L’oss è una professione che va rispettata prima di tutto da noi stessi
Egregio Direttore,
siamo molto preoccupati, siamo alla fine dell’anno, continuiamo a leggere articoli sproloqui, deliranti, da parte di molti operatori socio sanitari, forse questi colleghi non hanno capito che occorre rivalutare e rifondare la formazione degli operatori socio sanitari attraverso norme e non attraverso “ parole, parole soltanto parole”.
Se fosse tutto facile non ci sarebbero problemi di porre una rivendicazione
Non riusciamo a comprendere i dissensi di questi colleghi, le loro paranoie. Una persona preparata che sa svolgere la sua professione costruirebbe analisi costruttive, chiedendo “senza ma e senza se” per avere una adeguata preparazione.
Allora quali sono i dissensi di questi colleghi?
Forse non hanno ben chiara la visione che tutte le categorie hanno dissensi e problematiche da chiarire, ma si evidenziano, attacchi da parte di oss in branchi verso chiunque.
Vorremmo chiedere come mai questo succede? Invece di unirsi negli Stati Generali della professione oss, invece di lottare per un sistema scolastico di formazione adeguata, per un registro nazionale, vengono dati titoli che mettono la professione in ridicolo, attaccando o ignorando chi in qualche modo tenta di dare a questa professione un valore.
Questi articoli non fanno evolvere la professione, non servono ad aprire gli occhi, anzi fomentano in polemiche senza dare una risposta, sono articoli di contenuti vuoti, non adeguati alla risoluzione di una professione che ha necessità di essere considerata una professione vera.
Non ci vuole molto, e poi è normale che molti oss si sentano “Primari”, dei “Lava culi”, molti saranno delle “capre” come in tante professioni, ma denigrare una professione con locuzioni dispregiative senza avere rispetto di sé e della professione e da “Capre”. L’oss è una professione che va rispettata prima di tutto da noi stessi.
Non basta dire “ho un attestato regionale”, “ho un diploma di oss”, “necessita di un albo”, “il valore della professione si misura dalla retribuzione” sono discorsi vacui; da qui la necessità di fare fronte comune, di unirsi, e così facendo di essere riconosciuti come professione e partecipare sui tavoli di lavoro ministero – regioni, un diritto fondamentale che, nel silenzio assordante della politica, si sta trasformando in un privilegio per altre professioni, lasciando indietro la professione oss.
Non deve esserci la guerra tra gli operatori socio sanitari, perché sono tutti indispensabili, servono gli Oss, servono gli infermieri. È fondamentale in tutte le sue forme, gli Stati Generali della professione oss che svolgono un ruolo fondamentale, costruiscono un progetto per integrare l’assenza di una rappresentanza, un laboratorio di rappresentanza dove la categoria può interagire in modo trasparente.
Emerge nelle istituzioni disgregazione, disunione della professione oss, questo non da una buona immagine.
Come Stati Generali chiediamo ed esigiamo rispetto dellaprofessione da parte di tutti i colleghi. Essere invisibili, significa essere ignorati dal mondo politico. Ignorare vuol dire essere all’oscuro di qualcosa, Ignora chi non sa, chi finge di non conoscere e chi non vuol vedere. Si ignora per indifferenza, non curanza, disinteresse, dove si ritiene che essere invisibili e rendere visibili è ritenuto psicologicamente ed eticamente uno dei mali peggiori.
Gli operatori socio sanitari hanno istituito gli Stati Generali permanenti, perché senza una forte rappresentanza e senza un supporto della stessa categoria questa professione non uscirà mai ad emergere ed avere il giusto riconoscimento, giuridico, professionale ed economico.
Qui bisogna combattere con coraggio, battersi per ogni diritto e per la tutela universale dei diritti umani con rispetto reciproco.
Oggi nessuno fa più analisi SULL’AUTOCONOSCENZA, rimarcando solo gli schemi di pensiero che molte volte “compromettano” la comprensione. Gli oss mettono in evidenza ipunti deboli a livello intellettuale predisponendosi al meccanismo di difesa della razionalizzazione. Con troppa facilità continuiano ad applicare i modelli su analogie convincendo che sono invincibili, ma nella realtà sono deboli.
Gli oss devono avere una solida formazione basata sull’evidenza che consenta loro di soddisfare le mutevoli esigenze di una popolazione, in team con altri professionisti. Gli Stati Generali della professione oss svolgono un ruolo fondamentale, “Stato Della Professione”, costruiscono un progetto per integrare l’assenza di una rappresentanza, un laboratorio di rappresentanza dove la categoria può interagire in modo trasparente. Creare un registro nazionale attraverso gli Stati Generali diventa una mission capace di creare l’interazione della professione oss come professionisti. Permette in questo modo di essere la rappresentanza della più importante professione: l’operatore socio sanitario.
La professione oss necessita di una valutazione sistematica nelle competenze per dimostrarne l’efficienza e l’efficacia, e deve essere coinvolta nel processo decisionale per la politica sanitaria. Se non si organizzano sotto gli Stati Generali della professione oss, in futuro la loro professione perderà sicurezza e considerazione.
Questa professione deve perseguire una Politica da motivare, sviluppare, valorizzare e trattenere il capitale umano dell’operatore socio sanitario.
Non è possibile essere un professionista senza una notevole carica di ottimismo e di entusiasmo. L’ottimismo aiuta a vedere le possibilità dove gli altri non vedono nulla, ed immaginare delle soluzioni positive anche nelle crisi più gravi. Per assistere gli anziani occorre passione e specializzazione e non deve essere considerata una professione di ripiego. Certo, il condizionale è d’obbligo viste le tante delusioni e attese, bisogna arrivare a costruire il registro nazionale degli oss insieme al migep attraverso gli Stati Generali dell’Operatore Socio Sanitario, quale portavoce e organo di rappresentanza degli OSS.
Quanti oss ci sono li in mezzo che hanno scelto questa soluzione perché l’acqua stava salendo oltre il livello della gola? Questo non è un lavoro che fai quando non c’è altro, è una professione e non è un ripiego.
Federazione Migep
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