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Anziana morta dopo caduta in casa di riposo: a processo infermiera, oss e operatrice socio-assistenziale

I fatti risalgono 7 dicembre 2020, allorché l’84enne Bruna Ercoli, ospite della casa di riposo “Burocchi”, cadde dalle scale con la sedia a rotelle, per poi morire il 27 maggio 2021 al presidio di Montegiorgio, a causa di una grave insufficienza cardiaca. Le tre operatrici sono accusate di non aver vigilato adeguatamente sull’anziana e dovranno rispondere di omicidio colposo.

Per la morte di Bruna Ercoli, 84enne di Montegiorgio (Fermo) ospite della casa di riposo “Burocchi” di Penna San Giovanni (Macerata), saranno processate le tre operatrici che erano di turno il 7 dicembre 2020, giorno in cui l’anziana donna cadde dalle scale con la sedia a rotelle. Lo ha deciso Domenico Potetti, gip di Macerata, disponendo l’imputazione coatta dopo che per due volte la Procura aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo.

A seguito della caduta l’anziana ospite della struttura (di proprietà del Comune, ma affidata a tre cooperative), aveva riportato lesioni gravi alla testa e numerose fratture. Per un paio di mesi rimase ricoverata in ospedale a Macerata, poi alla clinica Marchetti (sempre a Macerata) e infine al presidio di Montegiorgio, dove il 27 maggio 2021 morì a causa di una grave insufficienza cardiaca.

Ne nacque un’indagine della Procura per chiarire con esattezza cosa fosse accaduto e accertare eventuali responsabilità. Sotto inchiesta finirono l’operatrice socio-sanitaria Dorota Elzbieta Dobroc, di Penna San Giovanni, l’infermiera Moira Zampetti, di San Ginesio (Macerata) e l’operatrice socio-assistenziale Khadija Lazar, anche lei di Penna San Giovanni, accusate di omicidio colposo per non aver vigilato sull’84enne.

A loro difesa avevano spiegato di essere rimaste sole sole a lavorare con 25 ospiti nella casa di riposo, aggiungendo che all’ultimo dei tre piani c’era il reparto Covid, la cui gestione aveva reso ancora più difficile occuparsi degli anziani. Nel respingere ogni accusa, avevano inpoltre precisato che le porte sulle scale dovevano rimanere aperte per le norme antincendio.

Il sostituto procuratore Rosanna Buccini aveva chiesto per due volte l’archiviazione del fascicolo, ma i nipoti dell’anziana avevano fatto opposizione, e adesso il giudice Potetti ha disposto l’imputazione coatta. Per le tre operatrici inizierà quindi il processo penale, ma ne inizierà anche uno civile nei confronti delle tre cooperative e del Comune, su cui pende l’accusa di carenze organizzative nella gestione della struttura.

La Procura, infatti, aveva iscritto nel registro degli indagati anche il sindaco pro tempore Stefano Burocchi e le legali rappresentanti delle cooperative. Anche nei loro confronti, dopo gli accertamenti di Nas, ispettori Asur e vigili del fuoco, il pm chiese l’archiviazione, ritenendo che non fossero emerse responsabilità penali. Anche in questo caso, però, i famigliari dell’anziana fecero opposizione.

Redazione OssNews24

Fonte: Nurse Times

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