Firenze, 2 aprile 2021 – Cade il vincolo di esclusività per gli infermieri, ma solo per la campagna vaccinale. Il Decreto Sostegni, approvato lo scorso 22 marzo prevede infatti la sospensione del vincolo di esclusività per gli infermieri dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale che aderiscono all’attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 al di fuori dell’orario di servizio. La decisione muove dalla volontà di accelerare la campagna nazionale di vaccinazione. Ma cosa significa questa decisione per gli infermieri? Ne abbiamo parlato con Maddalena Troja, consigliera dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze-Pistoia.
«La pandemia mondiale dovuta al Covid-19 ha fatto emergere la costante carenza di infermieri, costringendo involontariamente lo Stato Italiano a decidere se, come, quando e per quanto allargare il vincolo di esclusività di circa 250.000 infermieri dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Il dipendente pubblico ha infatti il “dovere di esclusività” che gli impone di dedicare tutte le energie lavorative al proprio datore di lavoro: lo Stato. Ormai è stata evidenziata da tempo sia la carenza di infermieri dal punto di vista numerico, ne mancano 55.000 in Italia, sia l’effetto che questa produce a cascata sull’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale».
«Attualmente il vincolo che impedisce al professionista sanitario di erogare servizi essenziali di libera scelta alla cittadinanza è valido solo per il personale del comparto. La stessa cosa non avviene per la dirigenza che, nonostante le stesse norme, ha la possibilità di scegliere se accedere ad un’esclusività lavorativa presso l’azienda o svolgere fuori dall’orario di lavoro la libera professione. Si è creata quindi da anni una disparità di trattamento tra dipendenti della stessa azienda. Per contrastare il principio di esclusività, a novembre 2020 è nato il comitato nazionale “Stop esclusività per le professioni sanitarie” che punta a rimuovere questo vincolo per tutti i professionisti laureati nella 43/2006 dipendenti del SSN e tutelare così i diritti di professionisti e cittadini».
«Sì. In primo luogo, come suggerito dalla Fnopi, allargare le maglie significherebbe immettere sul territorio 90.000 infermieri vaccinatori pronti a essere inseriti negli hub vaccinali di tutta Italia, accelerando così in maniera sostanziale la copertura della popolazione vaccinata. Ovviamente definendo la modalità oltre che la remunerazione per i professionisti. A cascata, e quindi una volta terminata la pandemia Covid 19, si aprirebbe la strada per tutti i professionisti sanitari del comparto alla libera professione. Una rivoluzione legislativa e organizzativa sia per le aziende che per la cittadinanza».
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