La TAC è in avaria, paziente muore dopo 2 ore di attesa
È accaduto venerdì 20 gennaio a Loreto Mare, nel napoletano: una signora 52enne, in preda ad un probabile ictus emorragico, non ha potuto eseguire una TAC in quanto il macchinario non era funzionante. Trasportata dopo due ore di attesa (serviva un’ambulanza rianimativa, situata dall’altra parte della città) in un altro nosocomio campano, è deceduta.
Un mal di testa improvviso, fortissimo, lancinante… dopodiché Maria Teresa, 52enne del quartiere Ponticelli, ha perso conoscenza. Arrivata in ambulanza e in codice rosso presso il pronto soccorso dell’ospedale di Loreto Mare, dopo una prima valutazione è stata prontamente trasportata in reparto di rianimazione; col sospetto diagnostico di una grave emorragia cerebrale.
Per avere un quadro più completo sulle sue condizioni di salute e per indirizzare così al meglio gli eventuali interventi terapeutici, sarebbe stata necessaria una Tomografia Assiale Computerizzata (TAC), ma… il macchinario non era funzionante. O meglio, aveva svolto il suo ‘lavoro’ correttamente fino a pochi minuti prima, per poi bloccarsi proprio a ridosso dell’arrivo di Maria Teresa (intorno alle 11:30) presso la struttura ospedaliera.
Semplice sfortuna? Una mera fatalità? Forse… il fatto, però, che questo sia stato il 30esimo guasto di quel macchinario in soli 6 mesi di attività… fa riflettere sulle condizioni, sulla gestione e sulla manutenzione delle risorse materiali in ambito sanitario in diverse realtà italiane.
Anche perché nel nosocomio è presente un’altra TAC, ma… Maria Teresa, purtroppo, non ha potuto fare affidamento neanche su quella: è in avaria da ben 4 anni.
Queste sono state le parole del dott. Alfredo Pietroluongo, primario del pronto soccorso: “Segnaliamo da anni che la Tac è problematica e si guasta in continuazione. Medici e infermieri fanno il massimo ma qui manca tutto, persino strumenti fondamentali come la Tac dal momento che la nostra è vecchia”.
A seguito dell’impossibilità di eseguire l’esame diagnostico, è stata presa dai medici l’unica decisione possibile: un trasferimento all’ospedale San Giovanni Bosco, con un’unità mobile di soccorso ‘rianimativa’, ovvero dotata di tutte le attrezzature per la rianimazione (a causa del rischio altissimo di complicazioni fatali). Ma qui è sorto un altro problema: di ambulanze così, in tutta Napoli, ce ne sono solo due… e bisognava così aspettare il suo arrivo. Che si sarebbe concretizzato non prima di due ore, visto che il mezzo era al San Paolo, dall’altra parte della città.
L’ennesima corsa a ostacoli tra gli intoppi della sanità italiana, insomma. Sfociata, anche questa volta, in tragedia. Perché Maria Teresa non ce l’ha fatta: dopo essere entrata in uno stato di coma profondo, si è spenta davanti agli occhi dei suoi cari, mezzora dopo aver eseguito la tanto desiderata TAC presso il San Giovanni Bosco.
Forse la sua fine sarebbe stata comunque inevitabile, ma… di sicuro, c’è qualcosa da rivedere negli standard di adeguatezza e di assistenza sanitaria, da quelle parti. Perché quando in sanità c’è un’emergenza… il fattore tempo è a dir poco essenziale. E se il nostro ‘sistema’ non è più in grado di far gestire al meglio questo fattore ai professionisti che sanno come salvarci la vita… ci saranno, purtroppo, altre vittime come Maria Teresa; per cui ci si porrà sempre la stessa, angosciante domanda:
“si sarebbe potuta salvare?”
Fonti: Repubblica, Ottopagine
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