L’operatore socio-sanitario e la paura di diventare professionista: la sfida degli Stati Generali Oss
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma di Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss).
C’è una paura silenziosa che attraversa la categoria degli operatori socio-sanitari: la paura di diventare veri professionisti della salute. Una paura che non nasce dall’incapacità, ma da un sistema che per anni ha abituato l’oss a occupare un ruolo subalterno, a eseguire senza decidere, a servire senza rappresentare. È una paura culturale, collettiva, che ha trasformato la rassegnazione in normalità e l’obbedienza in virtù, restando imprigionati in un paradigma di dipendenza.
Una percentuale molto alta di oss preferiscono, spesso inconsciamente, rifugiarsi nella sicurezza dello sfruttamento, accettando figure ambigue e ibride che promettono evoluzione ma in realtà perpetuano subordinazione. Si chiamano “assistenti infermieri”, “oss specializzati”, “ausiliari potenziati”: etichette diverse per un unico risultato frammentare la categoria e indebolirne la forza collettiva.
Questa condizione di sudditanza culturale rappresenta oggi la principale criticità politica che frena l’evoluzione dell’oss in Italia. Non è la mancanza di competenze, né l’assenza di percorsi formativi adeguati, ma la mancata maturazione di una coscienza politica di categoria.
La paura della mancata definizione di essere dei professionisti impedisce di costruire un progetto comune, di esigere diritti, di affermare il proprio ruolo dentro la rete della sanità pubblica. E finché questa paura resta intatta, e non fa nulla per diventare realmente un professionista, ogni tentativo di riforma sarà destinato a essere riassorbito dal sistema che sfrutta le debolezze per mantenere il controllo.
E così, mentre alcuni scelgono il silenzio e la rassegnazione, altri pensano di evolvere accettando di diventare “assistenti infermieri” (AI), illudendosi di fare un salto di qualità. In realtà, questo passaggio rappresenta un ulteriore passo indietro: non un’evoluzione professionale, ma una nuova forma di sfruttamento, dove l’oss perde la propria identità per assumere funzioni di confine, senza tutele, senza riconoscimento e senza diritti. Si accetta una “promozione” che, nella sostanza, è una rinuncia politica: si legittima la precarietà strutturale di una professione che avrebbe invece il diritto di esistere come soggetto autonomo e riconosciuto all’interno della sanità pubblica.
In questo vuoto di rappresentanza, l’assenza di una sede politica riconosciuta, come gli Stati Generali OSS, diventa un nodo centrale. Gli Stati Generali non sono solo un simbolo: rappresenterebbero il luogo della sintesi, della proposta e del riconoscimento politico di una professione che non può più essere gestita da altri.
La mancanza di riconoscimento di questo organo impedisce una voce unitaria, frammenta le istanze e priva la categoria di legittimità istituzionale. Di conseguenza, ogni vertenza si disperde in mille rivoli locali, e ogni iniziativa viene facilmente neutralizzata dagli stessi oss o dal sindacato tradizionale.
Lo stesso vale per il Registro Nazionale degli Oss, che dovrebbe essere il punto di partenza per qualsiasi politica di valorizzazione e regolazione della professione. Senza un registro ufficiale e centralizzato, l’oss resta un’entità indefinita, priva di identità giuridica e di peso politico. Chiunque può definirsi operatore, ma nessuno può realmente rappresentarlo. È una condizione che alimenta confusione, abuso di mansioni e sfruttamento.
In assenza di strumenti di riconoscimento, l’oss resta “utile ma invisibile”: necessario al sistema, ma marginale nelle decisioni. Ecco perché la questione dell’oss non è solo sindacale o contrattuale, è profondamente politica. Finché la categoria non troverà il coraggio di riconoscersi come professione autonoma, di costruire i propri organi di rappresentanza attraverso gli stati generali e di registrare la propria identità in modo unitario, nel registro unico professionale, resterà ostaggio di modelli imposti da altri.
Il futuro dell’assistenza passa da qui: dal superamento della paura e dalla nascita di una coscienza collettiva che trasformi la debolezza in potere, il silenzio in voce e il lavoro quotidiano in dignità riconosciuta. Perché nessun diritto nasce dal consenso passivo: si conquista attraverso l’identità, la partecipazione e la responsabilità politica di esserci. Fallo concretamente: iscriviti al Registro Nazionale degli Oss attraverso gli Stati Generali Oss, il primo passo per dare voce, forza e riconoscimento alla nostra professione.
Redeazione OssNews24
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