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Case di riposo o case di stress?

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Matteo Lucio Maiolo, tra i fondatori dell’associazione “Angeli Chiamati Oss” che denuncia le gravi condizioni di lavoro degli operatori sanitari presso alcune case di riposo, RSA.

Dopo l’operazione condotta dalle Fiamme Gialle di Udine (VEDI articolo) che ha portato allo scoperto un complesso sistema di frode con l’arresto del fondatore di Sereni Orizzonti, ritorna con grande enfasi mediatica questo tema.

L’accusa di truffa aggravata in materia di spesa socio-sanitaria ai danni dei bilanci di sei Regioni: Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia. Il sistema di frode ai danni delle Regioni era complesso. Le strutture operative della società, per massimizzare i profitti d’impresa, comprimevano al massimo il costo del personale di servizio impiegato ed erogavano prestazioni diverse per quantità e qualità rispetto agli standard contrattualmente previsti, determinando una minore assistenza ad anziani e minori, anche a rischio di pregiudicarne il benessere e la salute. A tale scopo erano rendicontate anche maggiori ore di assistenza socio-sanitaria, comprese quelle effettuate da personale privo delle necessarie qualifiche e, di fatto, impiegate solo nei servizi di pulizia e di cucina. La documentazione attestante le presenze giornaliere degli operatori assistenziali e le ore di lavoro da loro realmente prestate era sistematicamente distrutta.

Di seguito le riflessioni di Matteo:

“Sono convinto che molte cose non funzionino, NON È AMMISSIBILE che in delle strutture chiamate case di “riposo” gli anziani debbano essere trattati come degli oggetti, nel senso che i tempi per le alzate debbano essere strettissimi e svolgere il lavoro nel più breve tempo possibile e in maniera approssimativa. Tutto ciò NON È TOLLERABILE, il rapporto di operatori utenti, per esempio, in una Rsa per legge è di 1 per 8 ospiti non autosufficienti o per frazioni superiori a 5 considerando inoltre che il più delle volte il rapporto sale a 1 a 20 (nella fascia notturna). Colleghi immagino che anche voi abbiate fatto le mie stesse considerazioni e non sto dicendo nulla di nuovo“, continua Matteo.

Ma tutto questo va rivisto, denunciato, non dobbiamo accettare queste condizioni disumane, per noi e principalmente gli ospiti, visto che sono lì per essere assistiti e non sballottati. Considerando inoltre che le paghe sono misere il più delle volte, dato che gli operatori spesso o quasi sempre sono soggetti a turni anche di notte. Capisco anche quei colleghi che soffrono di Burnout perché si ritrovano esauriti prima del tempo e le istituzioni se ne fregano. Dobbiamo avere il coraggio di fare sentire la nostra voce, perché abbiamo un ruolo fondamentale nella società e dobbiamo essere rispettati, perché mancando di rispetto a noi si manca di conseguenza rispetto agli ospiti”, conclude Matteo.

Redazione Nurse Times

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