In qualità di Coordinatore Nazionale della Federazione delle professioni sanitarie e socio sanitarie Migep ho appreso dai mezzi di stampa che dal 2024 sarà istituita una nuova figura denominata “assistente materna”.
Riconosciamo il bisogno di rafforzare il sistema delle neo famiglie e della presa in carico, dei servizi territoriali, sia sanitari sia sociali, delle mamme dopo il post partum. Riteniamo che tale azione fortemente voluta dal Governo volta a rendere maggiormente sinergica la rete di supporto alle neo mamme e al neonato nei primi 6 mesi di vita, monitorandolo attraverso delle risorse economiche sulla formazione della nuova figura e in prevenzione al contrasto del vuoto assistenziale, porterà a una sovrapposizione delle competenze con le altre professioni creando disagio e confusione.
Un corso che mette seri dubbi sulla formazione di questa nuova figura e nell’organizzazione verso le madri, oltre ai contenuti del progetto stesso. La nuova figura fa pensare o potrebbe essere intravista come la badante delle neomamme mettendo a rischio le stesse mamme i neonato e il papà. Si creerà un business da parte di molte associazioni che istituiranno il telefono “S.o.S neomamma”. Sarà una corsa delle agenzie interinali, senza contare gli enti formativi; un sistema la cui gestione non troverà soluzioni per la complessità e burocratizzazione che va nella direzione opposta della semplificazione che tutti si auguravano, senza controllo di chi dovrà sopraintendere al lavoro e ai diritti e alle responsabilità di questa nuova figura.
E assurdo ed ingiustificabile che a tutt’oggi le puericultrici competenti non siano esplicitamente riconosciute anche sotto un’altra veste a garantire una presenza capillare; figura che, anzi, andrebbe potenziata e reintrodotta negli organici delle Aziende Sanitarie e utilizzata sia nei nidi ospedalieri ma anche a domicilio della puerpera per aiutarla nelle prime settimane o mesi nella cura del bambino, come avviene in molti Paesi europei. Coadiuvare ed assistere la madre nell’allevamento del bambino non è un atto sanitario ma un atto di promozione della salute che può essere svolto dalla puericultrice, riducendo il numero di casi di disagio vissuto dopo il parto e che può nella solitudine avere conseguenze gravi. Bisogna portare la puericultrice fuori dall’arte sanitaria ausiliaria e inserirla nell’area socio sanitaria.
Il contratto nazionale del personale comparto sanità del SS, ha sbagliato nella decisione che questo profilo sia posto ad esaurimento, non considerando innanzitutto che i neonati al nido ospedaliero sono normalmente sani e la puericultrice è formata per assistere un bambino sano e la sua mamma nel delicato passaggio da ospedale a casa, ma è ulteriormente sbagliato perché se stiamo assistendo ad una carenza dimostrata di oltre 100.000 infermieri e di 20 mila ostetriche, di conseguenza qualsiasi utilizzo improprio della professione infermieristica è un errore. In particolare, all’interno dei nidi ospedalieri è uno spreco di risorse e una sottovalutazione della specifica politica di sviluppo della natalità .
Pensiamo che estinguere, dismettere la figura della puericultrice che può veramente operare in un regime di demedicalizzazione dell’evento natalità (poiché parliamo di bimbi che nascono sani ovviamente) e che si dedica esclusivamente a monitorare le condizioni in cui s’instaura la relazione madre figlio, sia un brutto segnale in controtendenza con quanto avviene in Europa.
Va ricordato, infine, che nelle aree di disagio importanti laddove nascono ancora un numero maggiore di bambini, l’unico soggetto riconosciuto deputato alla cura dei neonati è il Pediatra di libera scelta, cui peraltro non è un obbligo per la famiglia iscrivere il proprio figlio, pertanto ci troviamo di fronte a un numero incredibile di bambini e di mamme ma anche papà completamente soli ad affrontare tutte le difficoltà connesse con una maternità.
La politica deve velocemente attrezzarsi per affrontare questa nuova sfida, riempiendo il più possibile i vuoti lasciati dalla scomparsa della funzione della famiglia allargata. Non solo con un numero maggiore di asili nido e scuole dell’infanzia ma anche mettendo in campo una politica attiva di valorizzazione della puericultrice anche sotto un’altra veste e di protezione nei confronti delle neomamme anziché punitiva e spesso estremamente penalizzante sul piano lavorativo e personale.
Mantenere e non eliminare figure come la puericultrice che assicurino sostegno e vicinanza nei mesi prima e dopo l’evento natalità, non può che concorrere ad introdurre un’idea di famiglia condivisa dalla comunità tutta, legittimando e mettendo a sistema un rinnovato interesse per la sana crescita della nostra popolazione. Mantenere e rafforzare la formazione della puericultrice con aggiornamento continuo, con una formazione diversa, anziché proporre una figura meno qualificata nel delicato sostegno della genitorialità.
Chiediamo pertanto di sospendere l’attivazione della nuova figura di assistente materna e destinare piuttosto i fondi adibiti a tale progetto ai neo genitori per garantire loro una giusta assistenza gratuita. Le puericultrici sono pronte e disponibili da subito a un confronto.
Redazione OssNews24
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