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L’Operatore Socio Sanitario: quale profilo di competenza e quali prospettive future 

Dopo una lunga attesa è stata finalmente resa nota la bozza del DM71 che intende rivisitare gli attuali standard per l’assistenza di prossimità.

Con il DM71 prende finalmente forma la missione 6 Salute del PNRR e nello specifico quella relativa alle reti di prossimità, alle strutture e alla telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Un significativo cambio di passo e la posa della prima pietra della sanità post covid.

In questo definitivo cambio di passo e di paradigma della sanità, ad essere investiti dal cambiamento saranno soprattutto le Professioni sanitarie e nello specifico le due figure che di più tutte si occupano, ognuno nell’ambito delle proprie competenze e prerogative di legge, della “presa in carico” della persona assistitae che sono rappresentate dall’Infermiere e dall’Operatore Socio Sanitario.

Nell’ottica di un sistema di rivisitazione della sanità deve essere inquadrata la nuova figura dell’OSS, che deve essere specificatamente regolata secondo le intese che verranno raggiunte a livello ministeriale tra il Ministero della Salute, la FNOPI e tutti gli stakeholders privati (associazioni e sindacati).

In questi mesi abbiamo osservato vari tentativi maldestri da parte di alcune regioni di trasferire competenze proprie della Professione infermieristica agli Operatori Socio Sanitari, senza apportare le doverose modifiche al quadro normativo nazionale e senza tener conto del percorso formativo.

L’OSS è oggi e lo sarà ancor di più domani, una figura cardine del percorso di cura in collaborazione con l’Infermiere e con tutte le Professioni sanitarie nell’ottica di una visione multidisciplinare del governo assistenziale. 

Solo riconoscendo le giuste attribuzione all’Infermiere, che già il quadro normativo nazionale consente, può essere rivisitato il percorso formativo dell’OSS e quindi si decreterà l’effettiva “nascita” dell’OSS con formazione complementare anche nei vari sistemi organizzativi e nei vari CCNL.

L’accordo del 16 gennaio 2003 in Conferenza Stato Regionideve essere oggetto di revisione, così come quello del 2001, nell’ottica di una revisione di sistema della sanità che deve tendere sempre di più ad una assistenza di qualità oltre che efficiente ed efficace.

Il DM71 è la sfida del momento e non possiamo permetterci di perdere tempo e soprattutto non possiamo permetterci di commettere errori: la maggior parte delle somme previste dal PNRR per la sanità sono prestiti che con gli anni dovranno essere obbligatoriamente restituiti, mentre solo una piccola parte non è soggetta a restituzione.

L’attuale Profilo di competenza dell’OSS è proporzionato al percorso formativo e al titolo di studio previsto per l’accesso, ma questo non vuol dire che non è possbile rivedere sin da subito il percorso formativo “mettendo mani” all’accordo del 2011 e del 2013.

Il riconoscimento delle competenze speciliastiche ed avanzate alla Porfessione infermierstica, parimenti riconosciute ai colleghidagli altri paesi europei, è il naturale meccanismo che consentirà all’OSS con formazione complementare di avere specifiche competenze che oggi sono proprie dell’Infermiere, tutto nell’ottica della rivisitazione globale della sanità.

Non è più tollerabile avere ventuno modelli organizzativi del SSN dove in alcune regioni  all’OSS è consentito svolgere alcune mansioni, mentre in altre tali mansioni sono ritenute proprie della Professione infermieritica. Una sanità a diverse velocità dove regna il caos.

Sarà compito del tavolo permante tra Ministero della Salute, la FNOPI e tutti gli stakeholders privati dirimiere la matassa.

Dott. Pierpaolo Volpe – Presidente OPI Taranto

Fonte: www.nursetimes.org

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