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Carenza di vitamina D, come comportarsi e cosa assumere

La vitamina D è sempre più conosciuta nel corso degli ultimi anni, perché sono tante le persone che devono affrontare una carenza di tale fondamentale elemento.

Come viene assimilata la vitamina D? Si tratta di un gruppo di sostanze organiche la cui sintesi avviene tramite l’esposizione ai raggi del sole. Quindi, nella normalità non ci sarebbe nemmeno bisogno di integrarla, visto che tra il sole e quello che si consuma a tavola si riesce già a raggiungere un livello di concentrazione sufficiente. Altrimenti, ecco che il medico può suggerire l’uso di prodotti appositi: basti pensare a un integratore come Metagenics vitamina d 4000, che riesce a garantire un buon apporto di questa sostanza, colmando la lacuna derivante dalla poca o nulla esposizione alla luce del sole.

Che cos’è la vitamina D

Scendendo un po’ di più nei particolari, è facile notare come la vitamina D si possa considerare a tutti gli effetti un pre-ormone, la cui funzione primaria è indubbiamente quella di tenere sotto controllo il metabolismo di calcio e fosforo. Tramite l’alimentazione il corpo umano assimila solamente una percentuale limitata di vitamina D, si parla del 10-15%, rispetto al fabbisogno giornaliero. Buona parte della vitamina D che l’organismo necessita, infatti, arriva dalla sintesi cutanea.

In generale, la vitamina D è molto importante per lo scheletro, dato che supporta lo sviluppo fisiologico ed è costantemente presente e attiva nei processi di rimodellamento. In questo modo, l’osso riesce a conservare tutte le sue proprietà dal punto di vista strutturale, ma non soffre anche in termini di elasticità e forza.

Come comportarsi quando c’è carenza di vitamina D

Nel caso in cui si dovesse rilevare una carenza di vitamina D, nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono dei sintomi chiari che possono far ricondurre a tale situazione. Di conseguenza, è chiaro che per diagnosticare la carenza serve per forza svolgere degli esami del sangue appositi.

I valori corretti della vitamina D dovrebbero variare tra 30 e 100 ng/ml. Di conseguenza, si suole parlare di insufficienza quando tale valore è compreso tra 20 e 30 ng/ml, mentre si parla di carenza quando tale valore scende sotto i 20 ng/ml e, infine, la carenza assume una forma molto grave quando scende al di sotto dei 10 ng/ml.

Attenzione, dal momento che si può verificare anche una situazione in cui c’è un eccesso di concentrazione di vitamina D. Ad esempio, se tale valore va oltre i 100 ng/ml si può arrivare anche all’intossicazione, anche se si tratta evidentemente di una situazione che capita davvero di rado, la cui causa non può essere certamente legata all’esposizione ai raggi solari, quanto piuttosto ad un uso smodato degli integratori. Di conseguenza, il consiglio migliore da seguire è quello di rispettare in maniera precisa e puntuale le indicazioni di specialisti e medici in merito all’uso di integratori di vitamina D.

Chi è più a rischio

Ci sono alcune categorie di persone che sono maggiormente a rischio in caso di carenza di vitamina D. Si tratta inevitabilmente degli anziani, che hanno una capacità di sintesi cutanea evidentemente più bassa, ma anche chi non può trascorrere del tempo al sole, per i problemi più disparati, così come le persone che hanno la pelle scura, le donne che si trovano in stato di gravidanza oppure di allattamento.

Devono prestare la massima attenzione alla carenza di vitamina D anche tutti coloro che soffrono di disturbi intestinali che provocano malassorbimento, ma anche chi è oggetto di problematiche come osteoporosi e osteopenia, ma anche malattie ai reni oppure epatiche. Si tratta di soggetti che, in generale, dovrebbero effettuare in maniera piuttosto frequente degli esami per valutare lo stato di vitamina D del proprio corpo.

L’assunzione della vitamina D

Chiaramente, l’obiettivo è quello di riuscire a conservare un livello sufficiente di vitamina D, affinché possa svolgere la sua funzione in maniera corretta. Quindi, dal mese di marzo fino all’incirca a quello di novembre, basta stare un po’ al sole esponendo il 25% della superficie del corpo per un quarto d’ora dalle due fino alle tre volte a settimana.

In inverno, sostanzialmente, è chiaro che i raggi del sole non sono sufficienti a garantire la necessaria conversione del precursore in vitamina D. Ecco, quindi, che può tornare utile la prescrizione di un integratore apposito per colmare tale lacuna. Ed è proprio durante la stagione invernale che le persone dovrebbero verificare in maniera costante il livello di vitamina D. Sarà compito e responsabilità poi del medico valutare se prescrivere l’assunzione di specifici prodotti o meno.

Anche a tavola si può in ogni caso intervenire per colmare tale lacuna, cercando di mangiare il più possibile cibi che hanno una buona concentrazione di vitamina D, anche se chiaramente non si può considerare affatto una soluzione risolutiva. Per questo motivo, il consiglio migliore da seguire è quello di tenere in considerazione alimenti come tonno, sgombro, salmone, crusca, tuorlo d’uovo e olio di fegato di merluzzo.

Redazione Ossnews24.it

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