In questi giorni si leggono numerosi articoli e riflessioni sul tema dell’assistente infermiere, una figura di cui molto si discute, ma che ancora non esiste ufficialmente nel nostro ordinamento. Tuttavia, quasi tutte queste riflessioni si concentrano su aspetti tecnici: quali competenze dovrebbe avere, come si dovrebbe formare, quali mansioni potrebbe ricoprire. Sono analisi importanti, certo, ma spesso mancano della profondità politica e giuridica che una tale figura richiederebbe.
È fondamentale che il dibattito non resti confinato alla sola tecnica. Serve una riflessione politica: chi sarà questa figura? Che spazio avrà nel sistema sanitario? Quali diritti? Quale rappresentanza? E, soprattutto: quale protezione, qualora si verifichino errori?
Una questione centrale, che richiede un chiarimento politico urgente, riguarda la definizione e la collocazione della figura dell’Assistente Infermiere (AI). Sebbene venga descritta come operatore di “interesse sanitario riconducibile all’area socio-sanitaria”, rimane un OSS incaricato delle attività dell’Assistente Infermiere. Inoltre, il suo inquadramento contrattuale e organizzativo appare incoerente e privo di una chiara identità. Non è stato definito lo stipendio di base, né sono stati stanziati fondi specifici per la sua formazione e integrazione nel sistema sanitario. Non esiste un piano di integrazione ben strutturato, né una cornice normativa chiara, né una solida copertura assicurativa.
Con la presente intendiamo portare all’attenzione una questione sempre più urgente: la definizione, valorizzazione e tutela della figura dell’Assistente Infermiere (AI) nel contesto della sanità pubblica e privata, con particolare riferimento all’ambito della long-term care. Se l’AI viene adottata senza un quadro normativo solido e senza adeguate tutele, si rischia di creare vuoti giuridici ed esporre professionisti e pazienti a rischi non controllati.
Nonostante l’istituzione dell’AI risponda all’esigenza di rafforzare l’assistenza territoriale e residenziale, e alleggerire le competenze dell’infermiere, la sua integrazione nel Sistema Sanitario Nazionale risulta ancora fragile e incerta. Non si intravede una revisione delle piante organiche, né una quantificazione del fabbisogno di OSS, infermieri o AI.
L’assenza di riferimenti ai nuovi profili sanitari, votati alla Camera, evidenzia un rischio concreto: che l’assistente infermiere resti una figura “ombra”, priva di riconoscimento formale.
Ci chiediamo: come potrà trovare spazio nei programmi politici e nei nuovi assetti normativi, se manca ancora una definizione chiara della sua collocazione? È già evidente che viene assimilata all’OSS, pur avendo competenze parzialmente diverse, contribuendo così a un’ulteriore confusione tra i ruoli. Ci sarà disparità di trattamento tra diverse strutture o regioni, creando ingiustizie e iniquità. Questa sovrapposizione non chiarita mina la legittimità e l’autonomia della figura, creando una “terra di nessuno” professionale, dove è difficile attribuire funzioni, responsabilità e ambiti di intervento tra le due figure.
Ad oggi, non si intravedono soluzioni strutturate né azioni di sistema che garantiscano un futuro professionale solido all’AI. Averla istituita non può diventare un alibi per abbandonarla. Il sistema non può permettersi di creare profili ibridi per poi renderli invisibili nella pratica e nella normativa.
Queste analisi non sono meri tecnicismi. Sono questioni politiche che parlano di riconoscimento, visibilità, dignità professionale. Non si può continuare a costruire profili ibridi senza chiarirne funzioni, tutele e prospettive. Così facendo, si rischia di creare una figura “ombra”, operativamente fragile e legalmente indefinita, che non trova spazio nei nuovi profili sanitari e che viene confusa o sovrapposta all’OSS, con grossi carichi di responsabilità. L’oss una figura oggi a rischio di esaurimento, anche a causa dell’assenza di aggiornamenti normativi e del fatto che l’AI si trascina dietro tutte le funzioni dell’OSS.
In un momento di profonda revisione del sistema sanitario e dei suoi profili professionali, appare sempre più urgente una riflessione seria, onesta e responsabile sulla figura dell’Assistente Infermiere (AI) e sul futuro dell’Operatore Socio-Sanitario (OSS): due figure oggi al centro di una trasformazione incompleta e, per certi aspetti, contraddittoria, che rischia di lasciare sul campo confusione normativa, perdita di identità professionale e disorientamento nei servizi socio-sanitari, in particolare nella long-term care.
La long-term care è una delle sfide più rilevanti del nostro SSN. Non possiamo affrontarla ignorando proprio quelle figure che, con competenza e dedizione, ne rappresentano il motore silenzioso. In questo contesto, anche la figura dell’OSS è coinvolta in un processo di riforma non strutturato e rischioso: anziché essere valorizzata e specializzata, viene lentamente inglobata o svuotata, senza una chiara visione di sviluppo.
La mancata evoluzione normativa dell’OSS apre scenari di precarizzazione, accentua la frammentazione tra i professionisti e alimenta tensioni operative. Al contrario, ciò di cui c’è bisogno è una strategia chiara e lungimirante, che dia prospettiva a entrambi i profili, evitando sovrapposizioni e ambiguità.
Non si tratta di questioni tecniche: sono scelte politiche che toccano riconoscimento, dignità e diritti professionali. Continuare a costruire figure ibride, senza definirne funzioni e collocazioni, porta solo a generare confusione, indebolendo l’intero sistema sociosanitario.
Questo paradosso rischia di rendere marginale e facilmente sacrificabile la figura dell’AI nei processi di riorganizzazione. Inoltre, ci preme sollevare una riflessione essenziale: come potrà trovare spazio l’Assistente Infermiere nei futuri programmi politici e nei nuovi assetti normativi sui profili sanitari, se ancora oggi manca una chiara collocazione della figura stessa?
Occorre una riflessione politica strutturata, che non si limiti all’istituzione di nuovi profili, ma assicuri coerenza normativa, chiarezza contrattuale e riconoscimento operativo. In caso contrario, ci troveremo con figure professionali sempre più fragili, in ruoli indefiniti e destinate a restare “di passaggio”, anziché diventare pilastri di una sanità moderna e integrata.
In questo scenario, urge una presa di responsabilità da parte della politica. La revisione dei profili sanitari non può essere fatta ignorando o sacrificando chi già opera sul campo. È il momento di ridare voce e centralità a chi, da anni, sostiene l’assistenza di base, spesso nell’indifferenza generale.
Anche per gli OSS, infatti, la situazione è critica. La loro figura, che avrebbe bisogno di rilancio, specializzazione e valorizzazione, viene invece progressivamente smontata o inglobata in nuove specializzazioni, prive di progettualità a lungo termine. La mancata chiarezza sull’evoluzione della carriera degli OSS apre scenari di precarizzazione di fatto, alimenta tensioni nei luoghi di lavoro e accentua la divisione tra professioni che dovrebbero, invece, lavorare in modo sinergico e complementare.
È il momento di fare buon uso di questa analisi, di portarla nei luoghi di lavoro, nei confronti con i colleghi e, soprattutto, di trasformarla in partecipazione attiva.
Iniziamo rafforzando il Registro Nazionale degli OSS, istituito dagli Stati Generali, come strumento di rappresentanza, identità e tutela professionale. Un registro che dia finalmente voce unitaria agli operatori di tutta Italia.
Sosteniamo e valorizziamo SHC – Sindacato delle Professioni Sociosanitarie, l’unico nato dentro la nostra categoria, che conosce davvero i bisogni, le umiliazioni e le sfide quotidiane degli OSS. Solo con un sindacato autonomo, libero e guidato dagli operatori stessi potremo difendere i diritti calpestati, reclamare dignità contrattuale e rifiutare di essere relegati a “figure da esaurimento e da sfruttamento”.
Diamo forza e rappresentanza alla Federazione MIGEP, che da anni lavora con serietà per dare un volto politico, giuridico e istituzionale alla nostra figura, portando avanti battaglie anche quando altri tacevano. La partita è aperta, ma il tempo stringe. O ci facciamo sentire ora, o saremo cancellati domani.
Serve una riflessione politica strutturata, che non si limiti alla creazione di nuovi profili, ma ne garantisca coerenza istituzionale, contrattuale e operativa. Diversamente, si rischia di alimentare un sistema fatto di profili indefiniti, ruoli confusi e operatori destinati a restare “figure di passaggio”, anziché pilastri di una sanità integrata e moderna.
In sintesi, occorre spostare il focus dalle competenze tecniche alle implicazioni politiche e legali, per creare un sistema di tutela efficace che possa supportare l’innovazione senza compromettere la sicurezza e i diritti fondamentali.
Redazione OssNews24
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