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Cosa si prova quando si è in coma?

La domanda che spesso i parenti di pazienti in stato comatoso ci rivolgono è più o meno sempre la stessa. Cosa sente? Capisce ciò che gli succede intorno?

Difficile dare una risposta univoca, dipende molto da quanto è profondo il coma e soprattutto dove sono le lesioni che lo hanno indotto al coma, e più nello specifico l’entità delle lesioni stesse.

Facendo una ricerca e raccogliendo le testimonianze di chi ha subito traumi tali da indurre lo stato comatoso per pochi giorni, si comprende come la percezione della realtà sia soggettiva e in alcuni casi si confonda con un vero e proprio trip indotto non solo dal coma stessa ma spesso anche da terapie farmacologiche specifiche.

Di seguito vi riporto alcune testimonianze, la prima è di una donna di nome Alex:

Essere in coma è un inferno. Sono stata in coma per 16 giorni. E ‘stato quasi tre anni fa, ma ho ancora flashback dei miei incubi. Il tuo cervello cerca di dare un senso al limitato input sensoriale come i suoni delle macchine che ti tengono in vita, le sensazioni nel tuo corpo, le voci che senti…..

All’inizio penso che il coma non fosse completo – ho sentito la mia prima operazione di emergenza. Ero in blu-bianco, con un dolore bruciante. Ho sentito i tagli nella la mia carne e ogni incisione del bisturi, come hanno lentamente tagliato via i miei muscoli e tessuti. Ho urlato e gridato, ma nessuno riusciva a sentirmi.

Durante il coma sentivo le voci e cercavo di dare un senso a ciò che dicevano. Le loro parole entravano spesso nei miei sogni. Mio marito continuava a dirmi “stai bene, stai bene” ma io sapevo anche in coma che stava mentendo.

Avevo terrificanti sogni ripetitivi da cui non potevo sfuggire, non potevo svegliarmi, non potevo dare un senso….. Pensavo che Obama fosse stato assassinato, che la Corea del Nord avesse fatto esplodere la luna e che l’intero mondo occidentale fosse stato racchiuso in una nave da crociera simile a una tomba da estremisti musulmani.

Pensavo che mio marito fosse scappato con un’altra donna, che avesse portato con sé nostro figlio e che volesse uccidermi. (Nel frattempo il povero angelo si accampò in terapia intensiva per 3 settimane costantemente al mio fianco).

La cosa migliore che sia mai accaduta durante il mio coma è stata quando un dottore ha detto: “Signora Lang, lei è in ospedale. Il suo sogno non è reale. È in terapia intensiva”. Questa forte voce maschile che aveva senso è stato il solo fragile filo di speranza a cui mi sono aggrappata nel mio inferno di Alice nel paese delle Meraviglie.

Se sarete mai al capezzale di una persona cara in coma, parlatele. Vi sentirà. Ditele che la amate, che rimarrete con lei e spiegatele che è in ospedale. Cercate di darle una speranza a cui aggrapparsi.

Cosa si prova quando si è in coma? 1

La seconda testimonianza è di Lia, e come possiamo leggere, le percezioni in coma sono state molto differenti.

Sono stata in coma anche io per 10 giorni e vivevo due vite, una con gli occhi aperti l’altra con gli occhi chiusi.
Durante il coma ho viaggiato indietro nel tempo fino al 1200 e vedevo una trattoria dove cucinavano ciò che pescavo e mi davano un premio.
Poi mi sono trasformata in un cartone animato, pertanto sono riuscita ad entrare in un video game…, insomma le cure che mi facevano mi davano allucinazioni.
Ho bevuto cognac con Churcill o cantato con Michael Jackson o visto l’Emirates portare doni ai miei vicini in coma.
Insomma sogni irreali che ricorderò sempre!

Cosa si prova quando si è in coma? 2

Ne segue una terza testimonianza, Andrea, 3 giorni in coma.

Quando sono stato in coma per tre giorni, ho sperimentato alcune cose che sono molto inquietanti. A partire dalla corsa in elicottero, ricordo di aver visto cose che una persona inconsapevole in coma non dovrebbe essere in grado di vedere.

Ricordo i soccorsi, essendo stato caricato su e mi ricordo di aver visto un’infermiera che mi spingeva gli aghi nel braccio. Non avevo idea di come sono arrivato in ospedale ma in pochi minuti ho fatto la battuta “questo sarà l’ultimo giro in elicottero “.

Ricordo i lampi di luce che mi accecavano. Penso che sia stato il medico o le infermiere a usare la loro penna luminosa sui miei occhi, per misurare la reazione.

Ricordo che mi tagliavano i vestiti e mi mettevano in uno degli abiti da clown. L’ho visto come se lo stessi guardando da una certa distanza.

Ricordo l’agente di polizia che mi ha salvato la vita piangendo accanto al mio letto. Quando glielo chiesi, saltò letteralmente. “Come fai a saperlo?

Ricordo di aver visto un cimitero, nella piccolissima vallata tra due pareti a picco sul canyon. Il cimitero era vivido, e tutte le pietre tombali erano oblique, la parete del canyon era scolpita con immagini di angeli e demoni. Ricordo che mi fu offerta una scelta. Non ricordo di averne fatto una, ma guardando indietro ora penso che questa sia stata una delle scelte.

Ho volato. Non avevo peso, nessuna inerzia, nessuna preoccupazione. Potevo andare dove volevo, fare tutto quello che volevo. L’unica cosa che ricordo di aver voluto di più era andare a casa e abbracciare mio figlio.

Ricordo l’orrore di ciò che significava essere senza Dio. Mi è stato mostrato quante volte mi aveva dato forza, non importa quanto male ho fatto. Era sempre lì, dietro la mia schiena.

Solo più tardi ho scoperto che non si era mai spostato dalla mia schiena, ma che ero sempre io che mi giravo e mi giravo, cercando di evitare di doverlo guardare.

L’inferno è un posto speciale, ma è dentro di noi, proprio come il cielo. L’inferno è vivere la vita con le spalle rivolte a Dio. Qualcuno ha detto di tenere gli occhi sul premio. Sono contento di aver finalmente scoperto qual è il premio.

Ad oggi, ho difficoltà a guardarlo per più di qualche istante. So dove si trova, e vuole che mi arrenda completamente, in modo che possa guarire le mie ferite.

Non sono pronto. Ci sto arrivando, un passo alla volta.

Cosa si prova quando si è in coma? 3

Il coma è una assenza di coscienza più o meno totale.

Una definizione di coma utile per stabilire in prima istanza se un paziente è in coma è: “Paziente non risvegliabile, non responsivo, che giace a occhi chiusi”. Il coma può essere associato alla alterazione di alcune funzioni vitali come la respirazione o il battito cardiaco, oppure il paziente può conservare le funzioni vitali inalterate. Nel primo caso, se non viene soccorso, il paziente muore. Durante il coma il paziente non si nutre e non si idrata da solo, quindi qualunque paziente in coma morirà dopo un certo tempo se non riceve soccorsi adeguati.

In medicina il coma viene classificato in diversi livelli secondo la “Glasgow coma scale” o GCS. Questa scala si basa su tre tipi di risposta agli stimoli (oculare, verbale e motoria) e permette di esprimere il coma con un numero che è la somma delle valutazioni di ogni singola funzione (Oculare, verbale, motoria). Il massimo punteggio della GCS è 15 e il minimo 3 che indica un profondo stato di incoscienza.

Il medico o infermiere cerca di stimolare il paziente in coma e registra le reazioni assegnando un punteggio secondo la scala seguente:

Stimolo: Apertura degli occhi

  1. = Nessuna
  2.  = Allo stimolo doloroso
  3.  = Allo stimolo verbale
  4.  = Spontanea

Stimolo: Risposta verbale

  1.  = Nessun suono emesso
  2.  = Suoni incomprensibili
  3.  = Parla e pronuncia parole, ma incoerenti
  4.  = Confusione, frasi sconnesse
  5.  = Paziente orientato, conversazione appropriata

Stimolo: Risposta motoria

  1.  = Nessuna risposta
  2.  = Estensione allo stimolo doloroso
  3.  = Anormale flessione allo stimolo doloroso
  4.  = Flessione / Ritrazione allo stimolo doloroso
  5.  = Localizzazione dello stimolo doloroso
  6.  = Obbedisce ai comandi

Come si vede, i livelli più bassi sono associati alle risposte meno pronte e quindi ai livelli di coma più profondi. Questa scala è molto semplice e con un po’ di attenzione anche una persona che non abbia un addestramento specifico può classificare rapidamente il livello di coma.

Poiché il coma è indotto da una lesione cerebrale, questa è a tutti gli effetti una scala di funzionalità neurologica. Il paziente viene quindi classificato a seconda della gravità stimata della lesione:

  • Grave, con GCS ≤ 8
  • Moderata, GCS 9-13
  • Minore, GCS ≥ 14.

Io sono entrato in coma la notte fra il 7 e l’8 febbraio 2013 a causa di una encefalite da herpes virus. In ospedale sono stato classificato come “grave” in quanto il mio GCS era pari a 6. Il mio corpo quindi un po’ rispondeva agli stimoli, infatti quando mi hanno praticato la puntura lombare per ricercare la causa della lesione cerebrale, il mio corpo ha urlato di dolore.

Ma io non c’ero. Mi sono addormentato nel mio letto e mi sono svegliato nove giorni dopo, mentre mi accompagnavano dal reparto di terapia intensiva alla corsia di ospedale, senza avere alcuna coscienza degli eventi trascorsi né del tempo passato. Infatti io, ovvero la mia coscienza, la mia persona, non ha vissuto nulla. Il tempo non è passato, non ho registrato alcuno stimolo, non ho avuto percezioni di alcun tipo.

Quindi, per rispondere alla domanda: nel mio caso quando ero in coma non ho provato nulla. Avrei potuto essere morto.

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Redazione OSSnews24

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