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Quando la macchina aiuta la persona: l’oss nell’era dell’intelligenza artificiale

Quando ho deciso di intraprendere la carriera di oss mi sono trovata davanti a una realtà che, ammettiamolo, fa un po’ paura. Soprattutto se, come me, sei di corporatura esile e ti chiedi come farai a sollevare pazienti, spostare letti o affrontare turni interi senza trasformarti in un cubetto di ghiaccio dal dolore.

Da giovane donna che si accinge a iniziare questo percorso, mi sono subito chiesta: “Ma non ci sarà un modo per alleggerire almeno un po’ la fatica fisica che questo lavoro comporta?”. E qui è nata la mia curiosità verso l’intelligenza artificiale. Non come sostituto del cuore e delle mani dell’operatore, ma come alleato silenzioso. Un piccolo aiuto tecnologico per rendere la professione meno pesante e più sicura, soprattutto per chi come me deve fare i conti con la propria esilità. Questo articolo nasce proprio da quella curiosità: esplorare come la tecnologia possa supportare l’oss, senza togliere nulla alla componente umana che rende questo lavoro unico e insostituibile.

La pandemia ha acceso i riflettori su una figura troppo a lungo rimasta ai margini del sistema sanitario: l’operatore socio-sanitario (oss). Prima del Covid-19 questo ruolo era spesso sottodimensionato e confinato a mansioni di supporto. L’emergenza ha invece mostrato quanto fosse indispensabile nelle corsie ospedaliere, nelle Rsa e nell’assistenza domiciliare.

Oggi, in un contesto sociale segnato da fragilità crescenti e da un bisogno diffuso di cura, il lavoro dell’oss ha conquistato una nuova consapevolezza e una maggiore dignità professionale all’interno del Servizio sanitario nazionale. Siamo il punto di contatto quotidiano tra la persona fragile e il servizio di cura. Il nostro lavoro unisce competenze pratiche e sensibilità umana: dall’igiene personale all’aiuto nell’alimentazione, dall’ascolto al sostegno emotivo. Tuttavia, i carichi di lavoro sono spesso elevati, i tempi ridotti e la burocrazia crescente. A questo si aggiungono la fatica fisica e il coinvolgimento emotivo che accompagnano ogni giornata.

Il lavoro dell’oss è estremamente impegnativo sul piano fisico. Le movimentazioni dei pazienti, i turni lunghi, le posture scorrette e lo stress costante mettono ogni giorno a dura prova il corpo dell’operatore. Non è raro che, dopo anni di servizio, molti professionisti si trovino a convivere con ernie, dolori articolari e disturbi muscolo-scheletrici. La riflessione su come l’intelligenza artificiale possa alleviare il lavoro fisico e burocratico dell’oss mi ha portata a guardare più da vicino le soluzioni già disponibili e le evidenze scientifiche più recenti, con l aiuto di una infermiera.

L’utilizzo di sistemi di supporto intelligenti può trasformare il lavoro quotidiano dell’oss in diversi modi:

  • Monitoraggio continuo dei pazienti non autosufficienti, attraverso sensori e video-analisi che rilevano posture, movimenti o cambiamenti comportamentali.
  • Previsione dei bisogni assistenziali, come il rischio di cadute o di disidratazione, grazie a modelli predittivi che analizzano dati biometrici e comportamentali. Secondo una review del 2024 pubblicata sul Journal of Medical Internet Research (JMIR), i modelli di ingtelligenza artificiale per la valutazione del rischio di cadute raggiungono un’accuratezza superiore al 70-80%.
  • Comunicazione facilitata tra oss, infermieri e medici, tramite piattaforme digitali integrate di teleassistenza, che riducono errori e migliorano la continuità delle informazioni cliniche.
  • Riduzione del carico burocratico e operativo, consentendo agli operatori di dedicare più tempo alla relazione e meno alla documentazione: sistemi di registrazione automatica o IA- assistant stanno già mostrando benefici in termini di efficienza e riduzione del burnout.

Le evidenze attuali confermano che l’intelligenza artificiale non sostituisce il lavoro umano, ma ne potenzia la qualità. Ad esempio, uno studio condotto con il sistema di monitoraggio Verso Vision ha mostrato una riduzione del tasso di cadute da 6,65 a 2,85 eventi ogni 1.000 persona-giorni nei reparti monitorati con intelligenza artificiale rispetto a quelli tradizionali (PubMed). Una review del 2024 su 22 studi ha rilevato che i modelli di intelligenza artificiale per la valutazione del rischio di cadute ottengono accuratezze superiori al 70 % (jmir.org).

In altre parole, la tecnologia non sostituisce l’operatore, ma può diventare un alleato silenzioso che ci permette di fare il nostro lavoro con più leggerezza, precisione e serenità. Nonostante i progressi tecnologici, la relazione umana, la capacità di ascolto e la vicinanza emotiva restano valori insostituibili. La responsabilità ultima rimane sempre in capo all’oss, che con professionalità e sensibilità rappresenta l’anima del lavoro di cura.

L’oss del futuro sarà un professionista capace di coniugare competenza assistenziale, conoscenza tecnologica e sensibilità etica. L’intelligenza artificiale rappresenta una sfida, ma anche un’occasione per ripensare il modo di prendersi cura: può rendere il lavoro più sicuro, sostenibile e preciso, ma solo se resta al servizio della persona e non la sostituisce. La vera innovazione sarà quella che saprà valorizzare il tempo dedicato alla relazione, all’ascolto e alla presenza umana. L’intelligenza artificiale potrà alleggerire le nostre mani, ma non dovrà mai spegnere il nostro cuore.

Antonella Losciale – Oss

#OSSnwes24 - OSS - operatore socio sanitario

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Redazione OSSnews24

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