Negli ultimi tempi si sta discutendo sull’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere nel sistema sanitario italiano, con una stima di circa 100.000 nuovi professionisti nei prossimi tre anni. Tali proposte ventilano l’ipotesi che le suddette figure possano iscriversi alla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), generando un incremento del numero di iscritti e, di conseguenza, delle entrate economiche. Tuttavia, questo scenario si scontra con ostacoli legislativi, normativi fondamentali e, ci permettiamo di sottolineare, gioverebbe solamente alla FNOPI.
Uno dei principali motivi per cui è impossibile far rientrare gli Assistenti Infermieri negli Ordini Professionali Infermieristici è la mancanza del titolo universitario e dell’esame di abilitazione, requisiti essenziali per l’iscrizione alla FNOPI. Gli infermieri, infatti, devono superare un percorso di studi universitari specifico e conseguire l’abilitazione, che ne certifica le competenze cliniche e professionali. Gli Assistenti Infermieri, per quanto figure che potrebbero essere incisive nel sistema sanitario nazionale, operano in ambiti differenti e con livelli di responsabilità minori rispetto agli infermieri abilitati. Creare dunque un albo o un elenco per “non professionisti” all’interno della FNOPI, come ipotizzato, non solo contravverrebbe a queste norme, ma rischierebbe di confondere il cittadino sulla distinzione tra chi è effettivamente abilitato a svolgere atti sanitari e chi no.
Il vero punto di discussione riguarda, piuttosto, la necessità di valorizzare adeguatamente e nel presente la figura dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS). La Federazione Migep-Stati Generali dell’OSS ha da tempo ribadito che la soluzione più efficace non è quella di far rientrare queste figure negli Ordini delle Professioni Infermieristiche, bensì creare un Registro Nazionale degli OSS, indipendente e al di fuori della giurisdizione della FNOPI.
Questa proposta è coerente con quanto stabilito dalla Legge Lorenzin e altre normative, che tutelano la specificità delle varie professioni sanitarie. Includere gli OSS negli ordini infermieristici non farebbe altro che generare un incremento economico per le casse della FNOPI, ma senza alcun reale vantaggio per gli OSS stessi, che si vedrebbero abbandonati in luogo dell’Assistente Infermiere, il quale sarebbe a sua volta appesantito da ulteriori obblighi (giuridico-economici) senza un giusto riconoscimento delle sue competenze che comunque restano ancora oggetto di discussione.
L’Ipotesi avanzata della Conferenza delle Regioni
Questo è stato un tema discusso anche nella nota di indirizzo della Conferenza delle Regioni prima dell’estate, che aveva proposto di iscrivere gli OSS stranieri operanti sul territorio nazionale agli Ordini delle Professioni Infermieristiche italiani, sollevando un dibattito acceso e mettendo in luce l’esigenza di trovare soluzioni che rispettino le differenze di formazione e competenze.
Conclusioni
L’introduzione della figura dell’Assistente Infermiere può certamente rappresentare un’opportunità per migliorare l’efficienza del sistema sanitario, ma è essenziale non confondere le competenze e i ruoli delle varie professioni. Gli OSS italiani, che noi rappresentiamo, meritano un riconoscimento proprio, e la creazione di un Registro unico Nazionale autonomo rappresenta la strada più giusta e corretta per tutelare la loro identità professionale, evitando inutili confusioni e aggravi a loro carico.
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