Empatia: che parola sarà mai questa?
Nella sanità si usa spesso questa parola. Eppure…senza empatia noi esseri miseri cosa saremmo?
Al massimo un granello di sabbia, un chicco di mais, un puntino su una “i”. E poi? Poi cosa?
Vuoi mettere saper accogliere il mondo di un altro e saperlo riconoscere?
Vuoi dire ad una persona “ti sento” e sentirla davvero?
L’anima è così immensa da poter abbracciare mille altri mondi se le si da la possibilità. Tante volte mi sono sentita sola al mondo, sbagliata, incompresa, incapace, ma ho anche capito che è perché non ci sono più cuori disposti a dare per davvero.
L’empatia sa essere il faro nel mare, sa essere il fuoco che ti scalda in una giornata d’inverno, sa essere quella goccia in meno che invece di far traboccare il vaso ti salva la vita.
I rapporti umani sono così difficili: cosa ci si guadagna a dare agli altri? Si sta così bene nel proprio egoismo. Ma a noi persone sensibili manca qualcosa, forse tutto.
Tutto è grigio senza empatia. Niente suona: nessuna melodia in attesa, nessun cd spolverabile. Niente. Che ce ne si fa di un mondo senza colori? Come dipingerò la mia giornata senza sfumature?
Ecco che io quando dò ad un altro, lo accolgo, lo accetto e lo ascolto per davvero, so di non essere sola. Durerà cinque minuti, dieci, una vita. Chissà. Ma in quei brevi ma infiniti momenti mi sento veramente viva e so che, così come sono riuscita a scavalcare i muri di un altro, così posso fare con i miei. Credo possibile tutto.
Ed ecco che per un po’ nessun mare in tempesta può inondare la mia piccola barca perché io sono più forte se so dare forza a te.
Diletta Saccon
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