In prima linea nell’emergenza coronavirus ci siamo anche noi, operatori sanitari della sanità privata e delle strutture socio sanitarie ex art. 26 RSA, RA, CSSA. Nella nostra regione Abruzzo ci sono numerose strutture, grandi o piccole impegnate a prendersi cura dei pazienti fragili; con pluripatologie e riduzione delle funzionalità motorie, etc. E ora in questa fase emergenziale anche noi contiamo i contagi: ad oggi, dall’inizio della seconda ondata se ne contano più di 100.
A raccontare degli “angeli dell’assistenza” è Daniele Leone, Infermiere coordinatore. “Sono in sanità da tantissimi anni, da quando ero un ragazzo; prima a Roma oggi in Abruzzo – racconta – Prendersi cura dei malati, prestare la propria professione è da sempre la mia passione è parte della mia famiglia. In sanità ho conosciuto i miei più cari amici. Ci sono lavori che diventano il tuo essere quotidiano, senza non saresti più la stessa persona. In questa professione, la divisa da infermiere la togli solo materialmente quando smonti dal tuo turno di lavoro e torni a casa; ma rimani professionista della sanità, 24 ore su 24. Siamo abituati a turni pesanti, a lavorare le festività a rinunciare alle ferie; siamo abituati a gestire le criticità, le emergenze, a portare avanti le attività ordinarie. Effettuiamo scelte dettate dalle conoscenze, dai saperi e dalle competenze, lavoriamo in questa fase sotto stress. Così è il nostro lavoro.
Sapendo che non erano stati predisposti i piani pandemici, che i nostri ospedali e le nostre strutture hanno subito tagli di posti letto; che i posti di rianimazione sono pochi, etc. nonostante tutto ciò mi sento un eroe, ci sentiamo eroi perché abbiamo affrontato all’inizio l’emergenza a mani nude.
Indossiamo le mascherine per ore e ore, solo gli occhi hanno un ruolo importante nella comunicazione verso i pazienti. Niente è più come prima e non nascondo che in questa fase manca la serenità. Ma credetemi io sono molto orgoglioso dei colleghi e amici che in questo momento di criticità non si sono risparmiati; anzi hanno triplicato i loro sforzi dando tutto per assistere e curare al meglio i pazienti.
Nessuno si è risparmiato, penso al nostro RLS Venanzio che ha dedicato parte del suo tempo libero, soprattutto nella prima fase a predisporre con l’amministrazione protocolli sulla sicurezza; assicurare i DPI e soprattutto a fare rispettare i protocolli. Penso ai colleghi Antonio e Nando che in questa emergenza oltre a lavorare nei reparti e servizi hanno dedicato parte del loro tempo libero a promuovere protocolli, documenti da discutere con l’azienda; e da inviare alla ASL e all’assessore alla sanità.
Tutti abbiamo continuato a lavorare, a dedicare parte del nostro tempo libero nel discutere con la controparte per garantire che il lavoro dei nostri colleghi venga svolto in sicurezza.
Normalmente i pazienti si tranquillizzano quando ci vedono, coperti con la mascherina, occhiali, schermi protettivi, copricapo e camici che a stento lasciano intravedere gli occhi. Avverti come le cose sono cambiate. Le nostre voci escono distorte ed ovattate, e quasi, ci sentiamo degli alieni. Tutto questo non aiuta. Gli sguardi dei parenti che incontriamo quando andiamo a ritirare la biancheria pulita, vestiti da alieni è carico di paura.
Poi terminato il nostro turno di lavoro ritorniamo in famiglia. Non nego che ogni giorno ci portiamo a casa paura e tensione. Sappiamo che usando tutte le precauzioni e i DPI siamo protetti, ma comunque dentro ti senti angosciato. Anche perché a casa hai i figli, i genitori anziani che magari hanno problemi di salute e; anche se riduci i contatti al minimo, ti senti quasi in colpa per il lavoro che fai, perché hai paura di poter portare dentro di te l’infezione.
E dunque capisco lo stato d’animo dei medici di 118 che lavorano in convenzione che pochi giorni fa hanno esternato il loro rammarico per non aver ricevuto neanche loro un euro di Bonus Covid.
Questo ci rattrista perché siamo in tanti a non aver ricevuto il premio: penso a oss, infermieri e altri operatori che lavorano con le cooperative e con le agenzie all’interno degli ospedali, le addette alle pulizie che in questa fase puliscono e sanificano le strutture sanitarie. A tutti va la nostra solidarietà. E concludo: siamo alla metà di novembre, giorni questi dove le vetrine e le città si iniziano a vestire di luci e addobbi per ricordarci la vicinanza al Santo Natale.
La solidarietà che ci stiamo offrendo tra colleghi e gli attestati di stima e la vicinanza, dei nostri pazienti e familiari certo ci ripagano di tutti i nostri sforzi e sacrifici e non sarà la mancata corresponsione del Bonus Covid 19 a rovinare tutto, al contrario, il calore che stiamo ricevendo dalla gente ci rende forti e ci aiuta ad andare avanti. Ma quando sarà, ci ricorderemo dei consiglieri regionali di maggioranza eletti nel nostro territorio del Vastese.
Daniele Leone Coordinatore Regionale CGIL FP Sanità privata Abruzzo Molise
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