Oss e badante: ruoli diversi, stessa umanità. Ma attenzione alla confusione
Negli ultimi tempi capita spesso di sentire dire: “Tanto è come una badante, no?” Ma no, non è la stessa cosa. E questo non è un voler “fare i superiori”, ma ristabilire la verità dei fatti e la dignità di una professione.
L’operatore socio-sanitario (oss) è una figura professionale riconosciuta dallo Stato, formata attraverso un percorso di 1.000 ore tra teoria, pratica e tirocinio. Lavora in strutture sanitarie, Rsa, ospedali, ma anche a domicilio, in equipe, con responsabilità ben precise: igiene, mobilizzazione, alimentazione, osservazione clinica, relazione.
La badante svolge un lavoro altrettanto prezioso, ma diverso: non è una figura sanitaria. Assiste nelle attività quotidiane, fa compagnia, aiuta in casa. Ma non può svolgere atti sanitari, né lavorare in contesti clinici.
Fare distinzione tra oss e badante non è una guerra tra poveri. Non è superiorità, non è giudizio. È chiarezza. È tutela della professione. È riconoscimento delle competenze. Se confondiamo tutto, nessuno ci tutela davvero. Né noi oss, che abbiamo studiato e lavoriamo in equipe, né le badanti, che si trovano spesso abbandonate da ogni riferimento istituzionale.
Fare distinzioni serve a riconoscere il valore di tutti, nel posto giusto, con il ruolo giusto. Solo così la cura diventa sicura, dignitosa e umana. Oss è una professione, non un favore. È tecnica, è cuore, è presenza qualificata. È il nostro mestiere, ed è ora che venga riconosciuto per quello che è. Non è una questione di chi vale di più, ma di chi è formato per fare cosa.
Matteo Lucio Maiolo
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