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Giornata Mondiale Overdose: Villa Maraini in prima linea, salvate oltre 3.000 vite

L’intuizione pionieristica di Massimo Barra compie 40 anni.


Villa Maraini, centro antidroga ed agenzia nazionale della Croce Rossa Italiana sulle dipendenze patologiche; aderisce anche quest’anno alla giornata mondiale del contrasto all’overdose del 31 Agosto, promossa dal Penington Institute in Australia. E lo fa celebrando l’intuizione datata maggio 1980 in cui Massimo Barra lanciò per la prima volta al mondo l’idea di effettuare interventi di primo soccorso con il farmaco Naloxone (farmaco antagonista degli oppiacei) da parte di personale non medico.


L’idea fu discussa a Klingenthal-Strasburgo in Francia, nel corso della prima riunione internazionale del gruppo di esperti sulle tossicomanie della Croce Rossa.

In quell’occasione ho proposto di utilizzare il Naloxone nell’ambito dei servizi di pronto soccorso gestiti dalla Croce Rossa; sia da parte del personale sanitario che dal personale volontario quindi non medico; questo per aumentare la possibilità di salvare vite in caso di overdose”. – Spiega Massimo Barra Fondatore di Villa Maraini -.

 Venne predisposta così la prima raccomandazione del Movimento di Croce e Mezzaluna Rossa; per far fronte al fenomeno dilagante della droga e delle relative overdose in tutto il mondo. – Come si legge nell’estratto originale del verbale dattiloscritto -.

 “Siamo orgogliosi di essere stati i primi al mondo a vederci chiaro, proponendo una soluzione concreta che oggi sta diventando una prassi; soprattutto nei paesi più colpiti dai consumi di massa delle nuove droghe sintetiche come il Fentanyl negli Stati Uniti” – spiega Massimo Barra -. “Il  Naloxone rappresenta forse l’unica molecola della farmacopea priva di controindicazioni; valeva la pena già all’epoca attrezzare le ambulanze e automediche con questo farmaco salvavita”.


Nonostante la mancanza di effetti collaterali del farmaco – venduto in farmacia senza ricetta medica -; il vero ostacolo è sempre rappresentato dal suo utilizzo tramite iniezione intramuscolo o endovena, che richiede la presenza del personale medico. Questo vincolo legale ha rallentato in maniera significativa la possibilità di espansione e utilizzo di questo buona pratica anche nel mondo della Croce Rossa; da parte dei soccorritori volontari nelle ambulanze. 


Non potevamo restare inermi, sentivamo il bisogno di intervenire; così abbiamo cominciato negli anni ’90 a fare interventi in strada con personale non medico; soprattutto ex tossicomani, appellandoci allo stato di necessità che ci ha consentito di salvare fino ad oggi oltre 3mila vite; che senza il nostro intervento non sarebbero arrivate vive al Pronto Soccorso” conclude Barra.

Redazione InfoNurse

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