Catanzaro – Avrebbe svolto contemporaneamente tre lavori, incompatibili tra loro, e per cercare di tenerseli stretti tutti, avrebbe utilizzato una strategia ben precisa: certificati medici falsi redatti da un camice bianco inconsapevole di tutto e badge timbrato ad arte per attestare la sua presenza fantasma.
Con le accuse di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, truffa, abuso di ufficio, il gup del Tribunale di Catanzaro ha rinviato a giudizio l’oss Caterina Scicchitano, 44 anni di Davoli, dipendente del Policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, ora Azienda Dulbecco, come richiesto dal sostituto procuratore Domenico Assumma. Il processo inizierà il prossimo 24 novembre.
Circostanze mendaci, secondo gli inquirenti, in quanto la donna era titolare di altri rapporti di lavoro con altri enti, di cui uno pubblico, l’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro, per la quale avrebbe svolto mansioni di operatrice socio-sanitaria, con un rapporto diventato a tempo pieno, e l’altro privato, con un istituto scolastico di Soverato, con contratti a tempo determinato rinnovati annualmente, già a partire dall’anno 2017. Con l’aggravante di aver commesso il fatto violando i doveri di lealtà e probità inerenti il pubblico servizio svolto.
L’oss avrebbe truffato l’istituto scolastico pubblico, inducendolo in errore sull’assenza di condizioni di incompatibilità nello svolgimento del servizio di docente, “procurandosi un ingiusto profitto, rappresentato dalla stipula indebita del contratto di pubblico impiego a tempo parziale per otto ore settimanali con pari danno per l’ente, rappresentato anche dai costi relativi alla invalida procedura di assunzione e ingresso in servizio della docente, già occupata a tempo pieno come operatrice socio-sanitaria all’Aou Mater Domini di Catanzaro”.
L’azienda ospedaliera sarebbe stata così indotta in errore per quanto riguarda rispettivamente alla propria presenza in servizio o al proprio stato di malattia, laddove invece si sarebbe trattato, secondo la Procura, di essenze strategiche, “mirate allo svolgimento di ulteriori due rapporti lavorativi contestuali e quindi temporalmente incompatibili con quello già in essere nell’ente ospedaliero”.
Si sarebbe assicurata un ingiusto profitto di 2.321,46 euro complessivi, corrispondenti alla retribuzione corrisposta a fronte di 162 ore di indebita assenza maturata in 28 episodi, con danno patrimoniale e non patrimoniale per l’ente pubblico. E avrebbe commesso anche un abuso di ufficio, perché in qualità di operatrice socio sanitaria in servizio all’Aou Mater Domini di Catanzaro, e quindi incaricata di pubblico servizio.
Violata, dunque, la specifica regola che impone al pubblico dipendente di adempiere al contratto di lavoro e di svolgere le mansioni lavorative, “intenzionalmente si sarebbe procurata un ingiusto vantaggio patrimoniale, pari all’ammontare della retribuzione, dei contributi previdenziali e assicurativi indebitamente corrispostigli dall’Azienda ospedaliera di Catanzaro e che ammonta a 3.402,46 per un totale di 40 giorni lavorativi pari a 239 ore”.
Redazione OssNews24
Fonte: Calabria7
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