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Molise, SHC OSS diffida l’Asrem: “No al bossing verso gli operatori socio-sanitari”

Di seguito la lettera di diffida che Angelo Minghetti, segretario del sindacato SHC OSS ha inviato al direttore generale dell’Asrem.

La scrivente O.S. con la presente segnala le difficoltà che stanno riscontrando gli operatori socio-sanitari assegnati nelle varie unità operative nell’Asrem (Termoli-Isernia-Campobasso).

I dirigenti infermieristici e alcuni primari ritengono che la materia sollevata dagli oss e dalla nostra organizzazione sindacale non siano oggetto di contrattazione integrativa all’organizzazione del lavoro, che sulla base delle loro misure si determinano in diritti e obblighi derivanti dalle loro direttive. Non vi è dubbio che le determine e le modalità adottate dai dirigenti/superiori verso il personale non tengono conto della Legge 81/2008 e di quanto previsto dal contratto di lavoro.

Gli operatori socio-sanitari subiscono “velate minacce” da parte di capisala, primari e responsabili infermieristici quando mettono in evidenza una disorganizzazione del lavoro a causa di una dotazione organica di personale oss insufficiente, la mancata applicazione della Legge 81/2008, l’articolazione dei turni che non rispettano la vita privata dei lavoratori, continui risposi in contrasto con le varie leggi, spostamento intraospedaliero senza ordini di servizio e senza accordi aziendali, trasporti letti con un solo operatore (oss), continue pulizie da parte degli oss, competenze che competono all’impresa di pulizia, mancata presentazione di turni senza un giusto preavviso.

Tutto ciò non permette di assicurare livelli di assistenza sufficienti ai pazienti, poiché le risposte che ottengono dai loro superiori sono: “Non ti va di stare in questa unità? Puoi chiedere di essere trasferito“; “Non vuoi portare i letti da solo? Ti metto in un reparto dove sono sempre in due al mattino e fai tutti i mattini”; “Altrimenti ci saranno provvedimenti disciplinari”; “Se non ti trovi bene, fai richiesta in direzione medica e vai altrove”; “Devi usare la scala gerarchica”; “In questo ospedale si è fatto sempre così”; “Cosa ci vuole a spingere un letto?!”; “Non siete responsabili delle azioni”; “Non vogliamo più sentire contestazioni”; “I cambiamenti possono esserci, cambiando reparto”; “Questa è una consuetudine di questa azienda sanitaria: o si va d’accordo oppure fai richiesta di cambio reparto”. Senza contare le “minacce velate” alla nostra delegata, con un comportamento antisindacale ex art 28 Legge 300.

Si vuole ricordare che l’operatore socio-sanitario è parte integrante dell’equipe assistenziale e gli atteggiamenti adottati dai vari dirigenti dimostrano “prevaricazione e abuso di potere”, creando un danno a livello psicologico, punibile dall’art. 51 del Codice penale.

Questi comportamenti possono essere letti come “persecuzione, azioni ostili, e discriminatori con aggressioni fisiche e verbali con assegnazioni di compiti verso gli oss a volte demansionante per la professione, anche attraverso diniego di ferie, e permessi per visite”.

Egregio Direttore Generale dell’Asrem, spesso i dipendenti non riescono a ribellarsi e, se lo fanno, subiscono ritorsione con maggior stress, frustrazioni, malessere psicofisico, questo potrebbe essere considerato mobbing, o ancor meglio bossing.

Prima di avviare uno stato di agitazione di tutto il personale dell’Asrem la scrivente O.S., coinvolta da molti lavoratori iscritti e non iscritti alla nostra organizzazione sindacale, chiedendoci di intervenire in loro tutela. Ci rivolgiamo a Lei affinché cessino queste vessazioni nei confronti del personale oss. Questi anomali comportamenti si possono in violazioni contrattuali di cui agli articoli 1176, 2043, 2049, 2103, nel D.lgs 81/2008 – articolo 28, nel Codice penale artt. 323, 582, 590, 610, 612, 660.

Siamo convinti che si possa trovare una strada per evitare un doppio taglio, poiché il primo impatto e il primo danno è rappresentato da una prevaricazione del ruolo da parte dei dirigenti che si riversa negativamente sull’organizzazione del lavoro, per cui il lavoratore si deve difendere attraverso il sindacato.

Un atto dovuto, il nostro, nel momento in cui questa organizzazione sindacale viene coinvolta con segnalazioni di tipo “bossizzante”, con veri e propri atti di “bullismo”, dove il lavoratore lavora in un ambiente ostile. E infine, se il potere disciplinare viene utilizzato con fini “ritorsivo o pretestuoso”, quindi non per validi motivi, ma per semplice “sfizio” personale, con lo scopo di danneggiare il dipendente, allora, Egregio Direttore Generale dell’Asrem, si commette vero e proprio reato.

Inoltre le capo sala, le facenti funzioni, così come i primari, medici, sono responsabili dell’organizzazione e pianificazione strategica del reparto e del personale e del benessere del paziente, ma non possono sostituirsi a leggi e norme che devono essere applicate a tutela dei lavoratori e degli stessi pazienti, procurando “lesioni psicofisiche” verso i lavoratori, con “violenza privata”, mettendo gli stessi operatori a rischio di responsabilità professionale.

Utilizzare gli operatori socio-sanitari in altre unità operative in orario di lavoro diverse dalla loro collocazione, senza un ordine di servizio che li tuteli da eventuali problemi legislativi per aver abbandonato il proprio posto di lavoro per svolgere attività in altre unità operative su indicazioni dell’infermiere, ostetrica, o del oedico, senza una caratteristica straordinarietà, ma per una semplice programmazione routinaria in un deficit organizzativo della struttura che mette l’operatore socio-sanitario in una condotta contraria a quelle generalmente previste nell’ambito di una corretta gestione del rapporto di lavoro e che può realizzarsi in un reato.

I lavoratori sono soggetti a continue modifiche sulle turnazioni e sui riposi, arrivando ad avere 3/4 riposi in un mese e 10 giorni di lavoro consecutivi, con turni misti, senza diritto di mensa, senza il recupero ore sulla mensa notturna. Non è più tollerabile il metodo che questa amministrazione adotta, e non è più possibile imporre turni senza comunicazione e approvazioni da parte di entrambe. Le chiamate in servizio a qualsiasi titolo sono possibili solo ed esclusivamente tramite ordini di servizio, che deve essere scritto e motivato e deve essere consegnato con almeno 24 ore di preavviso. Qui si violano i diritti dei lavoratori sanciti dal Codice civile 2087.

Non possiamo accettare che l’operatore socio-sanitario, sia di giorno che di notte, continui ad accompagnare gli ammalati nei servizi di radiologia, in sala operatoria, nei servizi ambulatoriali, al trasferimento del paziente dalla sala operatoria nelle unità operative di partenenza con terapia infusionale, o con il proprio letto di degenza o di non degenza. Tutto questo con uno solo oss. Si ricorda che il trasporto del malato con il letto non è consentito a un solo operatore per motivi di sicurezza e per evitare lesioni alla colonna vertebrale.

Ritornando sulla questione trasporto letti, si continua a ignorare la Legge 81/2008, dove il personale sanitario si sente demansionato a spingere il letto con la paziente e demanda all’oss di svolgere tale azione da sola in assenza della figura sanitaria. Questo malessere di sentirsi demansionato è ormai radicato nella mentalità del professionista sanitario, portando a decidere come deve essere trasportato il paziente.

Si vogliono evitare episodi di malasanità ed episodi spiacevoli, come è capitato a una partoriente che ha partorito sulla soglia dell’ascensore, con la presenza del solo operatore socio-sanitario. Senza contare che i pazienti vengono portati con sedie a rotelle rotte, letti inadeguati, non più a norma di legge, con grossi rischi del paziente.

Utilizzare l’oss nel trasporto del paziente con il letto, con le barelle, da solo, è ormai radicato in molte unità operative anche dalle sale operatorie, in quanto i professionisti sanitari lo ritengono un demansionamento.

Il trasporto in sicurezza del paziente che esce dalla sala operatoria aspetta al coordinatore/o all’infermiere della sala operatoria, avendo cura di avere sempre come dotazione uno zaino per pronto intervento. Cosa che a questa organizzazione sindacale non risulta che venga effettuata. Le linee guida della task force stabiliscono che il trasporto dei pazienti all’interno dell’ospedale debba essere svolto almeno da due unità di personale, uno sanitario qualificato e un oss: una di queste è costituita sempre da un infermiere che abbia la conoscenza necessaria per affrontare situazioni di eventuale pericolo per il paziente, come riportato nelle linee guida italiane (SIAARTI) ed europee.

La scrivente O.S. fa richiesta di chiarimenti in merito alle due note inviate a codesta organizzazione sindacale, note del 10/1/2025 e del 14/1/2025, in risposta al trasporto in sicurezza del paziente con due unità. Rileviamo un contrasto nelle due note, dove non chiarisce in modo chiaro il trasporto in sicurezza dei letti, dando potere decisionale a vari dirigenti/superiori che non rispettano la Legge 81/2008 e le linee guida SIAARTI – task force.

Si diffida codesta amministrazione dal far gestire il trasporto letti su discrezione del singolo dirigente/superiore o dalla direzione sanitaria ospedaliera in modo promiscuo e indistinto.

La scrivente O.S diffida questa amministrazione e chiede di richiamare tutti i dirigenti a cessare atteggiamenti di bossing verso gli operatori socio-sanitari. Di rivedere le turnazioni, rispettando i riposi e i diritti dei lavoratori, più sicurezza, a ridurre il sovraccarico di lavoro, l’applicazione della Legge 81/2008 e le applicazioni delle linee guida della task force. In caso di mancata apertura sui temi da noi affrontati, la scrivente dovrà procedere a tutelare i diritti dei lavoratori, della propria delegata e dei pazienti in tutte le opportune sedi giudiziarie, nessuna esclusa.

Redazione OssNews24

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