Gentile Presidente Meloni,
Le scriviamo come federazione di operatori socio-sanitari assistenziali, una voce collettiva composta da oltre 350mila professionisti che ogni giorno, in tutta Italia, si prendono cura delle persone più fragili, vulnerabili, dimenticate.
Le scrivo anche come cittadino, come genitore, come essere umano. Le scrivo con amarezza, ma anche con la speranza che possa trovare il tempo e la lucidità per riflettere su ciò che accade e su ciò che non sta accadendo, nel cuore della politica italiana, rispetto alla tragedia in corso a Gaza.
Siamo abituati a soccorrere, a proteggere, a lenire il dolore umano. Ma di fronte a quanto sta accadendo in Palestina, e in particolare a Gaza, non possiamo più rimanere in silenzio. Ogni giorno, da mesi, vediamo un’intera popolazione massacrata sotto gli occhi del mondo: bambini uccisi, bambini che muoiono di fame, madri disperate, ospedali distrutti, operatori sanitari assassinati mentre cercano di salvare vite.
Quello che stiamo vedendo non è un conflitto: è uno sterminio. Ed è ora che venga chiamato con il suo nome. Abbiamo scritto anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che con responsabilità e umanità ha avuto il coraggio di parlare con chiarezza, invocando la pace, la cessazione dei bombardamenti e il rispetto del diritto internazionale.
E Lei, Presidente Meloni? Lei continua a restare in silenzio, oppure parla solo per rafforzare alleanze, giustificare forniture militari e blindare una narrazione che ignora volutamente la strage in atto.
Ci chiediamo: se sotto quelle bombe ci fosse qualcuno che Lei conosce? Se fosse Lei a stringere un corpo senza vita tra le braccia, davvero parlerebbe ancora di “diritto alla difesa”? Se quei bambini sotto le bombe si chiamassero Ginevra, Giovanni, Angelo, Rita, o avessero i suoi occhi? Se dovesse piangere sotto un cielo che promette solo fuoco, o se Lei dovesse cercarli sotto le macerie con le mani nude? Se Gaza fosse casa Sua, davvero il Suo unico gesto sarebbe l’invio di armi?
Le chiedo e Le chiediamo, con rispetto ma con urgenza, di fermarsi un attimo. Di smettere di guardare Gaza solo attraverso i dossier diplomatici e iniziare a guardarla per quello che è: un grido disperato che chiede giustizia, dignità e vita. Le chiediamo, a nome di tutte e tutti noi, una sola cosa: pace. Un cessate il fuoco immediato. Corridoi umanitari veri. E una presa di posizione pubblica dell’Italia che non sia più ambigua né servile verso interessi che nulla hanno a che fare con la difesa dei diritti umani.
Se fosse qualcuno che Lei conosce, Presidente, davvero sarebbe questa la risposta che darebbe? Se l’Italia vuole davvero essere un Paese giusto, deve saper alzare la voce per i più deboli, non solo per i più forti. E la Sua voce, Presidente, oggi fa la differenza tra la complicità e il coraggio.
La voce dell’Italia, se vuole essere ascoltata nel mondo, deve tornare a parlare il linguaggio della giustizia, non della complicità silenziosa.
Il mondo della sanità si sta muovendo, perché la neutralità davanti all’ingiustizia equivale alla complicità. Presidente, la Sua voce oggi può ancora fare la differenza tra la complicità e il coraggio. Noi abbiamo scelto da che parte stare. E Lei? La storia ci giudicherà non solo per ciò che avremo fatto, ma anche per ciò che avremo scelto di ignorare.
Redazione OssNews24
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