La notizia secondo cui, per la prima volta, i posti disponibili nei corsi di laurea in Infermieristica superano le domande presentate – 20.699 posti contro circa 19.000 candidature – rappresenta un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Questo dato non è solo una statistica: è il sintomo di una crisi profonda e strutturale che investe l’intero Servizio sanitario nazionale. Ricordiamo altresì il Decreto Università 2025, che introduce una disparità di sgravio fiscale sugli straordinari per gli infermieri neo-assunti rispetto a quelli già in servizio presso policlinici e AAOOUU.
Dal punto di vista degli Stati Generali Oss, e dunque degli operatori socio-sanitari, questi trend drammatici confermano ciò che denunciamo da tempo: la sanità italiana sta perdendo continuamente attrattività. Le cause sono molteplici e ben note – stipendi inadeguati, carichi di lavoro insostenibili, scarse prospettive di carriera, mancato riconoscimento giuridico ed economico – e colpiscono trasversalmente tutti i professionisti della salute, dagli infermieri agli oss.
L’introduzione della figura dell’assistente infermiere, con formazione ridotta rispetto al percorso universitario, rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Come abbiamo ribadito più volte, questa scelta non risponde alla reale esigenza di rafforzare il sistema, ma rappresenta un tentativo di tamponare la carenza di personale con soluzioni di ripiego. Il rischio è quello di abbassare la qualità dell’assistenza e creare nuove tensioni tra le professioni sanitarie, senza risolvere il problema alla radice.
Inoltre non possiamo ignorare un effetto collaterale ancora più grave: la figura dell’oss, con l’introduzione dell’assistente infermiere, rischia prima o poi di scomparire. Ci troveremo a dover riassorbire in qualche modo le unità che sono rimaste tali, allontanandosi da questa professione per mancanza di prospettive, riconoscimento e valorizzazione. Questo rappresenterebbe una perdita enorme per il sistema sanitario, che si fonda anche sul lavoro silenzioso e indispensabile degli oss.
La crisi attuale impone una risposta politica forte e strutturale. Non bastano misure tampone o nuove figure professionali non riconosciute. Occorre:
La crisi infermieristica è solo la punta dell’iceberg. Se non si interviene subito, il rischio è quello di un collasso del sistema sanitario pubblico. Come oss, chiediamo che la politica ascolti la voce di chi lavora ogni giorno nei reparti, nelle Rsa, nei servizi domiciliari. Non vogliamo essere spettatori di un declino annunciato: vogliamo essere protagonisti di una rinascita possibile. Non si può introdurre una nuova figura professionale senza prima risolvere i problemi già noti e irrisolti della sanità. Farlo significherebbe costruire su fondamenta fragili, destinando il sistema a un ulteriore indebolimento.
Redazione OssNews24
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