L’analisi del presidente Volpe (Uripa), pubblicata in merito alla grave carenza di operatori socio-sanitari nelle RSA di Padova e provincia, tocca alcuni nodi reali ma inciampa su una proposta che riteniamo profondamente sbagliata: il reclutamento di OSS dai Paesi sudamericani. È una scorciatoia che non risolve nulla. È come somministrare un analgesico a un paziente oncologico: si attenua il sintomo, ma si ignora la malattia.
La politica italiana e le istituzioni devono finalmente comprendere una verità semplice quanto urgente: non si può continuare ad agire solo sui sintomi, tamponando le falle con soluzioni estemporanee. Serve una cura radicale.
Non si possono elencare con dovizia di particolari le problematiche che affliggono gli OSS nel privato—stipendi da fame, contratti frammentati e al ribasso, dumping salariale, carichi di lavoro insostenibili, turni massacranti, mancanza di tutele e personale—per poi proporre il reclutamento estero come panacea. Questo approccio è un affronto alla dignità di chi lavora e di chi cerca lavoro in Italia.
La verità è che gli OSS ci sono, cercano lavoro, sono formati e motivati. Ma il sistema li respinge, li logora, li sottopaga. Non è la mancanza di candidati il problema: è la mancanza di condizioni dignitose. È tempo che la politica e le istituzioni mettano mano seriamente alla rivalutazione del ruolo dell’OSS nel privato, con interventi strutturali su salari, contratti, carichi di lavoro e tutele.
Non bastano le parole, servono atti concreti.
Non è la prima volta che il privato tenta di risolvere le proprie inefficienze con il reclutamento estero. Già in passato, è stata aperta la strada a tale pratica con il decreto bollette 2023 e con la bozza di intesa Stato-Regioni. Delle misure che, seppur giustificate dall’emergenza, finiscono per consolidare un modello di gestione fondato sul risparmio e non sulla risoluzione dei problemi.
il problema del settore privato torna alla carica con la figura dell’assistente infermiere, una forza lavoro a basso costo che promette di risolvere tre problemi in uno. Primo: dare un contentino economico agli OSS, senza però riconoscerne pienamente il ruolo nuovo. Secondo: tappare i buchi di personale nelle RSA. Terzo: farlo a costi ridotti, mantenendo inalterata la logica del risparmio. È una strategia miope, che rischia di svuotare ulteriormente di senso e dignità la professione dei lavoratori.
Come Stati Generali dell’OSS e Federazione Migep, chiediamo con forza che le istituzioni prendano in mano le sorti dell’OSS. Basta con le soluzioni tampone, basta con il lavoro povero, basta con il silenzio sulle condizioni inaccettabili nelle RSA. Serve una riforma seria, strutturale, che restituisca dignità, tutele e prospettive a chi ogni giorno si prende cura degli altri. Non siamo manovalanza. Siamo professionisti. E meritiamo rispetto.
Ieri è stato firmato il nuovo Contratto Collettivo Nazionale della Sanità 2022-2024, un accordo che invece…
Care colleghe e cari colleghi, ci rivolgiamo a tutti gli Operatori Socio Sanitari affinché facciano…
A Perugia un operatore socio-sanitario (oss) 45enne, originario di Crotone, dipendente di una residenza per…
In Puglia è stato indetto un concorso pubblico unico regionale, per titoli ed esami, finalizzato…
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Gennaro Sorrentino (Stati Generali Oss). La Legge di Bilancio…
Quello della carenza di operatori socio-sanitari (oss) è un problema quantomai sentito nelle Rsa di…