Regionali

Coronavirus, Fials Milano chiede la chiusura e la sanificazione dei reparti con pazienti positivi nel P.O. CTO

Di seguito la lettera firmata dal dottor Mauro Nobile e inviata ai vertici dell’Asst G. Pini – CTO.

L’O.S. FIALS, vista la diffusione ormai fuori controllo del coronavirus, avvenuta in questi ultimi giorni all’interno del P.O. CTO, ritiene doveroso ed inevitabile che questa ASST provveda immediatamente allo smistamento di tutti i pazienti COVID-19 positivi presenti all’interno dei vari reparti, ormai largamente contaminati, attraverso l’intervento della Centrale Unica Regionale, così da consentire la chiusura e la sanificazione di tutti i luoghi infetti.

Tale indicazione, trova fondamento nella necessità di dover contenere la
propagazione del virus, che fra l’altro ha già comportato la decimazione del
personale Infermieristico, OSS e Medico operante in servizio e già ampiamente allo stremo delle forze che, certamente, non può reggere, ulteriormente, ritmi così incessanti. A tal proposito, preme rammentare come l’ASST G. Pini-CTO sia un ente ospedaliero mono-specialistico Ortopedico-Traumatologico che ovviamente, vista la sua peculiare specialità, non detiene né le apparecchiature e il personale medico internistico ed infettivologo indicati né i luoghi previsti per essere in
grado, rispettivamente, di gestire ed allocare questa tipologia di assistiti acuti ed instabili con affezione esclusivamente di natura respiratoria.

In particolare, secondo anche quanto dichiarato dal Direttore Generale nell’apposita circolare aziendale del 24 Marzo 2020, essendo, l’ASST G. Pini-CTO, un HUB di riferimento della rete ortopedica, come stabilito dalla Regione Lombardia, con la finalità di accogliere pazienti di Ortopedia e Traumatologia provenienti da altre strutture ospedaliere, è ritenuto, fortemente, indicato ed opportuno evitare l’assurda commistione con pazienti COVID-19 positivi. Inoltre il personale sanitario sta manifestando forte preoccupazione soprattutto nei reparti, in cui sono ricoverati assistiti caratterizzati da svariate comorbilità e da un’età media assai elevata che li inquadra come la categoria della popolazione in assoluto più a rischio nel contagio da COVID-19.

Addirittura viene segnalato come nel Reparto di Riabilitazione Cardiologica, la gran parte dei pazienti ricoverati risultata già positiva al coronavirus mentre nell’area dei Medullolesi, ad oggi, pare non siano stati riscontrati casi di contagio, ma pare evidente che la situazione sia già ampiamente degenerata, motivo per cui i provvedimenti da intraprendere, circa l’indispensabile chiusura e successiva sanificazione delle aree contaminane, devono essere repentini e risolutivi a tutela della salute di questi pazienti e degli operatori sanitari, senza i quali non può essere garantita un’assistenza appropriata e di qualità.

Nonostante ciò, riguardo l’approvvigionamento dei DPI indicati, continuiamo a riscontrare da parte del personale sanitario e tecnico-sanitario la quasi assoluta indisponibilità delle mascherine con filtro FFP2 o FFP3, oltre la tangibile carenza di mascherine chirurgiche, di sovra-camici a maniche lunghe idrorepellenti e di antisettici a base idroalcolica che fotografa una situazione alquanto aberrante, comprovata dal fatto che il personale non viene opportunamente tutelato bensì lasciato costretto ad agire a contatto con i pazienti ben al di sotto degli standard di sicurezza previsti e richiesti.

Tutto questo palesa, da parte della Direzione Sanitaria, la violazione dell’art. 452 del Codice Penale (“Delitti colposi contro la Salute Pubblica”), reato che prevede, in misure variabili, la reclusione, per cui è giunta l’ora di mostrare la dovuta attenzione nei riguardi del personale, senza il quale l’Azienda deve chiudere inesorabilmente tutte le attività assistenziali a danno dei cittadini costretti a pagare dazio a carissimo prezzo.

Dunque il forte auspicio, già chiesto formalmente e a gran voce svariati giorni fa, è che questa Direzione Sanitaria si decida veramente ad eseguire i tamponi a tutti coloro venuti a stretto contatto con pazienti COVID-19 sospetti o positivi, attuando la metodica della Sorveglianza Sanitaria MASSIVA, così da tracciare i contatti dei positivi (più o meno stretti) e quindi isolare tutti i contagiati, anche se asintomatici, come suggerito dallo stesso Andrea Crisanti, docente di Microbiologia e virologia e direttore dell’Unità complessa diagnostica di microbiologia della Asl di Padova, il quale ha gestito con successo il caso Vo’, ritenendo fondamentale un’azione aggressiva per limitare la circolazione del virus, soprattutto in situazioni come quella della Lombardia, in cui c’è molto sommerso che bisogna fare emergere per trovare ed isolare tutti i positivi ed i relativi contatti, diretti e indiretti a prescindere dai costi da sostenere.

La FIALS ritiene fondamentale tutelare la salute psico-fisica dei lavoratori
operanti nei vari reparti/servizi, senza i quali il sistema andrebbe al collasso, con nefaste conseguenze che si andrebbero a ripercuotere
inevitabilmente sull’intero modello organizzativo sanitario e quindi sui cittadini, ma soprattutto tiene a ribadire una volta per tutte che, emergenza o no, sta un limite invalicabile oltre il quale non si può e non si deve andare, altrimenti il triste epilogo di questa Azienda sarà inevitabilmente l’auto-distruzione.

In ultimo, si chiede di fornire riscontro entro il termine perentorio di 3 giorni dal ricevimento della presente, diversamente daremo mandato al Nostro Studio Legale, che legge per conoscenza, di denunciare la situazione agli organi competenti.

Redazione InfoNurse

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