Gli infermieri indottrinati dalle università e da molti rappresentanti appartenenti a collegi Ipasvi giustificano situazioni aberranti autoconvincendosi che cambiare pannoloni ogni giorno sia fondamentale per valutare lo stato cutaneo dei pazienti e che rispondere ai campanelli sia il principale intervento per salvare le loro vite.
Le scuse utilizzate da colleghi, coordinatori e docenti universitari sono davvero le più fantasiose, ma in questo oceano di scemenze, approfittando della totale mancanza di coesione degli infermieri, un’altra categoria professionale ha deciso di cogliere la palla al balzo.
Gli operatori socio sanitari vogliono evolvere. Dopo oltre 15 anni dalla nascita di questa figura di supporto gli oss richiedono un nuovo profilo professionale.
“Un nuovo Profilo Professionale per l’operatore socio sanitario italiano che comprenda anche alcune mansioni previste per l’osss e dunque contestuale abrogazione della figura dell’operatore socio sanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria.“
Viene richiesta anche l’istituzione di un tavolo permanente con il ministero e la conferenza Stato-Regioni, con i sindacati di categoria e le associazioni che in questi anni si sono occupate degli oss, per aprire un ragionamento, il più ampio possibile, per arrivare al rinnovo del profilo professionale.
L’hashtag #nuovoprofilooss è stato realizzato per diffondere questo ideale. Gli operatori socio sanitari analizzano la situazione nel seguente modo:
“Il profilo professionale dell’operatore socio sanitario che risale al 2001 risente il peso degli anni. Provate a pensare ad un’automobile del 2001, quelle ancora circolanti vengono considerate vecchie, inquinanti, da sostituire. Chi tra voi terrebbe volentieri in tasca un cellulare del 2001? E come si fa a pensare che il profilo professionale dell’operatore socio sanitario, vecchio di quasi vent’anni, possa andar bene al giorno d’oggi?!”
È lecito pensare che la stragrande maggioranza degli apparecchi medicali sia di semplice uso venendo spesso utilizzati (bene o male) anche dai pazienti stessi o dalle badanti pertanto cosa potrebbe e cosa potrebbe non utilizzare l’oss?
Nel secondo punto invece si analizza il confine labile tra il supportare il paziente nell’assunzione della terapia e il somministrargliela. È cosa nota che in molte strutture sanitarie soprattutto private le amministrazioni giochino sull’interpretazione di questa dicitura permettendo agli OSS di somministrare farmaci su prescrizione medica, proprio come se fossero dei veri e propri infermieri.
Viene contestata anche l’eccessiva elasticità del profilo professionale che, da una parte ha consentito a questa figura di poter essere inserita in ogni realtà ospedaliera e residenziale.
“L’oss non è ne carne ne pesce. Può fare o non può fare in funzione della prassi consolidata in quel luogo di lavoro. Pochi sono infatti i riferimenti certi spendibili nella quotidianità.”
Così si conclude la riflessione della redazione di operatoresociosanitario.net.
Gli operatori socio sanitari, formati per essere una figura di supporto ora richiedono di evolvere per un motivo che non è dato sapere. L’assoluto assenteismo degli organismi che dovrebbero tutelare gli infermieri potrebbero aver creato nuovi spazi di azione che altre figure potrebbero utilizzare?
Fonti: operatoresociosanitario.net
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Ma quando mai!!! Io e gli infermieri dell'ospedale in cui lavoriamo, al centro di Milano, ci lamentiamo del demansionamento .
Allora noi infermieri siamo il male di noi stessi?