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Oss, a Rovigo un incontro per pianificare il futuro e tutelare i lavoratori

Uil Fpl ha organizzato l’evento dal titolo “L’operatore socio-sanitario e la sua evoluzione nel sistema sociosanitario”.

Quasi due ore di approfondimento sulla figura dell’oss e sulle iniziative legislative che interessano questa categoria professionale. Partecipato ed accolto con profondo interesse, l’incontro “L’operatore socio-sanitario e la sua evoluzione nel sistema socio sanitario”, organizzato dalla la Uil Fpl di Rovigo con il coordinamento polesano oss, al quale hanno preso parte Giovanni Luca Avanzi, direttore dell’Iras e portavoce del Coordinamento delle strutture assistenziali del Polesine, Barbara Facco, del Coordinamento nazionale oss della Uil, Enrica Muraro, delegata Uil Fpl di Rovigo, e la senatrice Barbara Guidolin, la cui professione, prima di entrare in Parlamento, era proprio quella di oss e che proprio per questo sta portando avanti numerose istanze per la categoria.

Proprio la senatrice Guidolin, prima firmataria, il 6 ottobre 2020, del Disegno di legge “Delega al Governo in materia di riforma della figura e del profilo dell’operatore socio-sanitario”, che va nella direzione della necessaria ridefinizione normativa della figura dell’oss, ha rimarcato l’importante passo avanti che è già stato compiuto con l’approvazione definitiva, in Senato, della legge di conversione del cosiddetto Decreto Sostegni bis, che ha riconosciuto l’inquadramento contrattuale dell’oss nel nuovo “ruolo sociosanitario”, nonché che l’atteso riconoscimento dell’Oss come lavoro gravoso sia stato inserito all’interno della Legge di bilancio ora in discussione in Parlamento. La senatrice ha poi rimarcato l’importanza del al tema della formazione nonché della possibilità di inserire l’Oss all’interno di un percorso di evoluzione professionale, vista anche la centralità che il tema della “cura” ha assunto e assumerà sempre di più nel futuro. 

Avanzi, offrendo il punto di vista delle strutture, ha evidenziato come la pandemia abbia radicalmente mutato non solo la percezione esterna del ruolo dell’Oss ma anche la sua centralità all’interno delle Rsa. «Partire dalla pandemia – ha sottolineato invece Muraro – deve essere da stimolo nel ragionare su come l’operatore sociosanitario sia una figura indispensabile: per anni l’oss è stato considerato ai margini, un lavoro di fatica, di grande pazienza e poco conosciuto. Pochi al di fuori delle Rsa potevano apprezzare lo sforzo compiuto da questi  lavoratori che quotidianamente si sono ritrovati a dover trattare pazienti con gravità crescente, specializzandosi di fatto nelle cure delle malattie croniche. Proprio per questo, oggi, la politica deve interrogarsi su questo profilo sociosanitario e sui benefici che possono derivare da un’adeguata cornice normative che garantisca all’oss di poter svolgere il proprio lavoro nella piena tutela e con competenze definite». Facco ha poi evidenziato che «la pandemia ha messo in evidenza le falle di un sistema che esistevano già prima e le necessità di una ridefinizione della professione a vent’anni dalla sua nascita».

La figura specifica dell’oss, infatti, è stata individuata dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano con l’Accordo del 22 febbraio 2001, recepito nella Legge n. 1 dell’8 gennaio 2002. La Regione Veneto ha istituito la figura dell’oss, unitamente ai contesti operativi, alle attività e alle competenze che la caratterizzano, nonché alle modalità gestionali e organizzative dei corsi di formazione, con la legge regionale numero 20 del 16 agosto 2001 (“La figura professionale dell’Operatore socio sanitario”). Oggi gli oss, a livello nazionale, sono circa 200mila.

Redazione InfoNurse

Fonte: la Voce di Rovigo

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