È novembre, il mese mondiale dedicato al cancro del polmone, il mese in cui si concentrano gli sforzi volti ad informare l’opinione pubblica su un tumore che rimane ancora oggi inteso come “incurabile” e che; invece, grazie ai recenti progressi della biologia molecolare, alla produzione di nuovi farmaci mirati a specifici bersagli molecolari e alla nuova immunoterapia, è sempre più curabile (https://www.alcase.eu/illumina-novembre/).
E così aumentano giorno dopo giorno le segnalazioni di pazienti a cui si nega l’accesso ai reparti, invitandoli a passare dal pronto soccorso; o che vengono invitati a recarsi dal loro medico di base oppure ancora a cui vengono rifiutati gli esami strumentali necessari per la prosecuzione delle terapie o dei periodici controlli.
Tutti si sono dimenticati che l’11 marzo scorso il Ministero ha emanato delle raccomandazioni per la gestione dei pazienti oncologici ed onco-ematologici; in corso di emergenza da COVID-19 (https://www.alcase.eu/news/coronavirus-e-malati-oncologici/), che chiedevano:
– di identificare e applicare quanto più rapidamente possibile le modalità necessarie a garantire i trattamenti oncologici necessari ai pazienti residenti nelle “aree rosse”; al fine di assicurare il principio di intensità di dose, in modo che non venga negativamente influenzata la prognosi della patologia in trattamento;
– alle strutture sanitarie presenti nel Paese di identificare e istituire percorsi e spazi (es. sale di attesa) dedicati ai pazienti in oggetto;
– di porre particolare attenzione ai pazienti sottoposti a trattamento chirurgico per tumori a localizzazione polmonare; con trattamento che abbia comportato un sacrificio parziale o totale di parenchima polmonare.
Si è anche dimenticato che in data 4 aprile 2020 il ministero aveva emanato una direttiva a tutti gli organi centrali e periferici della pubblica amministrazione e agli ordini delle professioni collegate alla sanità
(https://www.alcase.eu/home/test-diagnostici-covid-19-malati-oncologici-polmonari/), che prevedeva che il cosiddetto “tampone” venisse eseguito a tutte le persone che presentassero sintomi da Coronavirus; con priorità per le persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia come le persone anziane e quelle con altre morbidità quali malattie polmonari, tumori…
Tutta la popolazione è preoccupata e tutto il personale sanitario è sottoposto a logoranti turni di lavoro in condizioni sicuramente stressanti, ma occorre ricordare che; poiché i malati di cancro (e del polmone in particolare) sono persone che già godono di una qualità di vita inferiore a quella di un cittadino sano, proprio questi cittadini hanno il diritto di essere maggiormente tutelati.
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