In qualità di rappresentanti della categoria oss vorremmo rispondere a quanto affermato dal presidente di Opi La Spezia (Francesco Falli, foto, ndr): “La proposta dell’assistente per la salute è l’evidenza di una politica distante dalla realtà. Una figura che nasce col copia e incolla favorendo il caos”. Ci fa onore sapere che c’è dibattito, ma in verità se bisogna dirla tutta, il caos in tutti questi anni partendo dalla legge 42/99 è stato creato dalla stessa dirigenza infermieristica con ideologie di grandezza, portando l’assistenza a un crollo totale, schiacciando molte professioni per l’ego professionale. Oggi si vuole mettere la museruola e tenere al guinzaglio l’oss.
Il progetto di legge che viene contestato va a legalizzare quanto è stato distrutto in tutti questi anni, soprattutto serve a legalizzare le competenze che gli stessi infermieri stanno demandando agli oss, perché non le ritengono più di propria competenza. Oggi gli infermieri hanno perso di vista l’assistenza, che deve essere la base di una professione assistenziale, guardando molto gli aspetti teorici e filosofici della professione infermieristica.
L’operatore socio-sanitario è una professione regolamentata riconosciuta e deve avere pari diritti delle altre professioni nel sistema salute. Le pare giusto che una professione che si dedica all’assistenza diretta dell’essere umano non ha diritto a un aggiornamento continuo? Veramente grave, e nessuno ne ha preso atto.
La proposta di legge presentata dal deputato De Palma è un progetto che nasce tra migep oss e infermieri, include tutto il sistema assistenziale e cerca in qualche modo di correggere quanto è stato creato. Mette in risalto dopo la pandemia che l’oss è un professionista e va valorizzato, riconosciuto, regolamentato per il suo valore professionale. Senza questa professione, che è stata in prima linea al fianco degli infermieri nel periodo Covid, gli infermieri erano completamente soli.
In questo momento particolare è fondamentale sviluppare capacità di confronto e non di attacchi: un compito fondamentale per costruire e non per prevaricare o provocare. Bisogna cercare metodi che consentano di raggiungere la padronanza di trovare strategie che tengano conto delle differenze individuali, in modo da promuovere il massimo sviluppo di questa professione.
Gli infermieri dovrebbero avere la capacità di comprendere che oggi hanno istruito l’oss a competenze espressamente infermieristiche e sarebbe importante che il loro titolo di dottorato comprendesse la natura dei compiti che hanno delegato all’operatore socio-sanitario, e non nell’aver paura di perdere una potenziale diminuzione dell’influenza politica del loro Ordine.
Siamo certi che molte di queste diatribe siano banali e superflue e che i problemi sono ben altri. Come ci hanno insegnato gli infermieri, tutto parte dalle piccole cose: “Abuso di professione costante, demansionamento a cui è sottoposto costantemente l’oss, il non riconoscimento sociale, la mancata formazione ferma al 2001, la necessità di una figura intermedia tra l’oss e l’infermiere, il basso salario, lo sfruttamento”.
L’assistente per la salute aiuta questa professione ad evolvere rafforzando le competenze nella collaborazione interprofessionale, una figura proiettata in un’equipe assistenziale nelle cure e bisogni del cittadino fragile, che dovranno essere riconosciute, anche attraverso indicatori per la qualità sull’assistenza. La proposta dell’assistente socio-sanitario presentata dal PD elaborata su principi tra Fnopi, Migep e forze politiche, porta l’oss a un cambiamento uniformando la formazione, sia in termini di contenuti teorici e pratici nell’ambito del sistema sociosanitario nazionale (pubblico e privato).
Se oggi l’oss svolge delle attività con abuso di professione consentita da tanti fattori (“carenza di personale – disposizioni degli stessi infermieri”) è perché gli è data regolare abilitazione, vedi la Regione Veneto e la Regione Lombardia (super oss), Emilia Romagna, Toscana. Oggi non possono gli infermieri accusare l’oss di rubare le loro competenze, e chiedere all’oss di attenersi allo svolgimento delle proprie attività, quando è consentito dalle disposizioni di molti Opi regionali, da molti infermieri, da molte strutture Rsa o aziende ospedaliere a svolgere determinate competenze infermieristiche.
L’assistente per la salute non crea confusione nei rapporti tra professionisti sanitari, come afferma il presidente di Opi La Spezia. E’ una figura che esiste in altri Stati europei e collaborano con l’infermiere nel rispetto del proprio ruolo. In forza di questo principio si sta cercando di legalizzare le competenze che sono state attribuite all’oss, di compensare la mancanza di una figura intermedia, stesso principio che sta ponendo la presidente della Fnopi con “Nurse Assistant”. Sappiamo benissimo che le due professioni sono fra loro profondamente differenti essendo disciplinate da diversi decreti che delineano l’ambito delle loro attività.
Gli operatori socio-sanitari, oggi più che mai, sono fondamentali per comunità più sane, società reattive. Ora è il momento per i politici di compiere passi decisivi per costruire e ottimizzare una forza lavoro dell’oss duratura, forte e sostenibile per intraprendere, creare e sostenere sistemi sanitari sicuri, accessibili e reattivi e spostare gli oss da essere invisibili a inestimabili e preziosa figura assistenziale, attraverso una valorizzazione di formazione, studio, con evoluzione nel campo assistenziale anche verso una evoluzione di una nuova figura.
La federazione Migep Oss a livello nazionale si sta sforzando di sviluppare programmi di studio e formazione (certificazione delle competenze) per gli oss per tenere il passo con le conoscenze e le competenze sempre più sofisticate che gli infermieri professionisti delegano costantemente all’oss. Tuttavia ci rendiamo conto che la teoria infermieristica sta perdendo il proprio posto come fondamento formativo nei curriculum degli infermieri, rischiando di perdere la stessa identità che costituisce la base e la rilevanza per la pratica infermieristica nell’assistenza.
La perdita dell’infermiere nell’infermiere professionista disancora la pratica dell’infermiere dalle sue basi teoriche e scientifiche, perdendo attributi specifici della disciplina che portano a livelli più elevati di soddisfazione della persona in assistenza e migliori risultati, perdendo il contatto etico e sociale con la società.
Anche noi speriamo che il basso livello di formazione dell’oss, grazie alle Regioni, insieme al collegio Ipasvi, oggi Ordine, abbia dettato per questa figura, sia la base per il risveglio della politica e che si prenda l’impegno di sedersi intorno a un tavolo per il bene della società nel rivedere la formazione e le competenze attraverso istituti sociosanitari, perché occorre orgoglio e coraggio nel riconoscere il ruolo dell’operatore socio-sanitario e della nuova figura.
Prima di parlare d’integrazione tra professionisti sanitari, ciascuno dovrebbe sviluppare le capacità di approcciare con una visione integrata e non attraverso l’ego professionale. La mente è conosciuta, sia nelle sue profondità, sia nelle sue altezze, nessun processo interno ne è escluso. Riflessioni che dovrebbero indurre le professioni a darsi risposte circa il loro posizionamento per i seguenti paradigmi, per il loro esercizio professionale rendendoli operativi.
Non bastano i principi astratti, non bastano le buone intenzioni. La professionalità è fatta di comportamenti concreti, educazione, rispetto, prendendosi le proprie responsabilità circa il declino della professione infermieristica, dove i vari presidenti Opi esaltano il loro corporativismo sostenendo con esaltazione questa formula. Come mai le competenze per gli oss sono triplicate? Come si vuole risolvere la carenza di personale? Come si vuole riempire il vuoto formativo assistenziale creato dalla legge 42/99? Due anni di emergenza sanitaria, tutti coinvolti, uniti e coesi nella difficoltà, ma, non dovevamo diventare tutti migliori? E più umani?
Redazione OssNews24
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