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L’OSS e la rilevazione dei parametri vitali

L’OSS e la rilevazione dei parametri vitali

Per parametri vitali si intendono i segni vitali di un organismo attraverso i quali l’operatore sanitario preposto alla loro rilevazione attinge alcune importanti informazioni circa il funzionamento ed il benessere dei sistemi cardiocircolatorio, respiratorio e di termoregolazione.

Le sedi stabilite per la rilevazione dei parametri vitali sono il polso per il controllo della frequenza cardiaca, il respiro per l’accertamento della frequenza respiratoria, la temperatura corporea e la pressione arteriosa, Il livello delle conoscenze, abilità e competenze dell’OSS gli permettono di poter eseguire le procedure idonee per la rilevazione di:

  • Temperatura corporea,
  • Polso periferico radiale o brachiale,
  • Frequenza respiratoria,
  • Pressione Sanguigna,
  • Saturazione dell’ossigeno.

I risultati ottenuti vanno riportati all’infermiere e le conseguenti attività assistenziali competono al medico o all’infermiere.

L’OSS e la rilevazione del polso (Frequenza Cardiaca)

Per polso si intende la sede dove si percepisce a livello cutaneo la pulsazione del cuore. In genere si stratta di tutte le zone del corpo umano in cui le arterie siano più superficiali e possono essere percepite premendo contro una struttura sottostante a carattere rigido come o il muscolo, si parla così di:

  • Polso Temporale, in corrispondenza dell’osso omonimo;
  • Polso Carotideo, al lato del collo;
  • Polso Apicale a livello dell’apice cardiaco, a metà strada tra lo sterno e il lato del torace;
  • Polso Brachiale, sull’arteria brachiale, cioè nella piega del gomito, tra i muscoli bicipite e tricipite;
  • Polso Radaiale, in corrispondenza dell’articolazione del polso;
  • Polso Femorale, nei pressi dell’inguine;
  • Polso Popliteo, in corrispondenza della cavità posteriore del ginocchio;
  • Polso Pedidio, sull’arteria dorsale del piede.

Nella rilevazione del polso l’operatore socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria deve accertare i seguenti segni vitali:

Frequenza cardiaca dei battiti percepibili ( la frequenza del polso è la stessa del battito cardiaco), assumendo come unità di misura temporale il minuto e considerando i fattori che potrebbero influenzarla, quali:

  • Farmaci: Alcuni dei quali possono aumentare il numero di battiti altri, invece, diminuirla:
  • Il genere: poiché nei maschi è in linea generale più bassa che nelle femmine,
  • L’Età: per cui un neonato può avere fino a 190 battiti al minuto, mentre un adulto fino a 80 circa; il sistema nervoso per cui in risposta ad alcuni stimoli negativi come (es. stress o di dolore, stanchezza o di riposo la frequenza può aumentare o diminuire anche in modo intenso;

Ritmo dei battiti: ovvero la regolarità della pulsazione e dell’intervallo che intercorre tra una pulsazione e quella successiva;

Qualità della pulsazione: Questo parametro attesta la condizione di benessere delle arterie che trasportano il sangue.

Le regole operative a cui l’operatore socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria deve attenersi per provvedere correttamente alla rilevazione del polso sono le seguenti:

  • lavarsi accuratamente le mani;
  • Informare il paziente che si deve procedere alla rilevazione delle pulsazioni cardiache onde ottenere, quando possibile, una forma di collaborazione;
  • Invitare il degente ad assumere la posizione corretta;
  • Accertarsi delle attività che l’assistito stava compiendo prima della rilevazione del polso in quanto essa deve avvenire in condizioni di assoluto riposo;
  • Procedere alla manovra di rilevazione attenendosi ai dovuti protocolli;
  • Documentare i dati relativi per relazionarli al personale infermieristico.

L’OSS e la rilevazione del respiro (Frequenza Respiratoria)

Attraverso la rilevazione del respiro l’operatore-socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria accerta la qualità del benessere del sistema respiratorio.

I parametri da assumere a riferimento sono:

  1. Frequenza : ovvero il numero di atti respiratori (inspirazione ed espirazione ) che vengono compiuti prendendo come riferimento l’unità di misura temporale di un minuto. Anche in questo caso, come per il polso ci sono fattori che influiscono su questo parametro che sono:
    • L’Età: Influisce sulla frequenza respiratoria per cui per un neonato saranno definibili normali 30/60 atti respiratori al minuto, per il bambino 22/34 atti respiratori al minuto e per l’adulto 12/20 atti respiratori al minuto.
    • Il sesso: Considerato che gli uomini hanno una capacità polmonare più sviluppata rispetto alle donne e dunque una frequenza respiratoria inferiore;
    • L’Esercizio Fisico: può influire in modo importante sulla frequenza e sulla profondità del respiro;
    • Lo Stress: che determina solitamente un aumento della frequenza respiratoria;
    • L’Assunzione di alcuni farmaci: Alcune categorie possono dar luogo ad un aumento o diminuzione della frequenza respiratoria;
    • L’Altitudine: Nel caso in cui sia particolarmente elevata , determina un aumento della Frequenza e della profondità;
    • Qualità: Tenuto conto che l’atto del respirare è assolutamente automatico, nel senso che non richiede sforzo o particolare attività;
    • Ritmo: Ovvero la regolarità della respirazione e all’intervallo tra un atto respiratorio e l’altro;
    • Profondità: Riferibile al movimento della cassa toracica nell’alternarsi delle inspirazioni e delle espirazioni.

Le regole operative a cui l’operatore socio-sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria deve attenersi per provvedere correttamente alla rilevazione del polso sono le seguenti:

  • lavarsi accuratamente le mani;
  • Informare il paziente che si deve procedere alla rilevazione delle pulsazioni cardiache onde ottenere, quando possibile, una forma di collaborazione;
  • Invitare il degente ad assumere la posizione corretta;
  • Accertarsi delle attività che l’assistito stava compiendo prima della rilevazione del polso in quanto essa deve avvenire in condizioni di assoluto riposo;
  • Procedere alla manovra di rilevazione attenendosi ai dovuti protocolli;
  • Documentare i dati relativi per relazionarli al personale infermieristico.

2. L’OSS e la rilevazione della temperatura corporea

La temperatura è la misurazione in gradi centigradi del calore emanato dal corpo umano. La possibilità di mantenerla constante viene assicurata da centri nervosi della termoregolazione, mediante un processo di produzione del calore, detto termo-produzione, e un processo di dispersione nell’ambiente dell’eccesso di calore, detto termo-dispersione.

La temperatura corporea esprime l’equilibrio che il nostro organismo raggiunge tra la perdita e la conduzione di calore. Allorquando per cause diverse si verifica uno squilibrio termico, da esso risulta un aumento della temperatura corporea (febbre) o una diminuzione (ipotermia).

La temperatura corporea si aggira solitamente intorno ai 37°, tuttavia molti fattori possono influenzarla in modo inicisivo:

  • La temperatura dell’ambiente circostante: Sicuramente in caso di prolungate ad un forte caldo o forte freddo;
  • La pratica fisica: Che in genere determina un aumento della temperatura;
  • Lo stress fisico o emotivo: Che in genere determina un aumento della temperatura;
  • La carica ormonale: Per cui le donne possono essere soggette a maggiori variazioni della temperatura corporea;
  • L’Età: per cui un neonato sprovvisto di termoregolazione ne può avere facilmente una temperatura variabile.
  • Le sedi corporee dalle quali si rileva la temperatura corporea sono le seguenti:
  • Cavo ascellare; orale; rettale;
  • Cavità timpanica.

Gli stati febbrili sono caratterizzati dal susseguirsi di varie fasi:

  •  L’invasione: Ossia il momento iniziale della febbre, quando la temperature sale al di sopra dei livelli normali e il paziente lamenta brividi da freddo.
  • L’acme: Quando la temperatura si stabilizza su valori altri e l’utente avverte una sensazione di calore più o meno intenso.
  • La defervescenza: Il momento nel quale la temperatura diminuisce fino a rientrare nei parametri normali. Tale diminuzione avvenire:

Per Lisi: Gradualmente e senza traumi;

Per crisi: Bruscamente, in rapporto alle variazioni e alla durata attraverso cui si Manifesta lo stato febbrile.

La febbre può manifestarsi nei seguenti stati:

  1. Continua: La temperatura corporea raggiunge i 40°C e si mantiene pressoché costante durante il periodo del fastigio, in quanto le oscillazioni giornaliere della temperatura corporea sono sempre inferiori ad un grado centigrado senza che mai si raggiunga la defervescenza. E’ frequente nelle polmoniti.
  2. Remittente: Le variazioni quotidiane della temperatura (almeno due) sono superiori al grado centrigrado e non tornano mai ai valori basali (caratteristica della maggioranza delle malattie febbrili)
  3. Intermittente: In questo caso la temperatura comporta numerose oscillazioni nell’arco della giornata per ritornare ai livelli definiti nella verso il mattino.
  4. Ricorrente: Si tratta di una malattia febbrile recidivante causata da numerose tipologie diverse di specie come (Spirochete e Borrelia trasmessa da pidocchi o zecche.

I sintomi da causati da questo tipo di stato febbrile sono:

  • Cefalea
  • Maialgia
  • Vomito

Questi sintomi persistono per circa 3-5 giorni separati da intervalli di guarigione evidente.

Per la misurazione della temperatura, lo strumento normalmente usato è il termometro a massima, così chiamato perché serve a indicare il valore massimo raggiunto dalla temperatura di un corpo in un certo intervallo di tempo. Negli ospedali italiani vengono usati termometri tarati secondo la scala Celsius o centigrada, nella quale si assume un intervallo compreso tra 0 e 100°C, ossia tra temperatura di solidificazione e di ebollizione dell’acqua.

La temperatura corporea di un paziente va misurata almeno due volte al giorno, alle otto e alle venti. In casi particolari, come quelli riguardanti le persone appena operate, la temperatura corporea viene rilevata in maniera più frequente,per cui le misurazioni si effettuano anche a mezzogiorno e alle sedici. Ovviamente, nei casi di estrema necessità gravità, le misurazioni possono essere effettuate anche ogni mezz’ora.

L’OSS e la rilevazione della pressione arteriosa

Un altro segno vitale di fondamentale importanza è la pressione arteriosa, ossia la pressione che viene esercitata dal sangue selle pareti delle arterie in rapporto all’attività cardiaca e alla resistenza vascolare. A tale riguardo, va detto che esistono una pressione massima (sistolica), e una pressione minima (diastolica), corrispondenti, rispettivamente, alla contrazione e al riempimento ventricolare.

Quando i valori  pressori sono al di sopra della norma si parla di ipertensione, quando sono al di sotto, si parla di ipotensione. Per la misurazione della pressione arteriosa si ricorre all’utilizzo di uno specifico strumento, lo sfigmomanometro, costituito da un manicotto di tela gommata che, tramite due tubi in di materiale in gomma, si collega da un lato a una pompetta munita di una valvola per l’insufflazione dell’aria, dall’altro a un manometro per la misurazione pressione.

Si utilizza, altresi, un fonendoscopio, per la percezione sonora dell’onda sfigmica. Per la rilevazione della pressione arteriosa, l’operatore sanitario dovrà assicurarsi, in primo luogo, che il paziente sia tranquillo, riposato, possibilmente sdraiato e con il braccio appoggiato su una superficie alla stessa altezza del cuore.

Quindi, una volta montato il manicotto in modo che aderisca al braccio, poco al di sopra del gomito, bisogna appoggiare il fonendoscopio dell’arteria omerale, a livello della piega del braccio e gonfiare il manicotto con la pompetta, fino alla scomparsa del tono. Dopo, svitando la valvola laterale alla pompetta, il manicotto verrà sgonfiato lentamente, finché, in concomitanza con l’ascolto del primo tono, sarà possibile registrare la pressione massima, leggendone il valore sul manometro.

Continuando a sgonfiare il manicotto, il tono scomparirà completamente, per cui a quel punto, si potrà effettuare anche la rilevazione della pressione minima. Infine, si dovranno riportare i valori misurati sull’apposito quaderno, ed eventualmente sul grafico.

Per una più corretta misurazione della pressione , sarà conveniente utilizzare in modo assiduo, oltre che lo stesso apparecchio, anche che il manicotto sia della misura adeguata e quando inserito aderisca bene al braccio del paziente. Inoltre, sarà bene effettuare le rilevazioni almeno due volte al giorno e sempre agli stessi orari, evitando le prime ore dopo i pasti. Per gli utenti che soffrono di ipertensione, invece, i valori pressori andranno controllati più volte al giorno.

La misurazione della glicemia

La misurazione della glicemia consente di individuare i valori di zucchero nel sangue. La glicemia è un indicatore importante per la diagnosi di diabete e per il controllo della malattia.

La misurazione può essere eseguita mediante esame del sangue o attraverso l’automisurazione. Per automonitoraggio si intende la misurazione della glicemia capillare effettuata in autonomia dallo stesso paziente o dai suoi familiari, grazie a uno strumento chiamato reflettometro.

Il monitoraggio glicemico consente al medico di ottimizzare la terapia e permette di stabilire i livelli glicemici da raggiungere e mantenere, favorire una corretta aderenza alla terapia, valutarne l’efficacia, aiutare il paziente a intervenire in autonomia per eventuali modifiche, identificare ipoglicemie asintomatiche.

Come funziona la misurazione della glicemia

La glicemia può essere misurata mediante un normale prelievo di sangue venoso dal braccio oppure con automonitoraggio grazie all’aiuto di uno strumento chiamato reflettometro. Il reflettometro rileva la glicemia mediante una goccia di sangue capillare, prelevata dai polpastrelli delle dita delle mani.

A seconda del modello dello strumento, la goccia di sangue va versata sulla striscia reattiva oppure avvicinata alla sua estremità, in questo secondo caso la striscia assorbe la goccia per capillarità. È importante nella pratica dell’automonitoraggio rispettare poche e facili regole che il team diabetologico usualmente fornisce.

L’Oss può rilevare la glicemia del paziente?

Nell’Accordo Conferenza Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, in cui viene definito il profilo professionale dell’operatore socio sanitario, non è presente un elenco di mansioni o di apparecchiature che l’operatore può utilizzare in autonomia.

Si fa genericamente riferimento al corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso, senza però elencarli.

Anche il reflettometro potrebbe rientrare tra gli “apparecchi medicali di semplice uso” usato anche dai pazienti stessi in autocontrollo.

Trattasi comunque di prelievo ematico capillare e quindi ritenuta una manovra di sola pertinenza infermieristica. Non esistono ulteriori riferimenti normativi a riguardo. Di fatto in diverse regioni come Emilia Romagna o Lombardia, questo tipo di competenza è stata estesa anche agli Oss, in altre assolutamente vietate.

Ovviamente lo studio della procedura, come previsto dalla direttiva, deve essere appreso già dal corso di formazione. E fa parte dunque del piano didattico e del tirocinio dell’Oss.

Una formazione disomogenea sul territorio italiano favoriscono la confusione dei ruoli.

Non mancano infatti coloro che nonostante l’esplicita richiesta dei sanitari, rifiutino di rilevare il parametro, convinti che non avendolo studiato non sono obbligati a farlo. Senza sapere però che magari nella regione in cui si trovano è loro preciso compito eseguirlo, sempre sotto autorizzazione dell’infermiere e in alcuni casi, in sua presenza.

Qualche operatore socio sanitario si chiede addirittura cosa accadrebbe se dovesse sbagliare, per qualsiasi motivo, a rilevare la glicemia e causare così un danno al paziente. Dubbio lecito, visto che si tratta di un parametro non vitale, ma che in un paziente diabetico è fondamentale per stabilire le unità di insulina da somministrare prima dei pasti.

Altri operatori, rimanendo in tema di competenze, si chiedono chi li risarcirebbe, qualora dovessero pungersi con l’ago estraendolo dal pungidito, visto che non rientra esplicitamente tra le loro mansioni.

Procedura della misurazione della glicemia con reflettometro

  • Accendere l’apparecchio per la lettura della glicemia
  • Togliere la striscia reattiva dalla confezione facendo attenzione a non toccare l’area relativa e richiudere immediatamente il coperchio del flacone (l’area reattiva deve essere bianca o color avorio e non presentare pieghe o strappi)
  • Seguire le istruzioni che compaiono sullo schermo del riflettometro
  • Inserire la striscia reattiva nell’apposito supporto che si trova nell’apparecchio, assicurandosi di inserire completamente la striscia reattiva Prendere un dito della mano del paziente
  • Detergere e asciugare bene prima di effettuare la puntura
  • Se l’assistito è autonomo è autosufficiente fargli lavare le mani preferibilmente con acqua calda per stimolare il flusso sanguineo o mantenere le braccia stese lungo il corpo per alcuni secondi prima di effettuare la puntura per rendere più facile il prelievo del capillare di sangue
  • Pungere il dito, preferire la parte laterale del polpastrello
  • Premere delicatamente il dito per ottenere una buona goccia di sangue sufficiente a coprire completamente l’area reattiva, disinfettata la zona, occorre buttare la prima goccia e utilizzare la seconda
  • Applicare il campione di sangue sulla striscia
  • Tamponare sul punto in cui si è effettuata la puntura, chiedendo dove possibile la collaborazione del pz.
  • Non muovere la striscia reattiva durante l’applicazione della goccia di sangue, altrimenti rimetterla nella posizione iniziale più velocemente possibile
  • Attendere il risultato che comparirà sullo schermo dell’apparecchio dopo alcuni secondi; il tempo varia a seconda del tipo di riflettometro
  • Riordinare il materiale, gettare la lancetta nel contenitore rigido dei taglienti
  • Pulire e disinfettare l’apparecchio seguendo le istruzioni, evitando di utilizzare alcool o altri detergenti corrosivi o abrasivi
  • Rimuovere i guanti e lavarsi le mani
  • Annotare il risultato sulla grafica o dove preposto
  • Comunicare all’infermiere: Il risultato della glicemia – Mal funzionamento dell’apparecchio – Eventuali problemi durante l’esecuzione della prestazione.

Misurazione della Saturazione periferica di Ossigeno

Il materiale necessario per l’applicazione della procedura è Il pulsiossimetro (o ossimetro o saturimetro) è un’apparecchiatura medica. Costituisce una tecnologia non invasiva usata per stimare la saturazione dell’emoglobina. Si basa sul principio che la maggior parte dell’ossigeno è trasportata dall’emoglobina. L’emoglobina fisiologica si presenta quindi sotto due forme: una quota legata all’ossigeno ed una quota desaturata.

Questo strumento permette di visualizzare la saturazione (emoglobina legata), la frequenza cardiaca e l’intensità della pulsazione (barra verticale), alcuni modelli permettono anche di vedere il tracciato/andamento della pulsazione (curva pletismografica). registrare un periodo di misurazione e avere porte di comunicazione USB o infrarossi.

Non permette di stabilire con quale gas è legata l’emoglobina, ma solo la percentuale di emoglobina legata. Normalmente l’emoglobina lega l’ossigeno, per cui possiamo ottenere una stima della quantità di ossigeno presente nel sangue. Il suo utilizzo è previsto sia nei reparti ospedalieri, sia sui mezzi di soccorso, in quanto è un dispositivo non invasivo (cioè non è necessario eseguire manovre o analisi che penetrino nei tessuti del paziente) ed è precoce nel riconoscere l’ipossia rispetto alle condizioni di cianosi, permettendo una diagnosi di desaturazione dell’ossigeno prima di gravi complicanze.

Procedura

La misurazione della saturimetria dell’ossigeno con pulsossimetria può essere affidato all’operatore socio sanitario. Prima di affidare tale procedura, l’infermiere deve:

A) Comunicare all’operatore socio sanitario la frequenza con cui effettuare la misurazione della saturazione dell’ossigeno.

B) Raccomandare all’OSS di informare immediatamente l’infermiere se la SPO2 scende al di sotto del 90%.

L’Operatore socio sanitario deve:

  • Selezionare la sede da utilizzare in base al grado di perfusione periferica e alla capacità del paziente di collaborare e ridurre i movimenti
  • Verificare e controllare la presenza di fattori clinici e tecnici che possano influenzare l’accuratezza della misurazione
  • Scegliere un sito dove è migliore il letto vascolare: Le dita – Il pollice del piede – Il lobo dell’orecchio In genere la perfomance delle dita è la migliore
  • Tuttavia poiché il lobo dell’orecchio è il sito meno vascolarizzato ed il meno suscettibile alla riduzione del polso può più velocemente rispondere in caso di vasocostrizione ed ipotensione
  • La sonda deve essere posizionata all’estremità opposta ad una linea arteriosa o alla rilevazione della PAO incruenta con il manicotto
  • Pulire la cute (es. lo smalto) nella sede in cui verrà posizionata la sonda con acqua e sapone e asciugarla Posizionare la sonda e connettere il sensore all’ossimetro
  • I saturimetri di nuova generazione prevedono che il sensore sia già collegato all’ossimetro, su cui è presente un display che in pochi secondi fornisce la saturazione e la frequenza cardiaca (sul display appare la grafica di un’onda indicante il tono e il flusso di sangue)
  • Lasciare la sonda posizionata fino a quando il valore riportato dall’apparecchio non raggiunge un valore costante
  • Registrare i valori di SpO2 specificando se il paziente respira in aria ambiente o se è sottoposto ad ossigeno terapia (documentando la quantità di flusso)
  • Comparare i dati rilevati con quelli precedenti e informare l’infermiere in caso di valori di SpO2 inferiori al 90%.

Possiamo avere interferenze di tipo clinico e tecnico.

Interferenze cliniche: Queste sono date dall’interferenza nell’assorbimento da parte dell’Hb ossigenata dei fasci di luce forniti, possono infatti presentarsi in caso di Ipoperfusione Periferica come in caso di Ipovolemia, Marcata Ipotensione, Aritmia Cardiaca, Ipotermia, Shock, Vasocostrizione

Prima di applicare la sonda é necessario verificare con il tocco, che la sede selezionata sia ben calda e perfusa e senza segni evidenti di vasocostrizione periferica.

Nelle situazioni di Ipoperfusione Periferica é necessario utilizzare delle sedi meno influenzate dagli effetti della vasocostrizione e/o ipoperfusione, come ad esempio il lobo dell’orecchio

Anemia: puo interferire con la misurazione della saturazione in quanto lo strumento non è in grade di misurare la quantità di emoglobina presente nel sangue

Edema: in caso di edema distale, il fascio di luce viene facilmente disperse e l’apparecchio non riesce a rilevare il segnale In questi casi è necessario posizionare il sensore in siti non interessati dalla presenza di edema.

Valori di SpO2 inferiori all’80% in cui l’accuratezza della misurazione viene meno, per cui si rende necessario ricorrere all’EGA

Interferenze tecniche: Movimento Interferenze elettriche – Smalto sul letto ungueale

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Redazione OSSnews24

Operatore Socio Sanitario

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