Covid, Fials: Dopo scudo penale per operatori sanitari si passi ora a scudo procedimentale per far scorrere liste d’attesa ed eseguire ricoveri
Roma, 21 mag. – “Un grande passo in avanti, un provvedimento giusto, perché la limitazione della responsabilità penale ai soli casi di colpa grave non è più limitata alle vaccinazioni, ma riguarda tutta l’attività prestata durante lo stato di emergenza epidemiologica, e si riconoscono le enormi difficoltà causate dalla pandemia. Un segnale fondamentale nei confronti di chi ha lavorato in prima linea in questo annus horribilis: sarebbe stata un’enorme ingiustizia farli rischiare anche di diventare protagonisti di un possibile tsunami giudiziario, dopo tutto quello che hanno fatto per la collettività.
Necessita ora passare ad uno ‘scudo procedimentale’ per non ricadere nel sistema fallimentare della medicina difensiva e per risolvere il problema delle liste d’attesa di milioni di prestazioni specialistiche da eseguire e migliaia di ricoveri rinviati”. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, su scudo penale del Dl Covid e liste d’attesa, di cui tratta la bozza del Dl Sostegni bis approvata ieri.
“Predisporre questa misura limitatamente ai vaccini – aggiunge – avrebbe dato un messaggio sbagliato. Scudo penale non vuol dire nascondere misfatti, non costituisce un salvacondotto, né un’immunità, ma dare valore a ciò che è stato fatto in nome dell’art. 32 della Costituzione, a garanzia del diritto alla salute di tutti i cittadini”. Con l’emendamento passato al Senato lo scorso 12 maggio sulla conversione del Dl 44/2021 (contenimento epidemia Covid), il giudice è obbligato, per la valutazione delle responsabilità penali del professionista, a prendere in considerazione alcuni elementi fondamentali che tengano conto della situazione organizzativa e logistica della struttura in relazione alla novità ed eccezionalità del contesto emergenziale, del numero di pazienti su cui è necessario intervenire, della gravità delle loro condizioni, della disponibilità di attrezzature e personale ed infine del livello di esperienza e la specializzazione del singolo operatore.
“La questione, per la Fials, andava già risolta contestualizzandola all’emergenza pandemica – ribadisce Carbone – ed ora è stato fatto un primo passo. Avevamo avanzato un intervento di questo tipo non solo con la presentazione di un emendamento al vigente Dl 44/2021, ma anche nella fase di conversione del decreto legge 18/2020 sulle misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, sottolineando le condizioni estreme in cui infermieri, medici e tutti gli altri professionisti erano stati costretti a operare, mentre emergevano fenomeni deprecabili di promozione pubblicitaria di taluni studi legali per incentivare denunce e cause nei confronti dei sanitari che soccorrevano e curavano i malati Covid”.
“Il nostro obiettivo – sottolinea il segretario generale Fials – l’abbiamo descritto nell’emendamento presentato al Dl 44/2021, ed era quello di evitare di mandare al patibolo, con accuse di presunte colpe gravi, tutti gli operatori sanitari lasciati a combattere il Covid quasi senza protezioni e con conoscenze specifiche all’inizio nulle riguardo al nuovo nemico invisibile”. L’emendamento approvato da Palazzo Madama con l’intero testo del decreto passato alla Camera per la conversione definitiva, serve anche ad evitare una facilità di avvio del procedimento penale, con l’iscrizione nel registro degli indagati e del successivo iter procedimentale e/o processuale, che è pur sempre odioso per gli operatori sanitari che già vivono un notevole stress psico-fisico, sebbene poi la maggioranza delle denunce venga rigettata e non arrivi in tribunale. “Proprio a questo punto – avverte Carbone – occorre guardare avanti approntando nuovi strumenti che sappiano affrontare le sfide future”.
“Negli ospedali si inizia a riconvertire – spiega – i posti Covid in posti letto di degenza specialistica con piani di lavoro estenuanti a causa della cronica carenza di personale, pur di abbattere in tempi brevi le liste di attesa. E non vorremmo ritornare alla ‘medicina difensiva’: un sistema obsoleto e costoso per le Aziende sanitarie e di conseguenza per la collettività, che certo non risolve il problema delle liste di attesa, anzi lo aggrava”.
“Riteniamo, questa la proposta della Fials, che il Governo si adoperi a normare in un prossimo decreto legge – chiosa il segretario generale – lo ‘scudo procedimentale’, in modo che in presenza di fatti o atti (denunce, referti medici, querele) che rendano necessario l’avvio di indagini preliminari relative a ipotesi di colpa medica, il pm che debba compiere accertamenti tecnici irripetibili ai sensi dell’art. 360 cpp, e in particolare un’autopsia, avrebbe facoltà di procrastinare l’iscrizione nel registro degli indagati delle persone potenzialmente responsabili (o indicate come tali in atti di parte)”.
Per effetto di tale ‘facoltà’ il pubblico ministero, nella fase antecedente allo svolgimento degli accertamenti, non sarebbe più tenuto a procedere all’iscrizione di uno o più sanitari nel registro degli indagati, agli avvisi nei loro confronti e alla nomina di un difensore d’ufficio. Al posto di questi adempimenti, il pm dovrebbe avvisare, senza ritardo, gli ordini professionali dei sanitari interessati e nominare (attingendo a rotazione da elenchi di professionisti unitariamente predisposti dagli ordini stessi) un consulente tecnico tenuto a partecipare agli accertamenti tecnici irripetibili, oltre ad un difensore d’ufficio. Soggetti, questi, portatori di competenze diverse che sarebbero chiamati a rappresentare e tutelare l’interesse collettivo dei professionisti della sanità al corretto svolgimento delle operazioni non replicabili. Un sistema questo che potrebbe risolvere, anche, la questione dei procedimenti civili nei confronti degli operatori sanitari.
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