Proposte per il Programma del futuro Ministro dell’Istruzione
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in considerazione della spasmodica attesa relativa alla nomina del futuro Ministro dell’Istruzione, che vede un reiterato susseguirsi di figure appartenenti a schieramenti politici differenti, auspica che il prossimo inquilino di viale Trastevere sia selezionato in base alle idee progettuali, ai programmi, alla conoscenza reale del mondo scolastico piuttosto che in ordine a rapporti di equilibrismo tra le litigiose forze in campo.
Il nostro movimento ritiene doveroso che l’agenda del futuro ministro contenga alcune tematiche fondamentali per il buon funzionamento del settore, ed una più equa riorganizzazione della pubblica amministrazione:
- Ridefinizione delle regole di mobilità per favorire la crescita professionale e il ricongiungimento al nucleo familiare di origine.
I contratti della mobilità futuri
- dovrebbero prevedere la possibilità, oggi preclusa come ribadito dal MIUR nella nota 8212 del 13/03/2015, dal combinato disposto dei commi 47,95 e 101 della Legge 311/2004 e dalla legge 107/2015 comma 133, di consentire ai docenti, con i requisiti necessari, la mobilità intercompartimentale.
- dovrebbero stabilire aliquote maggiori da destinare ai trasferimenti interprovinciali con la possibilità di agevolare il rientro dei docenti assunti con legge 107/2015.
- Eliminazione delle classi pollaio, con le seguenti modalità:
- in via ordinaria, stabilendo un tetto massimo per aula di 18 alunni (16 ove siano presenti alunni disabili). Attraverso un intervento normativo (decreto) atto a realizzare velocemente quanto contenuto nell’attuale disegno di legge n. 877 del 5 luglio 2018 riguardante il ridimensionamento del numero degli studenti per classe, si potrebbero eliminare gli effetti della legge 133/2008 soprattutto in funzione di un quadro epidemiologico tutt’altro che definito anche per gli anni a venire;
- durante il periodo di crisi epidemica, fissando un tetto massimo pari al 50% dell’attuale numero di alunni, con conseguenziale rideterminazione del rapporto docente-alunni e nomina di nuovi docenti per coprire le esigenze di gestione.
- Avvio sperimentale dell’introduzione della figura del Difensore scolastico. I docenti con background formativo in materie giuridiche ed economiche (classe di concorso A-46) possono assumere il ruolo di mediatore di conflitti nel settore scolastico per le sue molteplici funzioni (scuola-famiglia, docente-alunno, alunno-alunno, docente-scuola, etc.).
- Promozione della materia alternativa “Diritti Umani”, in considerazione del fatto che ancor oggi, molti istituti tendono a soffocare il completo esercizio del diritto di scelta da parte di alunni e docenti. Occorre ricordare che anche in presenza di un unico alunno che abbia manifestato di non voler scegliere la religione cattolica, dovrebbe essere attivata la Materia Alternativa “Diritti Umani”, destinando l’insegnamento della stessa alla classe A046 con attribuzione di un’unità di potenziamento socioeconomico e per la legalità per la scuola secondaria di secondo grado e un’unità di potenziamento Umanistico Socio Economico e per la legalità per la scuola secondaria di primo grado.
- Riformulazione della disciplina di Educazione civica, così come prevista dal D.M. 35 del 22 giugno 2020, con assegnazione dell’incarico di insegnamento, -per ogni ordine e grado – in via esclusiva ai docenti della classe di abilitazione A-46 Discipline giuridiche ed economiche ovvero ai docenti di potenziamento dell’area socioeconomica e per la legalità o, ancora, potenziamento umanistico socioeconomico e per la legalità.
- Concorso stabilizzazione precari. Ci aspettiamo un potenziamento dell’organico ed un’immissione in ruolo dei precari storici (minimo 36 mesi di insegnamento) entro settembre 2021. Occorre velocizzare la procedura di immissione in ruolo e favorire una più efficace interrelazione tra mondo universitario e scolastico.
- Ridefinizione dei criteri di accesso alla funzione di Dirigente Scolastico e indizione di concorso riservato. Per una profonda conoscenza delle dinamiche scolastiche il DS dovrebbe avere maturato nel proprio curriculum almeno cinque anni di docenza.
- Riconoscimento della professione docente quale lavoro usurante e gravoso. Attualmente non previsto dalla normativa vigente, benché sia ormai fatto notorio riconosciuto anche dalla giurisprudenza (vedi sentenza del Consiglio di stato, Sez. VI Sent., 08/07/2010, n. 4448 su servizio docente prestato all’estero e sentenza del T.a.r. Lazio – Roma, sez. III bis, n. 12476/2007);
- Aumento delle retribuzioni e dei bonus accessori per i docenti e per il personale ATA.
In particolare, occorre:
- da un lato, riconoscere l’indennità di rischio e operare un riallineamento con le retribuzioni europee con adeguamento della futura Legge di Bilancio (vedere sentenza del 25 ottobre 2018 della Corte di Giustizia Europea sulla causa C-331/17 Sciotto sul precariato);
- dall’altro, incrementare i bonus attualmente esistenti, riconoscendo allo status docente determinati privilegi sia in termini di accesso ai servizi pubblici (es. trasporto), sia in termini di utilizzo della carta docente ampliando il novero di beni acquistabili, snellendo le procedure atte al riconoscimento e all’uso dei bonus, riconducendo i vari vantaggi alla mera esibizione di un documento di identità ed alla presenza nel database nazionale ministeriale.
- Sicurezza. È prioritario lo stanziamento di maggiori risorse economiche per la messa in sicurezza, degli edifici scolastici, garantendo ambienti di lavoro salubri. A titolo esemplificativo, occorrerà completare la ricognizione di tutti gli edifici, identificando le carenze e pianificando interventi di riadattamento e riammodernamento finalizzati a garantire la maggiore sicurezza possibile; istallare sistemi di aereazione che garantiscano un adeguato ricambio di aria; dotare il personale di dispositivi di protezione adeguati (esempio: mascherine ffp2); ridurre il rischio sismico. Il CNDDU rammenta che è, purtroppo, probabile che vi siano nuovi eventi sismici anche durante la pandemia. Il dato pubblicato dalla rivista L’Espresso (1 giugno 2017) sullo stato di salute degli istituti scolastici (studio anagrafe MIUR), evidenziava come 9 istituti su dieci non fossero antisismici; in sostanza si trovavano in tale situazione 44.486 scuole pubbliche su 50.804 censite; inoltre “8mila scuole si trovano in edifici costruiti almeno 50 anni fa, e 331 di queste risultano proprie nelle aree del paese in cui si prevede che ci saranno i sismi più devastanti”.
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