L’operatore socio-sanitario è a contatto continuo con fragilità e sofferenza, condizioni che richiedono una componente motivazionale molto alta. Quanti di noi hanno pensato: “Ma chi me lo fa fare?”. Noi oss i corsi li paghiamo a caro prezzo. I costi superano talvolta i 2mila euro, per svolgere una professione – perché tale la considero – spesso sottopagata e senza riconoscimento sociale.
Troppi colleghi, in alcune strutture, sono usati per sopperire alla carenza di infermieri. Il sovramansionamento, unito al demansionamento, crea confusione e induce conflitti morali e deontologici negli oss. Molti, per questi motivi, decidono di lasciare la professione. Noi oss ci sentiamo abbandonati dallo Stato perché, pur svolgendo una professione essenziale, delicata, piena di rinunce e sacrifici, non ci viene riconosciuta nemmeno una dignità sociale.
Il diritto di preparazione univoca su tutto il territorio, con possibilità di corsi continui di aggiornamento, è per l’operatore socio-sanitario soltanto un lontano miraggio. In molti contesti l’oss affianca diverse figure professionali, rispettandone i ruoli. È parte di un’equipe il cui obbiettivo è il benessere della persona presa in carico. Il professionista possiede, dunque, capacità relazionali e comunicative, nonché flessibilità lavorativa.
Il Servizio sanitario nazionale ha un esercito di questi professionisti sul territorio, pronti a collaborare per costruire una sanità che funzioni e che possa rispondere alle esigenze del cittadino. Gli oss sono risorse fino a oggi sottovalutate, mal formate e ancora peggio adoperate. A noi viene oar proposta la figura dell’assistente Infermiere e la domanda che mi pongo e che pongo ai colleghi è: “L’oss, che da sempre è stato gestito e formato in base al bisogno delle singole regioni, può essere credibile come assistente infermiere?”.
Sicuramente ampliare conoscenze e acquisire nuove competenze è utile per tutti i tipi di lavoro. Credo, però, che sia giusto ricordare a tutta la politica e al ministro della Salute che l’oss e il futuro assistente infermiere non “pettinano bambole”, ma si occupano di fragili, ponendo le proprie mani e conoscenze al servizio dei più bisognosi. L’oss è una professione in cui la manualità si unisce all’intelletto. Valorizzare e ottimizzare un esercito di lavoratori con un giusto investimento formativo e legislativo renderebbe di gran lunga migliore il Servizio sanitario nazionale.
Marialuisa De Palo
Oss, referente Sanità privata SHC Lombardia
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