Veneto, pasticcio oss: Tar dà ragione a Fnopi ed Enpapi. Lanzarin non ci sta: “Ricorreremo al Consiglio di Stato”

L’assessore regionale alla Sanità non ha preso bene la sospensiva della delibera sulla formazione degli operatori socio-sanitari: “Non è una buona notizia”.

Come da noi rivelato ieri, il Tar del Veneto ha accolto la richiesta di sospensiva della delibera della Giunta regionale che apre alla possibilità di utilizzare gli operatori socio-sanitari (oss) per eseguire attività di assistenza clinica del paziente appartenenti alla competenza esclusiva di medici e infermieri. A impugnarla era stata la Federazione nazionale degli Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) insieme all’Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica (Enpapi).

“La carenza di personale qualificato nelle Rsa è un problema vero – commenta in una nota il consigliere regionale Anna Maria Bigon, vicepresidente della Commissione Sanità -, ma va affrontato senza fantasiose fughe in avanti, che non risolvono niente. Ci vorrà ancora qualche mese per conoscere nel merito le ragioni, ma evidentemente i dubbi avanzati dai ricorrenti erano fondati. Avevamo chiesto di sospendere questo provvedimento e di ascoltarli in quinta Commissione, ma inutilmente. Oss e infermieri sono due figure distinte e complementari, e tali devono restare. Dobbiamo garantire un’adeguata assistenza agli ospiti delle Rsa, persone fragili, evitando che possano ricevere prestazioni infermieristiche in maniera impropria, potenzialmente pericolose per la loro salute”. 

Di tutt’altro avviso l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin (foto), delusa dal provvedimento del Tribunale amministrativo: «Il Tar ha di fatto accettato la sospensiva e ci ha bloccato. Non è una buona notizia. La situazione, infatti, è molto seria e molto problematica. A oggi le Ulss stanno prestando i loro infermieri alle case di riposo. Questo significa che anche negli ospedali le attività vengono ridotte o, comunque, non vengono esercitate come si vorrebbe. Le case di riposo continuano a rimanere in affanno e, all’orizzonte, non vediamo nuovi infermieri. Questa situazione, lo ribadisco, dipende moltissimo da una programmazione nazionale errata».

Lanzarin si riferisce al ricorso contro la delibera relativa al corso complementare per operatore socio-sanitario e operatore socio-sanitario specializzato: «Una formazione professionale che non andava certo a sostituire la figura dell’infermiere, che rimane il profilo professionale cardine, ma che invece formava una figura di supporto, che doveva essere poi coadiuvata da un infermiere, e che in questo momento, soprattutto nelle strutture ospedaliere e nelle case di riposo diventava fondamentale, se non essenziale per garantire il servizio».

E ancora: «Le ordinanze non indicano in nessun modo né le ragioni di illegittimità del provvedimento né tantomeno il danno che deriverebbe a carico degli infermieri da un mero intervento di formazione complementare, qual è quello previsto dalla delibera impugnata. Non é stato in alcun modo considerato lo stato di emergenza che in tema di personale affligge le case di riposo e che è stato fatto presente in udienza dalla Regione, anche evidenziando come alcune strutture devono per questo motivo trasferire alcuni ospiti in ospedale».

Conclude l’assessore: «Per questa emergenza la Regione ha insistito per l’avvio della formazione, facendo presente che in ogni momento c’è spazio per un confronto con tutte le rappresentanze per arricchire il percorso e condividere le soluzioni. Questa sospensiva ci blocca finché, crediamo in dicembre, non conosceremo il merito della decisione: una situazione che rischia di mandare a monte la nostra programmazione. A questo punto non resta che rivolgersi al Consiglio di Stato».

Redazione Nurse Times

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