno voluto questa riforma, risposte chiare, risposte oneste, risposte che non nascondono la verità.
È tempo di smettere di trattare gli oss come una professione di serie B, è tempo di riconoscere il loro valore e il loro contributo al sistema sanitario italiano. Il Governo e le parti sociali devono prendere atto della situazione e agire diversamente per garantire agli oss un futuro più sicuro e più dignitoso.
Redazione OssNews24
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