Tesi di laurea sull’esperienza NURSIMcup: il progetto educativo sulla simulazione “high fidelity” della Dr.ssa Lisa Barbieri
Lisa è un’infermiera neolaureata di 25 anni, nata e cresciuta a Firenze. Ha completato il percorso di studi presso l’Università degli Studi di Firenze nel polo dislocato di Pistoia, città nella quale ha deciso di trasferirsi per il periodo formativo.
Tra i tanti lavori di tesi che vedono protagonista il Coronavirus, Lisa ha deciso di porre all’attenzione un argomento sempre poco trattato durante il percorso universitario: la simulazione “high fidelity”.
Sul suo profilo Facebook ci sono le foto che racchiudono i momenti più significativi di questa bella esperienza formativa che ha coinvolto più studenti del Corso di Laurea in infermieristica.
Perché hai scelto proprio la simulazione? Come si è sviluppato il tuo lavoro?
“Come tema della mia tesi ho scelto di affrontare quello della simulazione perché durante l’ultimo anno di Università abbiamo avuto la possibilità (anche se io preferisco definirlo privilegio) di partecipare ad alcuni corsi di simulazione tenuti in occasione della partecipazione al progetto Nursimcup da parte dell’Università di Firenze. Non era aperto a tutti questo percorso, per potervi partecipare è stata fatta una selezione (aperta a tutti gli studenti del terzo anno del Cdl in Infermieristica) basata su un test scritto e delle prove pratiche legate all’ambito dell’emergenza. Purtroppo non se ne parla molto, per questo ho pensato di trattare questo argomento e, ponendo come base scientifica una revisione della letteratura e osservando attraverso un questionario inviato a tutti gli studenti l’entusiasmo che questi hanno mostrato attraverso le risposte date, creare una proposta di progetto educativo basato sulla simulazione basic & hight fidelity. Questo progetto è legato principalmente all’ambito di emergenza/urgenza ed è aperto a tutti gli studenti di infermieristica di tutte e tre gli anni accademici con il fine di abituarsi fin da subito a questa modalità formativa e per avere un’interfaccia immediata con ciò che significa essere infermieri.
Inoltre a causa del periodo storico pandemico che stiamo vivendo anche la formazione ne ha risentito: questa modalità, inserita con le dovute precauzioni, potrebbe essere una valida alternativa al tirocinio formativo, proprio per non porre uno stop definitivo alla formazione degli studenti.”
Nell’ambito formativo, quanto pensi possa essere utile affrontare questa tematica per gli infermieri?
“A livello formativo credo che la simulazione sia una parte fondamentale della preparazione di ogni professionista, ma che, purtroppo, troppo spesso è mancante, almeno per quanto riguarda il mondo dell’Università.
Il fulcro della buona riuscita di questa tecnica è sapersi immedesimare nella scenario che ti è richiesto di simulare e riuscire a plasmare la scena immaginata nella realtà. Tutto questo permette di controllare ansia e stress, due fattori che in situazioni di emergenza non devono fare da padrone ma, grazie al fatto di poter provare più volte, aiutano ad aumentare la consapevolezza delle capacità di ognuno e migliorare la tecnica di esecuzione di qualsiasi manovra o procedura a prescindere dall’ambito in cui decidiamo di simulare.”
Nella tua tesi emerge la voglia di ripetere questa esperienza e tanto divertimento. Secondo te la simulazione può essere anche questo?
“La simulazione è formazione empirica, ti permette di unire l’utile al dilettevole in totale sicurezza per il paziente e per l’operatore.
Quindi sì, per ottenere dei risultati concreti, a mio avviso non può mancare il divertimento. Trovo fondamentale che la buona riuscita di un percorso simile sia data anche dal team di persone con cui si lavora.
Non per forza è necessario lavorare con persone che conosciamo, ma attraverso alcuni esercizi (come ad esempio il team building) si riesce a creare armonia, stima e fiducia, che sono fattori fondamentali per un buon lavoro di squadra.
Affrontare nuovamente le scene simulate ci permette di confrontarci sul perchè sono state fatte determinate scelte rispetto ad altre, rafforzando le conoscenze e correggendo gli errori fatti. È necessario prendere il lavoro con serietà, ma anche alternare con momenti di svago: anche per questo è bene creare armonia nella squadra. Gli operatori non sono in gara tra loro, ma devono collaborare per vincere insieme.”
Un’aula di simulazione con cabina di regia. Come te la immagini?
“Mi immagino un team di professionisti preparati che simulano ciò che viene richiesto dalla regia, la quale ovviamente è perfettamente a conoscenza di come deve essere riproposto lo scenario, senza essere parte attiva della scena, piuttosto osservandola in silenzio dall’esterno.
Al termine del percorso, regia e “attori” eseguono un debriefing di ciò che è stato fatto sottolineando quelli che sono stati i punti di forza e correggendo gli errori o le incomprensioni che si sono riscontrate durante la scena. Sarebbe una bellissima esperienza poterlo fare di nuovo.”
Ultima domanda d’obbligo. Qual è il tuo sogno professionale?
“Ogni volta che pensavo ad una “me” nel futuro, ho sempre visto una strumentista in sala operatoria, la mia passione da sempre.
Certo è che la simulazione mi ha fatto approfondire e riscoprire il fantastico mondo dell’emergenza che ritengo sempre poco affrontato durante il periodo universitario, ecco perché ad oggi non escludo nemmeno un possibile futuro in questo ambito. Non voglio precludermi niente e cerco di tenermi aperte più strade possibili, credendo che tutto questo possa stimolarmi, migliorarmi e farmi crescere a livello personale e come professionista.
Arianna Michi
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