“Sento ancora quelle urla nella testa”. All’indomani dell’incendio che ha causato sei morti e 81 feriti nella Casa per Coniugi di Milano una delle oss che ha vissuto in prima linea la tragedia si sfoga così con chi le è più vicino.
“Lavoro qui da 14 anni e conoscevo alcuni degli ospiti che sono deceduti. Per me è come aver perso dei parenti, erano diventate persone di famiglia”, aggiunge un’altra operatrice, fuori turno e allertata alle 3:30 dalla chiamata di una collega “che piangeva disperata” e che le ha chiesto “di correre per andare a dare una mano e di contattare chiunque abitasse” nelle vicinanze della Rsa. Dice di non averci pensato nemmeno per un attimo: “Sono salita di corsa al primo piano: ci hanno chiesto di trasferire gli ospiti da un reparto all’altro per ripararli”.
Al netto delle polemiche sul numero di addetti in servizio sui tre piani della struttura e degli accertamenti investigativi sul malfunzionamento dell’impianto di rilevazione fumi e sulla corretta manutenzione di estintori e idranti, la drammatica notte dell’incendio sarà ricordata anche per l’eroismo delle persone che ogni giorno si occupano dei circa 170 ospiti della residenza per anziani, che hanno fatto di tutto per salvare più vite possibile.
Il primo allarme, stando alla ricostruzione del Giorno, è stato lanciato proprio da una delle due degenti decedute nella stanza 605, l’unica devastata dall’incendio. La donna ha chiamato il custode col cellulare dalla camera del primo piano, ma ormai era già tardi. All’1:18 sono arrivati i vigili del fuoco, in azione con 45 uomini, cinque autopompe, un’autoscala, un carro soccorso, e il nucleo specializzato Nbcr.
Poco dopo i poliziotti di cinque volanti di Upg e commissariati Mecenate e Scalo Romana sono entrati con i respiratori insieme ai pompieri per mettere in salvo tutti gli altri ospiti. In pochi minuti hanno dato vita a una vera e propria catena umana per far superare le scale con teli e lenzuola a 59 anziani in sedia a rotelle o attaccati a macchinari medici.
In strada c’era ad attenderli il personale del 118, che ha allestito un centro di coordinamento per effettuare il triage degli ospiti (identificati tramite un braccialetto) direttamente sul posto per indirizzare gli intossicati nei 15 ospedali attivati dal maxi piano per le emergenze. I pazienti in condizioni meno preoccupanti sono stati accompagnati su due autobus messi a disposizione da Atm e su un pullmino della Protezione civile per essere trasportati nei centri clinici di Milano e hinterland.
Redazione InfoNurse
Fonte: Il Giorno
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