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Fials, Bologna: Protocollo Sanitario Sorveglianza COVID per i Dipendenti

FIALS, Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità, Provincia di Bologna, Sigla Sindacale maggiormente rappresentativa a livello nazionale e firmataria del CCNL; aderente alla Confederazione Sindacale CONFSAL che conta sull’intero territorio nazionale oltre 1.000.000 di iscritti e nella sola Provincia di Bologna oltre 2.700 iscritti confermandosi il primo sindacato rappresentativo dei lavoratori della sanità provinciale; rimane stupita dinanzi alla nota della Direzione Sanitaria e la relativa trasmissione del “Protocollo Sanitario Sorveglianza COVID per i dipendenti”. 

E’ dall’inizio della pandemia, che gli Infermieri e gli Operatori Sanitari hanno intrapreso un vero e proprio viaggio fatto di dolore, paura e angoscia che li accomuna in un destino imperscrutabile.

A ragion veduta, coloro che si diceva di voler decorare per il valore dimostrato, in realtà non meritano neanche una manciata di minuti di attento ascolto da parte di questa Direzione; ad oggi nessuna risposta e’ pervenuta infatti al Sindacato in merito alle numerose richieste e missive inviatevi. 

Riceviamo in data odierna una nota della Direzione Sanitaria con oggetto “Protocollo Sanitario Sorveglianza COVID per i dipendenti” dal quale si evince chiaramente un azione discriminatoria nei confronti degli operatori sanitari; nonchè un rischioso e potenziale atteggiamento di concorso nella diffusione del virus nelle mura del nosocomio cittadino che sottoporremo agli attenti occhi della Procura della Repubblica. 

Nel dettaglio si evince come gli Operatori Sanitari sono obbligati in ospedale perché servono, perché sono pochi, perché il virus è tornato. Poi a casa isolati, in attesa, per non peggiorare ancora di più le cose, per non diffondere ancora di più quello stesso virus. È il paradosso, a cui sono sottoposti i professionisti della sanità Bolognese in particolare a Imola in base al Protocollo Aziendale per la prevenzione dei contagi da coronavirus tra gli operatori sanitari e sociosanitari.  

Viene infatti chiesto che gli operatori individuati quali “contatti asintomatici di caso” ( Medici, Infermieri, OSS che hanno avuto contatti con un positivo); non sospendono l’attività e vengono sottoposti ad un rigoroso monitoraggio attivo.

Ma poche righe dopo, lo stesso documento precisa che gli operatori durante il periodo di sorveglianza attiva; che coincide con il tempo della quarantena, sono tenuti a rispettare la quarantena nelle restanti parti della giornata, ovvero nel tempo extralavorativo”. 

In pratica: gli operatori sanitari che sono entrati in contatto con un positivo devono, comunque andare al lavoro; ma poi subito dopo devono tornare a casa e mettersi in quarantena.

“Gli Operatori Sanitari schiavi” servono a tempo pieno e sembra non importi di chi sia la colpa di questa mancata organizzazione per la lotta a una seconda ondata pandemica; fatto sta che ancora una volta è il personale sanitario a pagarne le conseguenze.

Come Fials abbiamo sempre evidenziato una carenza di risorse umane in numero di Infermieri ed OSS; d’altro canto la Direzione si è sempre riservata di tranquillizzare e smorzare i toni sostenendo e annunciando in pompa magna assunzioni su assunzioni. Ci chiediamo allora dove siano finite tutte queste assunzioni quando gli operatori sanitari denunciano quotidianamente al Sindacato gravi carenze nei reparti; spostamenti repentini da un reparto all’altro o verso il territorio, spostamenti coatti verso RSA, Case di riposo, Cra del Circondario Imolese? 

Dov’e’ la verita’? Questa nota Aziendale e’ l’ennesima conferma di cio’ che da sempre sostiene il FIALS; il personale manca è allo stremo e si vede recapitare una nota dove dapprima gli si nega il godimento di ferie ed istituti contrattuali adesso a che il diritto alla salute come un normale cittadino. 

Mentre il mondo fuori reclama la libertà, oggi al personale sanitario viene negato qualunque diritto, anche quello alla salute.

Oltre che per la propria salute, i lavoratori del Fials pensano alle conseguenze per i pazienti, sempre più numerosi, e per i colleghi, ridotti allo stremo. Ora un infermiere, un oss, un tecnico, un fisioterapista che ha avuto un contatto ravvicinato con un’altra persona risultata positiva (un figlio, il coniuge, i genitori positivi in casa) deve comunque recarsi a lavoro mettendo in pericolo pazienti e colleghi, ai tempi di una seconda ondata, risuona come l’ennesimo schiaffo in faccia a questi professionisti, dopo anni di mancata programmazione delle risorse, di tagli decennali alla sanità, di decisioni politiche miopi. Così giorno dopo giorno aumentano i casi positivi tra il personale impegnato in prima linea mentre la sanità affonda inesorabilmente, quale sarà il prossimo passo ? Obbligare il personale ad erogare assistenza da intubato? 

Agli occhi degli infermieri, tutto questo rende vano il loro impegno. La retorica degli eroi ha nascosto la noncuranza e la superficialità con il quale è stata liquidata una vicenda che ha significati ben più profondi e complessi. E’ in questo falso silenzio, che si prepara per gli infermieri e gli Operatori Sanitari un’altra chiamata al sacrificio e alle rinunce. Alla chiamata, a ben guardare bene sono rimasti gli stessi di prima.

Ma stavolta conosciamo bene quale è il prezzo; non abbiamo più la spinta morale dell’emergenza; siamo stanchi e delusi per le decisioni non prese. Per questo la capacità di risposta non sarà la stessa di qualche mese fa. Siamo maledettamente pochi, nessuno scommetti più nel nostro sacrificio. Non vogliamo rivivere le stesse condizioni o essere testimoni del fallimento nella presa in carico delle necessità dei pazienti. Sarebbe una lesione morale insostenibile che sebbene si consuma nella sfera personale, avrà inevitabilmente conseguenze sul piano collettivo e sociale. 

Infermiere Stefano De Pandis, Segretario Territoriale Circondario Imolese FIALS

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